Simone Pillon e l’infinita lista di fregnacce sul DDL Zan

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L’ennesima aggressione ai danni di una coppia gay, avvenuta a Roma in una stazione della metropolitana, ha riacceso i riflettori della politica nostrana sull’urgenza di una legge contro l’omotransfobia, già approvata alla Camera e in attesa al Senato.
Me ne sono occupato per tutto il weekend su Gay.it, con decine di dichiarazioni e l’ipocrita ‘vicinanza’ di Giorgia Meloni, acerrima nemica di quel DDL Zan che la Lega di Salvini e Pillon vuole abbattere ad ogni costo. Proprio quest’ultimo, senatore ossessionato dalla comunità LGBT, ha nelle ultime ore diffuso un elenco di fregnacce nei confronti della legge da far tremare i polsi, perché pubblicate dopo un anno di discussione, perché ampiamente smentite, smontate, eppure nuovamente reiterate. Perché questa è l’unica tattica a loro disposizione. Mentere sapendo di mentire.

Punto 1: il benaltrismo è una via d’uscita ormai morta e sepolta. In Parlamento c’è ancora chi parla di Ponte sullo Stretto. Di inutile, pericoloso e divisivo c’è la Lega, tutta.
Punto 2: ad oggi un giudice può applicare le aggravanti per futili motivi ad un’aggressione contro una persona LGBT previste nell’articolo 61 del codice penale, è ancor più vero che non è obbligato a farlo. Può, non deve, che fa tutta la differenza del mondo. Con l’approvazione del DDL Zan, invece, il giudice sarebbe obbligato a tenere conto dell’intenzione discriminatoria che ha ’ispirato’ la violenza verso una persona in quanto omosessuale. Dalla Lega fingono di non sapere, continuando ad alimentare disinformazione a buon mercato.
Punto 3: il reato di opinione NON ESISTE, come confermato persino da Famiglia Cristiana.
Punto 4: vedi punto 2.

Di liberticida non c’è niente, se non la politica di una classe dirigente vergognosamente menzognera, felice e orgogliosa di vomitare odio omotransfobico a proprio piacimento nascondendosi dietro un crocifisso.

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