Hollywood, David Corenswet in mutande nella nuova serie di Ryan Murphy

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7 puntate sulla Hollywood sessista, razzista, omofoba, ipocrita, perversa e scintillante degli anni ’40.
La Hollywood d’oro, che Ryan Murphy aveva già straordinariamente incrociato con il meraviglioso Feud.
Ma nella sua nuova serie il creatore di Glee alterna realtà e finzione a proprio piacimento, finendo come spesso capita per deragliare nel finale. Melenso, da favola d’altri tempi, surreale nel ricostruire la Storia. La Hollywood che Murphy avrebbe voluto, aperta, paritaria, capace di porre un freno ad ogni tipo di discriminazione, a tal punto da tendere la mano ad attrici cinesi e di colore, ad attori dichiaratamente omosessuali.
7 puntate Netflix che vanno giù tutte d’un fiato, perché la costosissima ricostruzione è abbagliante, esageratamente patinata, perché sono tutti affascinanti, bravi, soprattutto belli.
David Corenswet in primis, che dopo l’apparizione in The Politician vede e rilancia con un ruolo da protagonista.
E l’immancabile smutandata.

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