Sanremo 2019, il pagellone della prima serata

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Francesco Renga, con ‘Aspetto che Torni’: Ha cantato meglio, in passato. Troppe pecche. Forse troppa emozione. Pezzo senza picchi particolari. Voto: 5

Nino D’Angelo e Livio Cori, con ‘Un’altra Luce’: Coppia inspiegabile. Letteralmente. Cosa abbia cantato Nino D’Angelo non è chiaro. Forse neanche a Napoli e provincia. Il brano cresce con l’inciso, ma nel complesso è un vero azzardo. Averlo presentato in concorso. Voto: 3

Nek, con ‘Mi farò trovare Pronto’: 3 note e siamo al chiaro sequel di ‘Fatti avanti amore’. Ma quella chitarra vale da sola l’intero brano. Sa cantare, che non è cosa da poco. E ha ritmo, che dopo la nenia di Nino D’Angelo è grasso che cola. Voto: 5.5

The Zen Circus, con ‘L’amore è una Dittatura’: sono alieni all’Ariston ma son stati i migliori del lotto, tra quelli visti fino ad ora. Potenti, scenografici, con testo pressante e ritmo battente. Bravi. Voto: 7

Il Volo, con ‘Musica che resta’: tornano sul luogo del delitto e ripetono paro paro Grande Amore, rischiando il clamoroso bis. Nulla di nuovo, sono sempre loro. Paura per la standing ovation in sala. Voto: 5

Loredana Bertè, con ‘Cosa ti aspetti da me’: il Festival si fa rock grazie all’inaffondabile Loredana. Gambe in primo piano, come sempre, look sobrio, borsellino a tracolla, capello da fata Turchina e ritornello cantato a tutta gola. Interpretazione straordinaria, canzone tutt’altro che eccezionale. Ma è stato un ritorno da applausi. Voto: 7

Daniele Silvestri, con ‘Argentovivo’: barba incolta, occhiaie marcate, look discutibile e pezzo di denuncia sociale ‘parlato’ alla Signor Tenente. Poi arriva il rapper incazzato, il testo si fa ancor più impegnato e l’esibizione diventa teatro-canzone. Per l’Ariston una botta di novità. Voto: 7

Federica Carta e Shade, con ‘Senza farlo Apposta’: lui agghiacciante, lei accettabile persino con le calze mille denari del Bagaglino, ma nel complesso una coppia per puro caso capitata all’Ariston. Voto: 3

Ultimo, con ‘I Tuoi Particolari’: E’ entrato all’Ariston da Papa, e come ne uscirà? Da vincitore. Grandissima intepretazione, brano che cresce fino ad esplodere nel finale. Un trionfo. Voto: 7,5

Paola Turci, con ‘L’ultimo Ostacolo’:  Elegantissima, bellissima, vocalmente meno impeccabile del solito e con un brano da riascoltare. Perché apparentemente manca quel qualcosa di necessario, eppure il potenziale c’è. Facile immaginare una versione radio da applausi. Voto: 6.5

Motta, con ‘Dov’è L’Italia’: l’Indie a Sanremo che scuote il brutto Paese di oggi. Pezzo impegnato ma insomma, avevamo già dato nel 2018 con Moro e Meta. Musicalmente e vocalmente statica, fastidiosamente ripetitiva. E’ no. Voto: 5

Boomdabash, con ‘Per un milione’: da loro ci si aspettava la botta di vita, e invece che pochezza. Una canzonetta. Voto: 4

Patty Pravo e Briga: presentarsi all’Ariston a 70 anni con i rasta. Solo la leggenda Patty poteva osare tanto, con seno in vista e abito rosso fuoco. Al fianco l’arrogante Briga e davanti a sè un microfono con cui combattere. Tanti, troppi problemi, amalgama vocale inesistente e brano assai mediocre. Un inciampo annunciato. Voto: 4,5

Simone Cristicchi, con ‘Abbi cura di Me’: Cristicchi fa Cristicchi, e non delude.  Arrangiamento meraviglioso, voce con tutti i suoi limiti, testo bellissimo, grande interpretazione. Un gran pezzo. Voto: 8

Achille Lauro, con ‘Rolls Royce’: Il Vasco Rossi di Sanremo 2019. Finalmente qualcuno che è andato al Festival senza snaturare inutilmente la propria natura. La voce è quella che è, ma bravo! Voto: 7

Arisa, con ‘Mi sento Bene’: canzone folle e di una difficoltà mostruosa, che solo lei, con la voce che si ritrova, poteva reggere. Ritornello martellante che ti entra in testa al primo ascolto, svolta musicale coraggiosa e rischiosa. Voto: 7,5

Negrita, con ‘I ragazzi stanno bene’: sono dichiaratamente tornati all’Ariston per frenare i giovini dei talent, però boh.  L’indifferenza, tendenzialmente. Voto: 5

Ghemon, con ‘Rose Viola’: un’altra quota rap all’Ariston, per quanto mi riguarda una lagna insopportabile. Voto: 4

Einar: sarò breve. La peggior canzone di tutto il Festival. Giurassico. Voto: 1

Ex Otago: il trionfo della banalità. Voto: 4.5

Anna Tatangelo: mai un guizzo, una botta di originalità all’Arisa. La Tatangelo torna all’Ariston per rifare la Tatangelo, ma con un pezzo che è davvero poca cosa. Voto: 5

Irama: testo difficile che non è nelle sue corde, a salvarlo il coro gospel. Ma quello non compete. Voto: 4.5

Enrico Nigiotti: intenso e sorprendentemente bravo, per quanto tanto tanto tradizionale. Voto: 6

Mahmood: una bomba. Voce riconoscibile da vette indicibili, applauso ipnotico ad ogni ritornello, ritmo incessante e testo ficcante. Fenomeno. Voto: 8

Ospiti

Giorgia – tornare all’Ariston e rischiare Whitney Houston, prima di celebrare Come Saprei con un live al piano da standing ovation. Semplicemente perfetta. Voto: 10

Andrea Bocelli – prima in duetto con Baglioni, poi con il (bel) figlio Matteo. 25 anni dopo, un ritorno impeccabile. Voto: 10

Pierfrancesco Favino: si è fatto rimpiangere subito, a causa di un Claudio Bisio emozionatissimo, prima di concedersi una gag musicale tutt’altro che eccezionale insieme alla Raffaele. Ma dove lo metti sta. Voto: 7

Claudio Santamaria: spigliato, capace a far qualsiasi cosa e gnagno, ma l’infinita gag a mezzanotte inoltrata sulla Vecchia Fattoria è stata una mazzata sui coglioni. Complimenti agli autori. Però a lui che je voi dì. Voto: 7

Presentatori:

Claudio Baglioni: come lo scorso anno ha la capacità di prendersi straordinariamente in giro. Non canta sue canzoni, se non Io sono Qui, ma si limita a duettare con altri.  C’è troppo poco, sul palco, e si sente, perché gli altri due non decollano. Ad ogni brano cantato, però, cade l’Ariston. Voto: 7

Claudio Bisio: impacciatissimo per almeno un’ora, visibilmente emozionato e mai del tutto a proprio agio. Colpa anche di gag tutt’altro che memorabili. Da rivedere: Voto: 5

Virginia Raffaele: senza maschere, purtroppo, rischia di finire nell’anonimato. Gaffes a ripetizione (con tanto di saluto ai Casalesi), brio frenato da scalette costruite a tavolino e da gag poco esplosive. Da sciogliere. O mascherare. Voto: 5.5

Questo il voto delle giurie demoscopiche. BLU=PROMOSSI | GIALLI=RIMANDATI | ROSSI=BOCCIATI

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