L’ex Monsignore Krzysztof Charamsa a Chi: dopo il coming out vorrei sposarmi in chiesa e avere un figlio

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Charamsa

 

«Sposarmi e avere dei figli? Come gran parte dei gay innamorati del proprio compagno vorrei. Ci penso e sono contento che in Italia ci sia questa apertura ai diritti delle coppie gay. Ma non credo che basti: da cattolico e da sacerdote (quale io mi sento sempre) sono per il matrimonio in Chiesa. Se due creature del Signore – siano etero, gay, lesbiche o trans – si amano davvero, perché il loro amore non dovrebbe essere benedetto? Siamo persone, figli di Dio, non pervertiti: dovremmo avere gli stessi diritti di tutti e accesso agli stessi sacramenti».

Così via Chi è tornato a parlare Krzysztof Charamsa, ex teologo del Sant’Uffizio che ha sconvolto il Vaticano lo scorso ottobre dichiarandosi gay e innamorato del funzionario governativo catalano Eduard Plans. L’ex monsignore, che si trova in Italia per presentare il suo ultimo libro “La prima pietra – Io prete gay“, ha avuto parole durissime nei confronti della Chiesa.

«Ho sempre voluto essere un prete. Profondamente». «Ma la Chiesa si è dimostrata omofoba. Considera gli omosessuali dei malati, colpevoli della peggiore delle nefandezze. Nonostante quello che dice Papa Francesco è ferma a 50 anni fa. Anche i divorziati restano degli emarginati colpevoli: non è cambiato nulla. La Chiesa impone ai gay un percorso di tortura, tra ipocrisie e sensi di colpa: considera le loro “schifose” tendenze non degne di essere chiamate “amore“».

Alè.

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