Antonio Cabrini e l’omosessualità nel calcio: Italia bigotta, coming out impossibile

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Leggenda della Juventus, Campione del Mondo con l’Italia nel 1982, figo inarrivabile nonché dal maggio del 2012 commissario tecnico della nazionale italiana femminile di calcio, Antonio Cabrini ha così affrontato il discorso ‘omosessualità nel calcio’ con la trasmissione di Italia 1 Confessione Reporter:
C’è nel calcio femminile come in quello maschile, solo che rispetto ad altri Paesi siamo bigotti e il coming out non ci può essere“.
Cagate pure e semplici, perché il bigottismo lo affronti, lo sfidi e lo batti solo attraverso il coraggio e la forza della verità. Sempre Cabrini, ma questa volta via CHI, aveva tempo fa così etichettato il coming out nel mondo del calcio:
Il coming out è a discrezione personale, ma è chiaro che il mondo del calcio non è proprio quello ideale per dichiararsi, porterebbe di sicuro dei problemi. Negli stadi c’è molta ignoranza sul tema della diversità, basta vedere come vengono trattati i calciatori stranieri, si immagini che cosa accadrebbe se un giocatore in attività si dichiarasse, quale sarebbe la pressione mediatica sulla squadra, i compagni, l’ambiente“.
Una pressione mediatica terribile, inutile girarci attorno, ma che potrebbe mutare con il passare del tempo e con la normalizzazione di una banalissima realtà, che per forza di cosa vuole anche i calciatori nel mondo omosex.
Molto più diretta il portiere della nazionale femminile, Laura Giuliani: “Ci danno dei maschiacci, ma io convivo con un ragazzo e mi piace portare i tacchi. Certo che da noi la mentalità è diversa. In Germania, per esempio, se una calciatrice sta con una ragazza non ha problemi a dirlo, da noi si presenta come un’amica“.
E qui casca l’asino.
Perché basterebbe presentarla come RAGAZZA anche in Italia, e dopo 1, 10, 100 ‘fidanzate’ vedrete che l’atroce ‘anormalità’ all’italiana diverrebbe banalmente normalità. Anche nel bigotto Bel Paese.
Tutto sta nel provarci.

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