Fuoristrada – trailer e poster dal documentario che ha conquistato Roma

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Menzione speciale nella sezione documentari durante l’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, in pochi credevano che Fuoristrada, meraviglioso doc firmato Elisa Amoruso, avrebbe trovato spazio in sala. E invece il miracolo è avvenuto nella Capitale, al Nuovo Cinema Aquila del Pigneto. Qui si è infatti verificato un qualcosa di inimmaginabile. Perché per giorni e giorni il film ha fatto il tutto esaurito. Sold out a ripetizione, applausi scroscianti e un passaparola che è diventato contagioso, tanto da prolungare la sua presenza per un’altra settimana e sbarcare anche al cinema Intrastevere, a partire da oggi. Copie raddoppiate ed entusiasmo alle stelle nei confronti di una storia incredibile, nata grazie al puro autofinanziamento, tanto da poter sbandierare una ‘casa di produzione’ che è tutto un programma: la ‘Meproducodasolo’ Production.
Cinecittà Luce ha però creduto nel gioiello della Amoruso, che ha portato in sala la storia di Pino, meccanico e campione di rally che anni fa ha deciso di diventare donna e di chiamarsi Beatrice. Sulla strada sterrata della sua trasformazione, Pino incontra Marianna, una donna romena che da subito accetta la sua natura. I due s’innamorano e decidono di sposarsi, entrambe vestite da sposa.
Pino è Beatrice e Beatrice è Pino. Sia moglie che marito, sia padre che madre, nei confronti del figlio naturale di Marianna, da crescere e accudire. Pino/Beatrice è un transessuale che guida all’impazzata su strade sterrate, dopo aver raccolto schizzi di fango per un’intera esistenza, prima di trovare il coraggio di cambiare e indossare la propria reale maschera. In poco più di 60 minuti che trasudano ‘realtà’, Elisa Amoruso pennella i tratti di un personaggio straordinario, rude e al tempo stesso dolce, romano nell’animo e innamorato di una compagna che guarda con gli occhi dell’amore. Commuovendosi e commuovendo. Perché Fuoristrada è essenzialmente una fantastica e anomala storia d’amore, un trattato antropologico sulle incredibili sfaccettature del sentimento, clamorosamente normale anche nella sua anormalità.
Quel che si vede, tra risate e lacrime abbondantemente soppesate, è una famiglia tutt’altro che convenzionale, con padre/madre trans, madre naturale romena arrivata in Italia come badante, figlio picchiato dal padre biologico ed accudito da un uomo diventato donna, un cane malato e una straordinaria nonnina sdentata, che con gioia applaude a quel figlio trasformatosi nell’unica figlia della sua vita, a lungo voluta e attesa.
Tutto questo con Pino/Beatrice mattatrice assoluta, tra un’auto da aggiustare, un vestitino da acquistare, una sfilata di cani da conquistare, una gallina da decapitare, una piscina in cui nuotare, un Paese da svegliare e una moglie da amare.
Una coppia che la regista ha seguito e filmato nella quotidianeità, attraverso giornate fatte di piccole conquiste e verità, dando così forza e concretezza al concetto universale di amore. Qui tangibile e ben definito, eppure così poco definibile e spiegabile, andando inevitabilmente ad abbattere pregiudizi e menzogne omofobe/clericali che da decenni ammalano ed avvelelano il Paese. Un Paese diverso da quel che racconta la politica di casa, non solo pronto al cambiamento ma già mutato, al suo interno, perché finalmente consapevole che dinanzi all’umanità non c’è sesso che tenga. Come dimostrato da Pino/Beatrice, fantastico esempio da portare in giro per l’Italia. Per ora a Roma, tra Nuovo Cinema Aquila ed Intrastevere, ma a breve anche a Napoli, Bologna, Firenze e Milano.  Ovunque voi siate, non perdete di vista il documentario di Elisa Amoruso.

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