Mamma di un omosessuale ‘cacciata’ dalla Chiesa

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Omofobia, che cosa significa? Possibile che un padre francescano non conosca questa parola? forse me lo vuole fare credere perché si è imbarazzato davanti alla mia richiesta di leggere una preghiera. Una preghiera! Ma proprio loro che predicano con la spiritualità di Francesco? Il 17 maggio ho partecipato alla veglia contro l’omofobia nella chiesa della Pietà alla Kalsa, insieme a tanta gente comune, a sacerdoti, pastori, ai ragazzi omosessuali credenti di Ali d’Aquila, ai genitori di ragazzi omosessuali dell’associazione Agedo Palermo; ad un certo punto gli organizzatori hanno proposto di recarci ognuno nella parrocchia di appartenenza la domenica successiva al 17 maggio per chiedere di inserire un pensiero contro l’omofobia, contro la crudeltà della gente, all’interno della preghiera dei fedeli, là, dove ripetiamo “ascoltaci o Signore!”.
Io ho aderito con gioia alla sollecitazione e la domenica successiva mi sono recata in chiesa. Mi sentivo forte del fatto che qualcuno potesse leggere quella preghiera davanti a tutti, proprio tutti, sia quelli che accettano l’omosessualità sia quelli che la condannano, così ho portato la mia proposta al sacerdote. Non mi sento di dire dove si trova la mia parrocchia, per un fatto di riservatezza, è comunque posta in una zona abbastanza centrale della città.
Quel giorno sono stata invitata dal parroco e da altri preti ad uscire fuori, perché quello non era il momento, quel giorno si celebravano le cresime e la chiesa era gremita di gente. “Non si poteva”, non era il momento adatto: e quando sarà il momento adatto? Ho detto: “La chiesa non ci aiuta!” e mi è stato risposto che non era vero, che “queste persone” le aveva ricevute qualche giorno prima!
Con il cuore in gola mi sono recata in un’altra chiesa, non potevo rimanere nella mia parrocchia ero troppo arrabbiata. Ho assistito alla messa, e poi ho atteso il prete per un pò: cercavo conforto, cercavo qualcuno che mi facesse calmare l’angoscia che avevo dentro. Quel prete mi ha parlato: mi ha detto, però, che l’omosessualità è opera del diavolo, che la chiesa non vieta all’omosessuale di entrare in chiesa, non vieta di parlare con loro, la chiesa non accetta gli eccessi e l’imposizione che oggi gli omosessuali hanno intrapreso nei confronti della società eterosessuale!
E poi ha continuato: “Ma che cosa vuole fare questo padre Scordato? Certo, Gesù si è rivolto ai peccatori, ai ladri, alle prostitute, agli impostori, agli assassini, ma non si è rivolto agli omosessuali dicendo Vai e non peccare più; signora, secondo lei, perché non si è rivolto anche a loro?”. Io chiedo: “Perché dei nostri poveri figli si deve dire che sono opera del demonio?”. E domando costernata: “Allora io ho il diavolo in casa da tanti anni?”. Eppure non mi sembrava! Certo il diavolo si manifesta in tanti modi! E allora richiedo: “Un ragazzo buono, generoso, educato, rispettoso delle regole, rispettoso nei confronti del genere umano, studioso, bello fuori e dentro, che ama un ragazzo che lo migliora, un ragazzo altrettanto buono, è FRUTTO del Diavolo?”. “La medicina non ha dato sino ad oggi nessuna risposta e quindi cara signora, questa è la risposta” ha continuato il francescano.
Io sono una mamma con il cuore pieno di rabbia, una mamma che come tante altre mamme, genitrici di un figlio omosessuale, ha bisogno di aiuto, aiuto da parte della società, aiuto da parte di uomini e donne, aiuto da parte della chiesa, aiuto da parte delle istituzioni, della medicina, di tutti quelli che mi possono dare una risposta esaustiva e che non mi dicano di avere in casa l’opera del demonio.
Una mamma di un ragazzo omosessuale“.

Lettera scritta di proprio pugno da una MADRE, diffusa dai gay cristiani di Palermo, “Ali d’Aquila”, e poi riportata da SiciliaInformazioni.com. Una lettera figlia dell’ignoranza ancora oggi cavalcata e diffusa da quella Chiesa cattolica che dovrebbe diffondere amore e rispetto, perché tutti uguali e figli dello stesso Dio. Ma solo e soltanto quando fa più comodo a loro, con ‘chi’ dicono loro e perché dicono loro. Tanto da farti tornare a chiedere perché sei ateo, se non addirittura agnostico. Ritrovando alla velocità della luce la risposta che ti eri dato un tempo. Più viva e credibile che mai.

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