Fare OUTING in Italia diventa reato

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Una notizia che dividerà l’opinione pubblica e il mondo gblbtq. Ed è per questo motivo che il sottoscritto prende SUBITO posizione, sottolineando l’ASSURDITA’ della decisione della Corte di Cassazione, ufficializzata poche ore fa dal sito Cassazione.net.
Con la sentenza n. 30369 del 24 luglio 2012, la Corte ha infatti ACCOLTO il ricorso di un uomo che aveva visto finire in prima pagina il proprio inciucio con un collega di lavoro. Anche se l’articolo in questione NON riportava nomi ne’ cognomi, la ricostruzione della storia avrebbe inciso sulla REPUTAZIONE del soggetto in questione. Se il gup di Ancona, il 2 maggio 2011, aveva dichiarato il ‘non doversi procedere’ per omesso controllo nei confronti del direttore del periodico perchè l’articolo non aveva offeso il diretto interessato nei confronti del quale, al più, poteva essere ipotizzata la lesione del diritto alla riservatezza, visto che il cognome non era stato scritto per esteso e che si era parlato genericamente di un ‘marito marchigiano‘, la Corte ha ribaltato la sentenza, rinviando il tutto al Tribunale di Ancona per un nuovo esame.
Chi DIFFONDE l’OMOSESSUALITA’ ALTRUI, in sostanza chi fa OUTING, rischia una condanna per diffamazione e violazione della privacy (la sessualità rientra tra i dati sensibili come elemento di potenziale discriminazione sociale).
Ora, detto che l’outing è una pratica tanto diffusa quanto spesso deprecabile (ma non sempre, leggasi personaggi omofobi di giorno e culattoni di notte, i cui nomi il sottoscritto sbatterebbe subito in prima pagina), la sentenza della Corte ufficializza di fatto la DIVERSITA’ dell’essere omosessuale.
L’essere gay, da oggi in poi, sarà DIFFAMANTE.L’omosessualita’ e’ una situazione di fatto riconducibile alle scelte di vita privata di una persona, e non ha alcun rilievo sociale”, sottolinea la sentenza della Corte, colpevole due volte nel ‘giustificare’ la propria  sentenza. Perché l’omosessualità NON è una SCELTA DI VITA, così come anche l’eterosessualità di un individuo NON ha alcun rilievo sociale, ma a nessuno è mai venuto in mente di dichiararla ILLEGALE se pronunciata senza il consenso del diretto interessato (Io etero? Ma ti denuncio!).
In un mondo in cui la guerra dei diritti glbtq si fa sempre più accesa, e fortunatamente all’ordine del giorno, in Italia si cammina quindi sempre sull’orlo del precipizio giuridico.
Etichettare un uomo o una donna come OMOSESSUALI senza l’approvazione dei soggetti in questione, da oggi in poi, sarà reato, perché contro la loro privacy. Una chiara forzatura, sotto alcuni punti di vista più che apprezzabile ma sotto molti altri persino ‘pericolosa’, che si infrange contro la realtà quotidiana, in cui non c’è nulla di ‘diffamante’ nell’essere gay o etero, e nell’etichettare qualcuno come OMO o ETEROsessuale (privacy fino ad un certo punto, se con rilevanza politico/socio/culturale). Come la metti la metti, in sostanza e a detta di chi scrive, questa sentenza è da cestinare.

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