Flop Da Grande, tensione Rai: “Riunioni per salvare il salvabile con l’ultima puntata”

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Un ipertrofico pastrocchio. E non lo dico ora, che sono usciti i dati d’ascolto, avendolo cinguettato nel corso della diretta di ieri sera.
Da Grande di Alessandro Cattelan ha fatto flop su Rai1, dopo settimane di tambureggiante campagna promozionale, una pioggia di ospiti, un super studio, costi esorbitanti e fuga dal sabato sera per evitare Maria De Filippi. Risultato? 2.376.000 spettatori pari al 12.67% di share. Sconfitto non solo dalla pallavolo su Rai3 ma addirittura da Enrico Papi, su Canale 5, con il giurassico Scherzi a Parte. Un flop estellare.
3 ore in prima serata Rai di E Poi su Cattelan, che già su Sky faceva lo 0.5% di share, è stata una scelta azzardata, per non dire folle.
Ci si è riempiti la bocca con l’idea che il 41enne conduttore in sneakers e senza giacca portasse i 20enni in Rai. Peccato che i pischelli non lo seguissero neanche quando stava nella comoda bolla satellitare, coccolato dalla stampa qualsiasi cosa facesse, anche al cospetto di ascolti bassissimi.
Cattelan era ed è bravo ma deve smussare gli angoli di un ego smisurato, abbracciando quei limiti che esistono. Perché Alessandro non è Fiorello. Il varietà non è nelle sue corde. La megalomania Sky, che lo trattava come il Re Sole, è finita. Voltasse pagina e tornasse tra noi umani. E ora, scrive Giuseppe Candela de Il Fatto Quotidiano e Dagospia, è tensione in Viale Mazzini:Risultato più basso di ogni peggiore aspettativa (visti i costi). Riunioni previste in giornata, si prova a salvare il salvabile facendo cambiamenti“, cinguetta il giornalista, a 6 giorni dalla messa in onda della 2a e ultima puntata. Domenica sera di nuovo contro Enrico Papi, ma senza finali di pallavolo e partitissime di Serie A a rosicchiare spettatori. Un altro tracollo potrebbe mettere a rischio persino l’annunciata conduzione dell’Eurovision 2022, che fino a 48 ore fa sembrava blindata e scontata. Nel dubbio Alessandro spazia, con un progetto Netflix sempre più imminente. Un docu-show in 8 puntate dal titolo “Una semplice domanda“. Perché dovesse fallire l’esperienza generalista, ci sarà sempre modo e tempo per finire in un’altra comoda e strapagata bolla. Aspettando quel Festival di Sanremo che qualcuno voleva affidargli, a partire dal 2023.

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