#UnioniCivili, quei 76 giorni che hanno ribaltato l’associazionismo glbtq italiano – dalla rabbia alla festa

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25 febbraio 2016.
11 maggio 2016.
76 giorni. 76 giorni hanno diviso l’approvazione delle unioni civili al Senato dall’approvazione delle unioni civili alla Camera dei Deputati.
76 giorni in cui tutto è cambiato, almeno all’interno del colorato e isterico universo glbtq nazionale.
La notte di quel 25 febbraio, infatti, fuori da Palazzo Madama c’era chi schiumava rabbia gridando VERGOGNA al Partito Democratico, a Renzi e alla Cirinnà, che non a caso evitò di scendere in strada causa papabili contestazioni.
La notte di quel 25 febbraio i principali volti dell’associazionismo glbtq romano saltavano da una telecamera all’altra per sbrodolare tutto il proprio odio nei confronti di una ‘LEGGINA’ (testuale), che aveva purtroppo visto la stepchild adoption e le famiglie arcobaleno rimanere fuori dalla contesa. ‘Noi non la vogliamo’, ‘Noi non la festeggiamo’, ‘Tenetevela’, si urlava quel 25 febbraio.
Quella notte il sottoscritto era casa, e ancora ricordo con stupore le folli interviste che alcuni di quei volti rilasciarono a caldo alle telecamere del Tg3, vomitando un astio anacronistico e insensato, visto quanto ottenuto (e in quale contesto).
D’altronde 76 giorni dopo, vedi ieri, quello stesso identico DDL, uguale persino nelle virgole a quello uscito dal Senato, è diventato legge.
Eppure fuori da Montecitorio, per poi spostarsi a Piazza Navona, si sono visti gli stessi volti del 25 febbraio.
Ma in questo caso sorridenti, festanti, con le bandiere rainbow in mano, le coccarde arcobaleno, i cellulari per i selfie, lo spumante e l’immancabile processione da telecamera a telecamera.
76 giorni per ribaltare una presa di posizione, un’idea, una visione sbagliata di una realtà all’epoca evidentemente strumentalizzata.
La furente ed esagerata rabbia di quel 25 febbraio divenne poi manifestazione nazionale, con quella Piazza del Popolo mezza vuota in cui in tanti, troppi si accalcarono sul palco per criticare la legge ora celebrata, mentre oggi, tra social colorati, parole piene di gioia e una giornata storica alle nostre spalle, tutto sembra dimenticato.
Ed è qui che si sbaglia, perché per ripartire subito e puntare l’obiettivo del matrimonio egualitario bisognerà tenere a mente quanto avvenuto 77 giorni fa, quando l’emotività prese il sopravvento sulla logica, sulla realtà politica dei fatti, sulla concretezza. Era da pazzi schiumare rabbia massacrando una buona ma imperfetta legge all’epoca così come è doveroso festeggiare oggi. Chiunque abbia fatto sia l’uno che l’altro, però, si facesse due domande.

 

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