Giorgia Meloni, se una conclamata omofoba fascista fa gridare alla discriminazione sessista

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Strano Paese, il nostro.
Da circa 24 ore, ovvero da quando Guido Bertolaso ha messo a tacere le velleità da candidato Sindaco di Roma di Giorgia Meloni con un perentorio ‘pensi alla maternità‘, non si parla d’altro.
Bertolaso è dovuto tornare sui suoi passi per ‘rettificare’, mentre Berlusconi ha ribadito il concetto sottolineando le difficoltà nel gestire una città allo sfascio come la Capitale d’Italia a pochi mesi dal parto. Lei, gongolante e più o meno indirettamente, ha subito colto la palla al balzo cavalcando con audacia la bandiera della discriminazione sessuale.
Al suo fianco quelle cieche femministe che raramente colgono la differenza tra battaglia necessaria e strumentalizzazione mediatica, vedi stepchild adoption/utero in affitto, trasformando così una conclamata fascista nonché omofoba in una discriminata per sessismo.
Paradossi d’Italia, per un karma politico tricolore che aveva già colto in pieno Alessandra Mussolini, per anni in prima fila contro i pedofili al grido ‘castriamoli’ per poi ritrovarsi in casa un marito indagato per prostituzione minorile.
Che le donne possano fare tutto e in contemporanea, ma è persino idiota sottolinearlo, è palese.
Molti di noi sono stati cresciuti da mamme lavoratrici, in grado di dividersi tra professione, educazione e famiglia, tra mariti da sopportare, case da tenere in ordine e figli da coccolare. E l’hanno fatto meravigliosamente. Che la donna possa far questo e altro è la storia a raccontarlo, tanto dall’essere nettamente superiore all’uomo ma da qui a far passare Giorgia Meloni come paladina femminista ce ne vuole. Che la sua maternità sarebbe stata utilizzata in campagna elettorale era subito apparso chiaro,  da quando al Circo Massimo si presentò davanti a tutte le telecamere disponibili su piazza per annunciare ai quattro venti il lieto evento. SONO INCINTA. Mamma fuori dal matrimonio al Family Day.
Una roba meravigliosa che nulla è in confronto a quanto avvenuto oggi, che vede il vero nocciolo della questione fuori dalla discussione.
Perché Giorgia Meloni sarebbe un pessimo sindaco capitolino anche se single, sterile e iperattiva (i precedenti Polverini e Storace alla Regione e Alemanno al Campidoglio sono lì a ricordarcelo), per non parlare di quel ruolo da madre che la vedrà crescere un pargolo cullandolo tra i valori bigotti, razzisti e omofobi di un’estrema destra limitata e anacronistica. Eppure qui, incredibile ma vero, stiamo parlando di tutt’altro.

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