Cinema 2014 – il meglio e il peggio uscito in Italia (Top10)

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IL MEGLIO

Boyhood: il capolavoro del 2014. Unico nella sua folle complessità produttiva e straordinario nel rappresentare l’apparente banalità della quotidianità adolescenziale, Boyhood di Richard Stuart Linklater è oggettivamente già storia. Esistono altri film che possono dire altrettanto al termine di questa ricca stagione? No.
Mommy: l’affermazione registica di un talento di 25 anni Premio della Giuria a Cannes qui arrivato al suo 5° lungometraggio. Stilisticamente unico ed originale, con un uso diegetico della colonna sonora da far studiare nelle scuole di cinema e una narrazione perennemente in bilico tra commozione e stupore.
Nebraska, A proposito di Davis, The Wolf of Wall Street – Her – Lei: ricordi passati dagli Oscar di febbraio, tra film premiati ed altri clamorosamente snobbati. In ogni caso quattro perle di diversa ma comunque pregevole fattura, tra la poetica di Payne, l’eleganza dei Coen, l’unicità di Scorsese e la genialità di Jonze.
Pride e Due giorni, Una notte: il mondo dei diritti che incrocia nel migliore dei modi il mondo del lavoro. Da una parte il cinema britannico che ricorda un clamoroso evento anni ’80 che vide i minatori in sciopero contro la Lady di Ferro incrociare gli omosessuali di Londra a caccia di considerazione politica e mediatica; dall’altra il necessario cinema dei Dardenne con una storia drammatica nella sua devastante contemporaneità, impreziosita tra le altre cose da una superba Cotillard.
La Principessa Splendente e Si alza il vento: i due veri capolavori animati del 2014. Entrambi firmati Ghibli, e non è un caso.
Il capitale umano e Anime Nere: i due migliori film del cinema italiano di stagione. Non a caso due titoli lontani da quella ‘commedia’ che sembra aver fagocitato l’intera industria cinematografica nazionale. L’ennesima conferma di Virzì, la piacevole sorpresa di Munzi.
Grand Budapest Hotel: la definitiva conferma del talento registico, stilistico e di scrittura di un’icona come Wes Anderson, qui al massimo del suo splendore.
Solo gli amanti sopravvivono e Locke: due tra i migliori ‘sottovalutati di stagioni’, impreziositi da straordinarie prove d’attore.
22 Jump Street e The Lego Movie: l’incredibilmente divertente, originale e travolgente doppietta della coppia più sorprendente e geniale di Hollywood. Phil Lord e Chris Miller.
Captain America – The Winter Soldier e I Guardiani della Galassia – X-Men – Giorni di un futuro passato: il meglio dei cinecomic di stagione, a dimostrazione che blockbuster fumettistici e qualità possono andar d’accordo. Anche senza Nolan al timone.

IL PEGGIO
Transcendence: la conferma che non basta essere un grande direttore della fotografia per poter diventare regista. Il disastro d’esordio di Wally Pfister.
Maleficent: di realmente ‘malefico’, in questa mostruosa rivisitazione Disney legata al più bel villain animato di sempre, c’è lo script di Linda Woolverton, sempre più pericolo numero 1 di Hollywood.
Hercules: La leggenda ha inizio, diceva il sottotitolo. Ecco, ed è anche già finita. Meritatamente.
Storia d’inverno: uno dei titoli più caotici e produttivamente assurdi di stagione.
Grace di Monaco: il lento e triste declino di colei che è stata la più grande attrice della propria generazione. Nicole Kidman.
Transformers 4 – L’era dell’estinzione: il botteghino ha premiato l’operazione, ma i robottoni di Michael Bay vivono ormai solo e soltanto per far cassa. E nient’altro. Persino lui, il regista/produttore, si è palesemente stancato di loro. Ma finché continuano a piovere immeritati miliardi, perchè fermarsi?
Un ragazzo d’oro: Sharon Stone, Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi allo sbaraglio. Qualcuno fermi Pupi Avati, prima che distrugga definitivamente un’infinita carriera impreziosita anche da buoni prodotti.
Lucy: il successo più inspiegabile del 2014. Persino Luc Besson e Scarlett Johansson si staranno chiedendo come sia stato possibile incassare quasi 500 milioni di dollari in tutto il mondo. Anche perché Limitless, uscito nel 2011 e in questo caso evidentemente ‘omaggiato’ nell’idea di fondo, è 10 volte meglio.
Una folle passione: Togliete ‘passione’ e avrete l’unico commento possibile per il disastro di Susanne Bier. Folle.
Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte I – come rovinare una saga fino ad oggi perfetta. Più soldi al box office grazie all’assurda divisione in due dell’ultimo capitolo, meno qualità cinematografica al buio della sala. Contenti loro, contenti tutti. Ma è un peccato.

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