La sirenetta compie 25 anni – omaggio al capolavoro dei capolavori Disney

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Il 15 novembre del 1989 la storia dell’animazione Disney cambiò per sempre.
Perché dopo anni di magre la casa di Topolino sfornà il 28esimo classico della sua decennale storia.
La Sirenetta.
E fu cult.
Da subito.
La mia prima visione de La Sirenetta avvenne all’Adriano di Roma, da sempre tra i miei cinema preferiti. Era ancora sala unica. Enorme. Con i palchetti teatrali. Lo andai a vedere con mia sorella. E fu amore a prima vista. Un colpo di fulmine. Mi innamorai dei suoi capelli rossi da pettinare con le forchette (ce so’ diventato pelato) e della sublime voce di Ariel (la straordinaria Simona Patitucci per l’Italia), di quel bono di Eric ma soprattutto sella più strepitosa cattiva della storia Disney dopo Malefica.
Ursula.
Una drag queen animata, tra sfondi fallici e una sceneggiatura talmente gay nelle sue sfaccettature dall’aver contribuito a far crescere almeno un paio di generazioni di froci. Sottoscritto compreso. Alan Menken, Premio Oscar per le leggendarie musiche, portò di fatto Broadway nel mondo dell’animazione, con i testi firmati Howard Ashman. Grazie a La Sirenetta in casa Disney tornarono a sfornare gioielli, come da tempo infinito non accadeva. Arrivarono La bella e la bestia, Aladdin, Il re leone, Pocahontas e Il gobbo di Notre Dame, ovvero i meravigliosi anni ’90 dell’animazione classica che segnarono 7 anni della mia esistenza. Sempre in sala prima, e poi in VHS sul divano di casa. Se non fosse che tutto, ma proprio tutto (ri)partì da quel 15 novembre del 1989, quando Ron Clements e John Musker diedero vita ad un capolavoro presto diventato inattaccabile classico. The Little Mermaid.

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