L’importanza e la forza del coming out VIP al tempo dei social network

Condividi

Prima Maria Bello, diva hollywoodiana che ha confessato di amare una donna; poi Tom Daley, olimpionico inglese di appena 19 anni che su Youtube ha ammesso di far coppia con un uomo.
Nelle ultime ore il coming out VIP è tornato a farsi notare, ovviamente solo e soltanto all’estero, ridando forza e spessore ad una pratica sempre più diffusa. Fuori dall’Italia.
3 anni fa, perché era il lontano 2010, Tiziano Ferro dichiarò la propria omosessualità dopo averla negato per anni.
Si credeva fosse un momento spartiacque, che avrebbe inesorabilmente spalancato il portone del coming out a decine di altre celebrità nostrane.
Ma così non è andata.
Eppure Ferro non ne ha minimamente risentito dal punto di vista della popolarità, tanto dall’aver ottenuto la vetta degli album più venduti del 2012 con il suo ultimo disco, ma di maschere gettate, in Italia, non se ne sono viste. Le uniche a metterci la faccia sono state le figlie di Roberto Vecchioni e Adriano Celentano, che hanno annunciato di voler sposare una donna.
E basta.
Poi il buio.
Il silenzio.
L’assenso compiacente dei tabloid tricolori, sempre più portati a mentire nel pubblicare servizi fotografici palesemente finti ed orchestrati per ‘allontanare’ dubbi di qualsiasi tipo dal soggetto di turno.
Ma troppi coming out potrebbero venire alla luce in questo nostro strano Paese.
Volti conosciuti che tutti i fine settimana vanno a divertirsi nei locali gay di Roma e Milano; nomi celebri che non solo chiacchierati solo perché vittime di ‘leggende metropolitane’ ma molto più semplicemente perché sfacciati omosessuali nel privato e ridicoli eterosessuali in pubblico; giovani trionfatori da talent, calciatori, attori da fiction, cantanti.
Decine di uomini e donne che potrebbero farsi coraggio e rompere finalmente un muro, a quanto pare a malapena scalfito da Ferro ma ormai da tempo abbattuto all’estero.
Perché neanche l’inattaccabile totem della ‘carriera’ a rischio può ormai essere più utilizzato nel giustificare tante bugie.
Tom Daley potremmo definirlo la Federica Pellegrini d’Inghilterra in quanto a popolarità. Solo lo scorso anno tra premi vinti, comparsate tv, servizi fotografici e sponsor ha guadagnato oltre 1 milione di sterline. Eppure eccolo lì, a 19 anni appena, ad annunciare al mondo ciò che sta vivendo sulla propria pelle. L’amore omosessuale.
Naturale, semplice e presente in ogni campo della vita di tutti noi. Dalla politica allo sport, dalla musica al cinema, dalla televisione alle passerelle.
Un coraggio reso possibile grazie a Youtube, condiviso da milioni di persone su Facebook e centro di dibattito su Twitter.
Ovvero l’universo dei social network che si fa piazza per parlarne, aprirsi, complimentarsi, spesso insultare gratuitamente e capire che non è poi così complicato. Perché a meno di un mese dall’arrivo del 2014, e in un mondo che apre ai matrimoni gay, l’omosessualità dovrebbe essere all’ordine del giorno. Anche tra le persone tutt’altro che ‘comuni’, perché possibili esempi. ‘Eroi’ di generazioni cresciuti a pane e menzogne, per decenni nascosti dietro l’oscenità della ‘privacy’ a tutti i costi.
Perché l’eterosessuale medio non va mica a sbandierare la propria eterosessualità‘, ci siam sentiti dire per anni, come un mantra stupido e privo di ogni logica, se non fosse che l’eterosessuale medio, la cui eterosessualità è abbondantemente sbandierata la 4° volta cui apre bocca, non vada neanche a ‘mentire’ sulla propria sessualità.
E qui casca l’asino, che si fa ancor più ragliante in ambito ‘VIP’, dove troneggia la diffida on line da parte di un fantomatico avvocato, la minaccia di querela per diffamazione e la negazione totale dinanzi ai propri fan proprio utilizzando quegli stessi social network che nel resto del mondo sono sempre più strumento di coming out.
Per poi fare arrivare il sabato sera, vestirsi di tutto punto, chiamare per la lista omaggio di turno l’immancabile PR e andare a fare quattro salti.
Tra gay perché gay. Ma solo tra quelle 4 mura. E tornare a casa senza provare neanche un minimo di vergogna per la vita di bugie che da anni, e con ridicola ostinazione, si trascina a fatica. Quando per metterci un punto definitivo, incredibile ma vero, basterebbe un semplice tweet di 140 caratteri.

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy