E’ riuscito a creare il delirio nel giro di poche ore.
Pagine Facebook intasate, Twitter preso d’assalto, hastag a milioni, politici in campo e persino i giornali on line, ovvero quelli che vengono profumatamente pagati dalle sue pubblicità, costretti a parlarne.
L’omofobo Guido Barilla l’ha combinata grossa, nel chiudere la porta ai gay dalle sue pubblicità.

Il modo sprezzante con cui ha difeso l’ormai mitologica ‘famiglia tradizionale‘ (Babbo Natale degli anni 2000) dall’assalto della famelica ‘famiglia gay’ ha lasciato il segno, suscitando così tanta indignazione da COSTRINGERLO a ‘rettificare’. Se non fosse che la ‘rettifica’, come quasi sempre avviene, abbia fatto ancor più danni della prima minchiata partorita.
“Con riferimento alle dichiarazioni rese ieri alla Zanzara, mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche, o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone. Nell’intervista volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia”. “Ho il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna, il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto – e ribadisco – che rispetto i matrimoni tra gay”. “Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque, e da sempre si identifica con la nostra marca“.

Ora, tralasciando quello strafottente e mai dimenticato invito (‘se i gay non sono d’accordo possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca‘), che tutti noi stiamo di fatto prendendo alla lettera, in queste parole c’è il solito odore di retromarcia venuta male. Perché la ‘famiglia che da sempre rappresenterebbe‘ la Barilla, caro Guido, non dovrebbe avere distinzioni di sesso.
E il fatto che tu non l’abbia ancora capito, nel 2013, fa di te un pessimo dirigente, per non dire stupido visto il delirio suscitato.
Detto ciò, #boicottabarilla (vedi anche Mulino Bianco, Pavesi e Voiello).