La PETA contro Katy Perry: ha stressato gli animali nel video di ROAR

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Qui lo dico e qui lo confermo: gli animalisti, quelli duri e puri, sono dei gran rompicojoni.
PETA all’attacco di Katy Perry con Merrilee Burke, sua portavoce, dura nei confronti della popstar a causa del video di ROAR.
Perché tra una liana e l’altra, come tutti sappiamo, la Perry si è circondata di scimmie, elefanti, pappagalli e tigri.
Non l’avesse mai fatto.
Perché a detta della Burke la società che si RITIENE abbia fornito gli animali alla popstar, ovvero la Serengeti Ranch, sarebbe decisamente molto discutibile.
13 citazioni su 22 controlli negli ultimi 12 anni, con conseguente maltrattamento anche sul set della cantante. Così, a buffo, senza prove.
Gli animali usati per l’intrattenimento devono sopportare terribili crudeltà, soffrendo per metodi di addestramento violenti”. “Spesso diventano stressati e ansiosi quando vengono trasportati in giro e costretti in situazioni non famigliari e spaventose“.
Praticamente un’immagine orrorifica di un set da girone dantesco.
E tutto ciò fantasticando per pure ipotesi, visto e considerato che prove di VIOLAZIONI, al momento, non se ne hanno. E qui, a malincuore, mi tocca tornare alla’incipit del post. Perché gli animalisti, quelli duri e puri che manderebbero a puttane anni di ricerca medica per salvare un topolino, sono dei gran rompicojoni.

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