Recensione in Anteprima per I Muppet

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I Muppet
Uscita in sala: 3 febbraio
QUI su CINEBLOG.it da ME pubblicata

Semplici pupazzi? Tutt’altro. Creati negli anni 70 da Jim Henson, i Muppet hanno cresciuto almeno un paio di generazioni. Divertenti, demenziali, colorati e costantemente sul pezzo, i pupazzi/marionetta di Henson hanno cavalcato gli anni 80 con enorme successo, per poi andare incontro ad un lento ma inesorabile declino. Per 5 anni, dal 1976 al 1981, e per 122 episodi, Kermit la Rana, Miss Piggy, Animal, Gonzo e Fozzie divertirono milioni di americani grazie al The Muppet Show. Da allora hanno varcato la soglia della sala ben 6 volte, incassando solo sul suolo americano 200 milioni di dollari. Ma dinanzi ad una società mutata, e ad un differente genere di comicità, anche loro hanno dovuto cedere il passo. 13 anni fa il deludente Muppets from Space, ultimo capitolo cinematografico, poi l’oblio. Fino al tanto atteso ‘ritorno’ firmato Disney, dal 2004 proprietaria di quasi tutti i Muppet e a dir poco coraggiosa nel giocarsi la carta del rilancio. Vinta su tutta la linea.

Perché la pellicola diretta da James Bobin è riuscita nell’impresa di ridare lustro a quei leggendari pupazzi, giocando con la loro ’storia’, fatta di musica e demenzialità allo stato puro, di ricchi camei e sana follia. Sceneggiato da Jason Segel, da anni in forcing sulla Disney per riportare in vita gli amati personaggi dell’infanzia e protagonista ‘umano’ del film, il titolo vola sulle ali del divertimento, concedendosi il lusso di uno script spesso insensato, genuinamente pazzo, ricco di difetti ma non per questo straordinariamente comico. Tanto da farci uscire dal cinema con l’umore alle stelle, canticchiando fino allo sfinimento ‘Mahna-Mahna‘.

L’Impero Disney difficilmente sbaglia un colpo. Perché prima di pensare all’ipotetica riuscita di un film, nella Major si fanno i conti in tasca al merchandising. Riportando in vita I Muppet il colpo da ‘genio’ è infatti stato doppio. La pellicola di Bobin non ha solo ampiamente recuperato i costi di produzione, incassando in America 90 milioni di dollari, ma ha ovviamente dato il via ad un’operazione commerciale di dimensioni mastodontiche. Giocattoli, pupazzi, figurine, diari, matite, quaderni, abbigliamento. La ‘linea Muppet’ è tornata così a far furore, portando nelle casse Disney milioni di dollari e ridando ‘fiato’ ad una serie di personaggi che da troppi anni erano finiti in soffitta. Immeritatamente.

Per riuscire nell’impresa ci voleva uno script intelligente ma non troppo, ancorato al passato ma senza eccedere, ricco di humor ma non eccessivamente infantile. Soppesare le tante opzioni era innegabilmente complesso, ma il cocktail finale ha sinceramente stupito. Perché il ritorno dei Muppet è superiore a qualsiasi più rosea previsione. Puntando l’intera posta sulla carta della ‘demenzialità’, Bobin e Segel hanno stravinto la loro partita impossibile, dando vita ad un film tanto imperfetto quanto adorabile. Nel suo essere volutamente eccessivo, forzatamente ‘musical’, e sfacciatamente quasi parodistico dal punto soprattutto recitativo, I Muppet conquista.

Tralasciando la quantità infinita di possibili citazioni, legate alla storia dei personaggi ma anche alla storia stessa del cinema, I Muppet vola sulle ali di un esplosivo entusiasmo, tanto palpabile sullo schermo quanto innegabile tra gli spettatori presenti in sala, grazie alla genuinità di quei pupazzi che sono rimasti immutati nel tempo, senza cambiare mai di una virgola quei tratti distintivi che hanno contribuito a renderli celebri. Se l’avvio è quasi del tutto dedicato ad una ‘new entry’, ovvero il pupazzo Walter, con l’entrata in scena di Kermit il film inizia a prendere forma. Perché c’è una squadra di pupazzi da riportare in scena, prima che un terribile magnate del petrolio abbatta il teatro storico dei Muppet con lo scopo di trivellare oro nero. Moderni Blues Brothers, Walter, Kermit e i due ‘umani’ Gary e Mary partono alla ricerca dei componenti storici del Muppet Show, arruolandoli uno ad uno. Tranne lei, Miss Piggy, diventata un pezzo grosso di Vogue Paris. Ed è qui che le marce iniziano ad ingranare, perché l’ingresso della straordinaria maialina canterina finisce per dare ulteriore peso all’intera operazione, nella seconda parte semplicemente straordinaria, grazie ad un ‘recupero’ del Muppet Show da morir dal ridere.

Se Amy Adams torna alla recitazione a tratti demenziale di Come d’Incanto, regalandosi esilaranti perle cantate, Jason Segel convince nei panni dell’umano semi-Muppet, mentre tra i tanti volti noti che con gioia si son prestati all’operazione ‘rilancio’ va segnalato Jack Black, isterico mattatore. Imperdibile l’ormai immancabile corto iniziale, nuovamente dedicato all’Universo Toy Story, mentre lascia sinceramente a desiderare la scelta di doppiare in italiano le tante canzoni del film, a causa di una sincronizzazione bocca/parole nella quasi totalità delle volte a dir poco terrificante. Nel complesso, ciò che ne rimane è un film incredibilmente insensato, folle e divertente, dalla regia frizzante e ballerina, condito da splendidi momenti musicali e vette di elevata comicità. In una sola parola. Muppet. Sono tornati, ed è impossibile non innamorarsene di nuovo.

Voto: 7,5

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