“Niente baci gay, ci sono dei bambini”: aggressione omofoba in provicina di Brescia

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Era fine luglio, il sabato in cui è morta Amy Winehouse. Sono le 18 del pomeriggio, e da circa un’ora sono in fila con il mio ragazzo in una delle attrazioni di Gardaland. Attorno a noi ragazzi, ragazze, anziani, uomini, donne, bambini e addirittura delle suore. E’ una giornata di festa, c’è il sole, fa caldo. Ad un certo punto bacio il mio ragazzo. Un bacio rapido, a stampo, un semplice gesto d’affetto, abbinato ad un abbraccio. Dietro di noi, in lontananza, una signora sbarra gi occhi, lamentandosi con un’amica e con un uomo per ciò che i suoi poveri occhietti hanno dovuto vedere. “Ma ci sono dei bambini”. Questo sarebbe stato il suo scandalizzato commento, da me tutt’altro che carpito, ma dal mio ragazzo sì. Io la prendo con filosofia, aihnoi siamo in Italia, mentre lui no, vuole andare lì e dirgliene quattro. Ma non cogliamo l’attimo, i minuti passano, riesco a calmarlo, a fargli capire che se avranno qualcosa da ridire face to face, o molto più semplicemente se continueranno a discuterne, allora interverremo, limitandoci così ad una semplice occhiataccia. Però quel semplice labiale ci rovinò il resto della giornata. Perché senza aver fatto NULLA, ci ritrovammo nella situazione di doverci chiedere, “ma avremo fatto qualcosa di sbagliato?”. No, assolutamente no. Perché un bacio è un bacio. Che a darselo siano due gay o due etero. Non c’è nulla di sbagliato in un gesto d’amore, eppure l’Italia è piena zeppa di bigotti omofobi pronti a scandalizzarsi per così poco, trincerandosi dietro il solito ridicolo mantra ‘ma ci sono dei bambini’. Come se fosse così complesso spiegare a quei bambini che l’amore non conosce limiti sessuali, che esistono ragazzi e ragazze che si innamorano di altre ragazzi e ragazze, insegnando così loro tolleranza e rispetto nei confronti di tutto e tutti. E invece no, a quei bambini viene permesso di vedere qualsiasi porcata in tv, senza mai preoccuparsi di nulla, se non di noi, malati che OSANO baciarsi in pubblico.
Perché vi sto raccontando questo piccolo aneddoto privato?Perché tornato a riecheggiare nella mia mente nel leggere la storia omofoba di giornata, in arrivo dal bresciano. A Ferragosto due ragazzi, a Bagnolo Mella, sono stati infatti ‘aggrediti’ verbalmente perché ‘colpevoli’ di un bacio e un abbraccio in luogo pubblico.
«Eravamo stesi con il braccio intorno al collo e gli occhi chiusi, come tante coppie che ci circondavano, quando ad un tratto un uomo sulla sessantina si è avvicinato pregandoci di allontanarci. Andate nel boschetto a fere le vostre cose, non qua dove ci sono famiglie e bambini. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, credevo stesse scherzando o parlando con altri. Gli ho chiesto gentilmente di spiegarmi quale fosse il problema e mi ha detto che una bambina aveva detto alla mamma che due ragazzi si stavano baciando. Gli ho domandato perchè non rivolgesse lo stesso consiglio alle altre coppie presenti, ma quando mi ha risposto che un uomo e una donna avrebbero potuto restare, ma noi no, ho semplicemente fatto presente che anche noi abbiamo tutto il diritto di stare abbracciati. Da questo momento i toni si sono accesi. NON AVETE alcun diritto: in privato fate quello che volete, ma non in pubblico, ha rincarato l’uomo, minacciandoci poi di prendermi a calci e pugni”.
Con queste parole Davide Bosio ha raccontato la sua triste avventura ferragostiana, tinta dell’ormai tipica omofobia all’italiana. Da estirpare alla radice, prima che sia troppo tardi.

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