Glee 2: prime considerazioni

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Poco più di 12 milioni di telespettatori.
Ascolti notevoli per la prima puntata della seconda stagione di Glee, vista negli States ad inizio settimana e già finita tra le forche critiche della rete.
Puntata da promuovere oppure no? Ritorno in linea con la stagione passata oppure no?
Finalmente vista, devo dire che questa seconda stagione sta confermando le mie perplessità iniziali, ovvero che Glee NON PUO’ essere un fenomeno dalla lunga durata. Campione di vendite nei negozi di dischi e su iTunes, partito in tour per tutta l’estate, pronto a debuttare a teatro e c’è chi dice anche al cinema, lo show di Murphy comincia a sentire il bisogno di nuovi innesti, non tanto attoriali quanto prettamente CREATIVI.
Tra le novità viste nella prima puntata di questa benedetta 2° stagione c’erano quel bonazzo dalla bocca larga di Chord Overstreet, la nuova prof di soccer Beastie e soprattutto lei, la filippina dalle sopracciglia alla Beppe Bergomi Charice Pempengco. Mentre a Beastie è stato dato un minimo di senso, sia Chord che Charice sono stati letteralmente buttati nella mischia della serie, senza introdurre un minimo i loro personaggi, giustificando il tutto con dei ‘provini’. Fatti cantare (notevoli le esibizioni della gnappa filippina, Listen è pazzesca), le due new entry si sono perse in un copione dove ai vecchi protagonisti è stato dato pochissimo spazio, con una Lea Michele insopportabile ed una Sue Sylvester eletta a furor di popolo autentica prima donna. 
Non siamo ovviamente ai livelli di Desperate, che va ormai avanti per inerzia, visto che la puntata è comunque volata via leggera, tra esibizioni più o meno riuscite e battute al vetriolo, ma la sensazione è che il livello toccato dai primi episodi della scorsa stagione, quelli degli esordi, quelli in cui ogni personaggio veniva inquadrato e ben rappresentato, difficilmente potrà essere ripetuto.

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