Le mie recensioni ( si lo so…spesso da querela!!!)

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LA TERRA:

Per tutti i denigratori del cinema italiano, alla faccia vostra, ecco “La Terra”. L’8° film, da regista, di Sergio Rubini, è indubbiamente una piacevole sorpresa. In una Puglia “da western” si incrociano le storie di 4 fratelli, tanto diversi e litigiosi, uniti da un misterioso delitto. Una commedia che vira a dramma, strizzando l’occhio al giallo, accompagnata da una buonissima regia, un ottima sceneggiatura, ed una azzeccatissima colonna sonora, di Pino Donaggio. Perfetto il cast: Bentivoglio si confema un’altra volta, ce ne fosse ancora il bisogno, uno dei migliori attori italiani della sua generazione, Rubini, perfetto, si regala un ruolo da strozzino, da vera carogna, perfido e pauroso, lercio, con i capelli unti appiccicati alla testa, forfora sulle spalle,occhialoni, sulla sua piccola faccia, modi intimidatori e minacciosi, Solfrizzi stupisce, come il giovane Briguglia, gia visto in “Buongiorno notte”, e Massimo Venturiello.
Film non perfetto, da segnalare una ridicola scena di pioggia nel finale, finta e “palesemente” fatta al computer, ma gradevole, divertente, scorrevole, grazie ad un plot, ad incastri continui, davvero interessante.
Consigliato.

Voto: 6,5
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CAPOTE:

Finalmente si sono accorti di Philip Seymour Hoffman! Il “cicciottello rossiccio” da anni partecipa, sempre con personaggi non protagonisti, a piccole perle del grane schermo, da Happiness al Grande Lebowsky, da Hollywood Vermont a Boogie Nights, da la 25° ora a Magnolia da Quasi Famosi a Twister, ed ora, vivaddio, riesce ad avere un ruolo da protagonista in questo Capote, dove lui semplicemente E’ IL FILM. Hoffman diventa Truman Capote, nel fisico, nella voce, nelle movenze, lasciando tutti a bocca aperta.
Il film non è il classico Biopic, tanto di moda in questi anni ad Hollywood, visto che non ripercorre la vita di Capote, ma solo il periodo che riguardò la stesura del suo libro più celebre, ovvero “A sangue freddo”, che lo rese lo scrittore più famoso d’America. L’autore di “Colazione da Tiffany”, impiegò 6 anni della sua vita per poter completare e pubblicare il “romanzo-documento”, fece di tutto per riuscire ad ottenere dagli assassini le informazioni necessarie, tanto da prolungargli la vita, con appelli e contro appelli in tribunale,instaurando addirittura un rapporto d’affetto profondo con uno di loro. La realizzazione del libro fu così complessa ed estenuante che Capote non riuscì più a completarne uno.
Il film è terribilmente lento, e sconsigliabile è una visione notturna. Le candidature agli Oscar per miglior film e miglior regia sono, a mio avviso, eccessive (e Match Point di Allen allora, dove lo mettiamo??) ma d’altronde si racconta la storia di uno dei personaggi più importanti del 900 americano, quindi giustificabili, mentre obbligatoria era la candidatura per Hoffman, che merita assolutamente di vincere l’ambita statuetta.

VOTO:7–

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