Le Iene, si dimette il Capo UNAR e Anddos attacca: ‘i soldi dei cittadini non vengono usati per finanziare le attività dei circoli affiliati’

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Si è dimesso nel tardo pomeriggio Francesco Spano, direttore dell’UNAR costretto di fatto all’addio dopo il servizio de le Iene andato in onda ieri sera.
Una polemica infinita che ha caratterizzato la giornata politica, con i cattoestremisti pronti a strumentalizzare un filmato a dir poco ambiguo e discutibile nella sua costruzione.
Anddos, ovvero la famigerata associazione che a detta delle Iene avrebbe ottenuto oltre 50.000 euro di finanziamento pubblico per i propri circoli, dopo 24 ore di silenzio ha finalmente diramato un proprio comunicato ufficiale, smontando pezzo dopo pezzo l’intero impianto accusatorio.

Esprimiamo la più profonda indignazione per la vicenda che ha coinvolto Francesco Spano, direttore dell’UNAR. Il messaggio che è stato fatto artificiosamente passare è la sua presunta omosessualità, in palese violazione della privacy. Contestualmente è stato accusato di aver favorito un’associazione nell’attribuzione di fondi pubblici per presunti interessi personali basati solo su una presunta tessera. Nella realtà, Anddos, l’associazione in questione, è stata ritenuta idonea al finanziamento a fronte di un bando con regole e procedure precise e di un progetto presentato in partenariato con “La Sapienza” Università di Roma. A seguito di una indagine interna, riteniamo di avere sufficienti elementi per affermare quale associazione si sia resa responsabile di una tale macchinazione.
E’ importante ricordare che l’UNAR non finanzia associazioni ma progetti, che abbiano una valenza sociale contro le discriminazioni, e che non esiste passaggio di denaro da Anddos alle proprie affiliate e viceversa.
I soldi dei cittadini, quindi, non saranno usati per finanziare le attività dei circoli affiliati Anddos, che hanno piena autonomia giuridica.
Il progetto che Anddos ha presentato all’UNAR è finalizzato a sostenere e potenziare i Centri ascolto e antiviolenza Anddos (CAA), che forniscono assistenza psicologica, medica e legale gratuita a chi è vittima di discriminazioni o necessita di ascolto e informazioni sui temi della sessualità e della salute. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’associazione Wequal, annovera, tra le varie azioni, la formazione di operatori e operatrici di prima accoglienza per le diverse sedi CAA in tutto il territorio nazionale e un programma innovativo di auto-mutuo aiuto.
Anddos, Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale, è una realtà che annovera al proprio interno una pluralità di soggetti, dai circoli ricreativi, come pub, saune e discoteche, a quelli culturali, e promuove servizi essenziali come le informazioni sulle IST e la distribuzione di oltre un milione di preservativi l’anno, sostenendo anche strumenti quali il portale One Question, che si avvale della collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.
L’associazione rivendica con orgoglio l’attività dei propri circoli ricreativi, che ha permesso a intere generazioni di persone, omosessuali e non solo, di poter iniziare a vivere in serenità la propria identità, sperimentando anche la dimensione della sessualità in luoghi sicuri, al riparo da occhi giudicanti e dai rischi del web.
Abbiamo, altresì, da sempre contrastato ogni forma di prostituzione nei nostri circoli, come prova il nostro statuto, le circolari inviate ai circoli e i provvedimenti di espulsione di chi è stato sorpreso in questi eventi.
E’ grave che per il proprio orientamento sessuale una persona possa essere messa in discussione nella propria rettitudine e nella propria professionalità di dirigente della pubblica amministrazione, pur avendo svolto la propria mansione di lotta alle discriminazioni con serietà e imparzialità. L’unica accusa si restringe al fatto di aver inserito l’omofobia e le altre criticità legate alle persone Lgbti tra le priorità del proprio ufficio‘.

Chiaro, e onestamente indifendibile, il ‘granchio’ preso da Mediaset e da Le Iene, che a questo punto dovrebbero umilmente chiedere scusa per il taglio dato all’intero servizio.
Peccato che l’incalcolabile danno causato alla comunità LGBT tutta e all’UNAR sia enorme, come evidenziato dall’ultima demenziale sparata social di Mario Adinolfi.
Che, udite udite, sogna il suo Popolo della Famiglia al GOVERNO.

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