Un lettore di Spetteguless parla della tragedia della Concordia: ‘io c’ero’

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Sono giorni ormai che le tv di tutto il mondo si occupano della tragedia della Concordia, della codardia del suo Capitano, dei 20 e passa dispersi, degli 11 morti, e dei 4000 e passa sopravvissuti. Questi, nelle ultime 72 ore, li abbiamo visti ovunque. Perché non c’è programma che non si stia interessando al caso, tanto da saturare il palinsesto.
Il sottoscritto si era imposto di NON parlarne.
Perché talmente tragico e drammatico da non poter finire in un blog volutamente ‘colorato’ come questo. Fino a quando non ho saputo che Silvio Marino ERA all’interno della Concordia proprio quella notte. Chi è Silvio Marino? L’unica persona nella storia di Spetteguless a cui ho affidato una rubrica tutta sua.
Silvio si occupava della POSTA del blog, anni ed anni fa. Lo volli perché esilarante, divertente ed estremamente frizzante.
La rubrica poi finì, per volere dello stesso Silvio, stanco di alcuni commenti ‘acidi’, ovviamente anonimi, che a lui si rivolgevano. Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata. A gennaio del 2010 Silvio, 32 anni, Massage Therapist, sale a BORDO della Concordia.
Il 13 gennaio del 2012, proprio quella notte, Marino era lì, tanto da voler ora raccontare l’incredibile dramma vissuto sulla propria pelle.
Per un punto di vista, quello dell’EQUIPAGGIO a bordo della nave, decisamente angosciante e per certi versi totalmente inedito. Silvio, fortunatamente, è sano e salvo. Dopo il saltino, come da lui richiesto e per dare voce a quei dipendenti della nave fino ad oggi spesso accusati, la sua incredibile testimonianza.

13 Gennaio 2012 – Centro Benessere Samsara, deck 11-12

Silvio Marino, 32 anni – Massage Therapist a bordo dal Gennaio 2010 in attesa di trasferimento su altra nave
Il racconto sotto riportato è la testimonianza, personale, di quello che è accaduto. Dal mio punto di vista una notte che nessuno mai dimenticherà e che rimarrà per sempre nelle menti e nei cuori di chi l’ha realmente vissuta.
Non sono uno scrittore, non aspiro ad esserlo, forse questo è solo uno sfogo necessario dopo un trauma durato una notte intera, o forse che durerà per sempre.

Questa non vuole essere un’accusa ai PASSEGGERI, vittime primarie del disastro, ma solo una testimonianza a favore dei membri dell’equipaggio.

Civitavecchia è un porto di imbarco, dove circa 600 persone per la prima volta stanno per iniziare una nuova vacanza a bordo della mega città galleggiante. Noi alla Spa,al ponte 11 e 12 lavoriamo tutta la sera per cercare di mostrare il nostro meraviglioso centro benessere alla maggiorparte degli ospiti. Si chiamano “Spa Tour” e ognuno di Noi mette animo e corpo per cercare di prenotare trattamenti e rendere la crociera il più rilassante possibile.

ore 20 si cena, come al solito in attesa del meeting di fine crociera previsto per le ore 21, ma questa sera verrà effettuato con il RESPONSABILE DELLA SICUREZZA. Si scherza, sul fatto che sia Venerdi 13 e che quella mattina in palestra, qualcuno ha deciso di suonare la versione strumentale di MY HEART WILL GO ON, famosa colonna sonora del film di cui noi tutti sappiamo il titolo. Assurdo, sussurro alla mia collega Indonesiana addetta alle pulizie.

Ore 21, arrivano i responsabili che cominciano il loro TRAINING sulla sicurezza. Ci ribadiscono quanto sia importante la sicurezza a bordo e che nessuno di noi ha mai visto la gente morire o membri dell’equipaggio piangere dal panico. Per questo, la decisione sarebbe stata quella di farci ripetere tutti i drill di emergenza, ovvero quelle esercitazioni obbligatorie per riepilogare COSA FARE IN CASO DI REALE ALLARME, perchè non si è mai realmente pronti sino in fondo.

Dopo una serie di rimproveri e domande su estintori, vie di fuga etc etc, il training finisce e il nostro manager prepara le carte per il meeting di fine crociera, quello del bilancio della settimana. Si scherza ancora e si aspetta.

Ore 21 45 circa: Il centro benessere è dotato di una bellissima vasca talasso terapeutica, che è stato il simbolo dell’inizio della tragedia. Abbiamo visto l’acqua fuoriuscire dalla vasca e accumularsi su una vetrata per poi fuoriuscire e “inondare” parte della palestra. La nave si inclina per la prima volta. Qualcosa non va. Al ponte 11 non abbiamo sentito alcun botto. Solo l’inclinazione. Ci siamo guardati in faccia. La paura comincia a spargersi ma la nave si rimette in sesto quasi subito e tutti si calmano. bbiamo un problema, è evidente, ma siamo vicini alla costa. Tutto si sistema. Le luci si spengono e il panico comincia a tornare nuovamente. Dall’altoparlante parla un ufficiale A NOME DEL COMANDANTE comunicando che si tratta di un guasto elettrico, che non c’era nulla da preoccuparsi, che tutto si sarebbe sistemato a breve. Il messaggio verrà ripetuto almeno un paio di volte in più. Non ricordo orari,non ho voglia di ricordarli. Per quello ci sarà la scatola nera. Io ricordo tutt’altro. Mi consulto con il mio manager il quale ci “obbliga” a stare tutti insieme al ponte 11, di non andare al ponte 0 dove ci sono le nostre cabine, e di aspettare ulteriori comunicazioni. La luce torna e va via nuovamente. Altro comunicato. Stessa medesima comunicazione. Non sapendo dove ci trovavamo ho usato il mio Iphone per localizzare la posizione e l’Isola del Giglio appare sullo schermo. Tranquilli ragazzi, dico io. Siamo attaccati alla costa. Se abbiamo avuto un problema, ci staremo avvicinando al porto per assistenza e staremo qui per chissà quanti giorni! Si chiama dry dock. La manna dal cielo per l’equipaggio. Ovvero un pò di riposo. Si cerca di scherzare per sdrammatizzare e si sale al ponte 12 per dare un’occhiata al ponte esterno. Tutto sembra regolare. La nave sembra muoversi lentamente.

Dopo 1 ora e 20 minuti circa cominciano i segnali in codice. Il primo di “falla” e il secondo segnale (7 brevi squilli seguiti da uno lungo) di EMERGENZA. A questo punto tutti abbiamo la certezza che sta per accadere qualcosa di brutto.

TRA LA PRIMA INCLINAZIONE E IL SEGNALE DI EMERGENZA E’ PASSATA PIU DI 1 ORA

Ci dirigiamo velocemente (senza correre. Non si corre mai in nave), verso le nostre cabine per prelevare il giubbotto salvagente con il quale ci saremo recati alle nostre Muster Station, come da prassi, per allineare i passeggieri e prepararli per un eventuale abbandono nave.I passaggeri erano già AMMASSATI ovunque. Se fai passare 1 ora e più, i passeggeri, esseri umani come l’equipaggio, non si berranno mai la storia del GUASTO ELETTRICO, TRANQUILLI STATI SEDUTI. Non c’è tempo per andare in cabina. Si va alle Muster Station. Ve ne sono 2 per i passeggeri, A e B. Ognuno ha un giubbotto in cabina con scritto in quale Muster Station deve dirigersi.

Problema: il drill di emergenza, ovvero quella esercitazione dove si spiega e si mostra a TUTTI come e dove dirigersi viene fatta a SAVONA,ovvero il giorno dopo CIVITAVECCHIA. Circa 600 o più esseri umani non aveva nemmeno idea di come indossare un giubbotto salvagente. Ma nulla di cui preoccuparsi, perchè vi erano OVUNQUE membri dell’equipaggio che segnavano con la mano il ponte 4, e mostravano e sistemavano i giubbotti salvagente. Dirigevano persone verso i corridoi per raggiungere le vie di fughe. Alcuni trovavano difficoltà a capire perchè con una mano reggevano il telefonino e filmavano e in più la nave cominciava a inclinarsi. Non si possono fare tante cose contemporaneamente.

All’arrivo alle postazioni il caos regnava, i passeggeri erano già pronti ad imbarcarsi ma assolutamente sparsi e in panico.

CHI FUMAVA, CHI FILMAVA O FACEVA FOTO. Abbiamo cercato in tutti i modi di contenere il panico e rassicurare le persone in difficoltà ma come potete immaginare, ma nessuno lo dice, gestire 3000 persone non è la cosa più semplice che possa essere fatta. I giornali riportano 4200 turisti. I turisti erano 3000 circa, il resto era gente che lavorava. on sono riuscito a raggiungere la mia postazione immediatamente ma quando finalmente sono arrivato ho trovato 1 solo giubbotto disponibile per me. Indossato subito il giubbotto mi accorgo che ci sono circa 50 o 60 persone in fila per un LIFERAFT, che sono quei GOMMONI di salvataggio destinati ai MEMBRI DELL’EQUIPAGGIO. “Voi non siete destinati a questi! dovete cambiare scialuppa e dirigervi in quella direzione!!ma senza correre per favore” ho esclamato a tutti quanti. In 3 lingue diverse. E tutti mi hanno capito. I passeggeri erano mescolati, chi apparteneva alla Muster Station A era anche nella B e viceversa. Non volevano cambiare posizione e si rifiutavano di cambiare corridoio. COMPRENSIBILE. In una situazione del genere tutti avremo reagito in quel modo. Ad un’ora indefinita il messaggio di ABBANDONO NAVE. A quel punto si comincia a fare salire tutti sulle scialuppe. La nave è troppo inclinata. E’ troppo tardi per effettuare tutte le manovre in perfetta tranquillità e sicurezza. E’ evidente che si sormontano problemi su problemi con scialuppe calate in modo drastico, che si piegavano. La precedenza sempre a donne e bambini,ma viene difficile quando ci sono persone che pur di imbarcarsi, sono disposte a tutto.

I vari video report non si fermano. E nemmeno la voglia di fumarsi una sigaretta perchè stressati dalla situazione (???!!!)

I membri dell’equipaggio, una volta fatti imbarcare i passeggeri, si dirigono alle loro scialuppe. La mia è collocata al ponte 3, lato sinistro, quello con lo squarcio, quello che si alzava verso l’alto. Aspettiamo invano l’arrivo di qualcuno. La nave è troppo inclinata. Ero appoggiato di schiena alla parete e riuscivo con tranquillità ad ammirare le stelle. Ho davvero pensato che non ce l’avrei mai fatta. A quel punto invio un sms alla mia famiglia e un messaggio su facebook. La batteria del mio telefono era quasi scarica, non avrebbe retto una conversazione. 2 messaggi veloci e poi stop alle comunicazioni. Ci avvisano che da questo lato della nave non è possibile evacuare e che dobbiamo correre dall’altro lato per riuscire a scappare. Formiamo una catena umana tra membri dell’equipaggio e qualche passeggero che preso dal panico aveva deciso di seguire Noi. Ci dirigiamo verso l’altro lato della nave.

Ponte 4, Muster Station A. Non vi era quasi più nessuno. Io ricordo solo di essere stato vicino a 2 mie colleghe e una ballerina. L’acqua dal ponte 3 comincia a salire. Capiamo non vi era più tanto tempo. Chiedo alla mia collega “Sai nuotare?”, “SI, credo” risponde lei. 20 anni, primo imbarco, indossava solo la divisa a maniche corte ed era senza Lifejacket. Chiunque avrebbe fatto quello che ho fatto io. Le ho fissato il mio e le ho detto di tenerlo stretto e che io avrei nuotato senza problemi. La luce si spegne, l’acqua verde sale. Il silenzio più assoluto. Mi butto in acqua e comincio a nuotare. La testa mi gira, non sento già più i piedi. dopo 5 secondi di bracciate mi sento stanco e spossato. Chi ha provato l’ipotermia sa di cosa sto parlando. Decido di girarmi e riposare, ma quello che ho visto mi ha fatto cambiare idea. Pezzi di ferro e sdraio cadevano dai ponti alti e se mi avessero centrato non avrei mai potuto sopportare il peso. Vedo delle luci, e delle braccia. E’ uno scoglio. Sembra vicino. Per me sono passati giorni. In realtà ho nuotato per 10 minuti. Un ragazzo mi preleva dall’acqua e mi urla di correre più in alto possibile. Se la nave fosse affondata di colpo ci avrebbe preso tutti in pieno. Da questo momento in poi comincia la seconda parte del dramma. Vomito, freddo e dolore. Recupero le mie amiche, ci abbracciamo. Una di loro fa la pipi addosso, ma è calda, quindi nulla fa schifo. Non ricordo chi e come, ma abbiamo deciso di incamminarci lungo la montagnetta e raggiungere le case.

Non vado avanti. il resto è riportato dai Tg e dai quotidiani, soprattutto la prontezza e la gentilezza degli abitanti del Giglio. Abbiamo avuto coperte, vestiti, biscotti. Tutto quello che potevano fare lo hanno fatto. Io spero che il mio racconto possa fare aprire gli occhi a molte persone specialmente ai quei passeggeri che sicuramente presi dal panico e rabbia, accusano l’equipaggio. L’errore è stato ai ponti alti, AL COMANDO. Se l’abbandono nave fosse stato dato a tempo debito, si sarebbero salvati tutti e con una manovra in sicurezza. Se il 99 per cento dei passeggeri si è salvato è merito dei soccorsi a bordo e a terra. Nessuno di loro avrebbe toccato la terra ferma se uno di Noi non avesse calato la scialuppa e non l’avesse trasportata a riva.

A tutti i passeggeri che ACCUSANO I SOCCORSI DICO QUESTO. Al momento dei DRILL OBBLIGATORI DOVE TUTTI VOI VI SIETE ANNOIATI E VOLEVATE ANDARE IN CABINA A RIPOSARE O A CENA A SORSEGGGIARE IL VOSTRO VINO AL CLUB CONCORDIA PERCHE’ SIETE CARTA GOLD O PEARL, fate attenzione! SISTEMATE IL GIUBBOTTO, CONTROLLATE IL FISCHIETTO E LA LUCE SEGNALETICA. Non scattate foto o filmati dove prendete in giro il filippino di turno o un qualsiasi membro dell’equipaggio che sta muovendo le mani e il viso in modo strano.

A tutti i passeggeri che ACCUSANO L’EQUIPAGGIO DI NON PARLARE ITALIANO dico che la nave ospita passeggeri da tutto il mondo. I ragazzi parlano diverse lingue e ovviamente non si puo’ pretendere una grammatica perfetta sempre e comunque. E non mi sembra si abbiano difficoltà nel comunicare quando si gioca al Casino o si fa complain perchè la bottiglia di vino era troppo calda o fredda. Cercate di ragionare

Ripeto questa non vuole essere un’accusa ai PASSEGGERI, vittime primarie del disastro, ma solo una testimonianza a favore dei membri dell’equipaggio. Esprimo il mio cordoglio ai famigliari e amici delle persone scomparse, passeggeri e membri dell’equipaggio.
ABBIAMO PERSO TUTTO ANCHE NOI.
CI RICORDEREMO PER SEMPRE QUESTA TRAGEDIA, ANCHE NOI
Silvio Marino

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