Elliot Page sul Time, prima cover dopo il coming out: “Le persone transgender sono reali, io sono quello che sono”

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Con profondo rispetto per coloro che sono venuti prima di me, gratitudine per coloro che mi hanno sostenuto e grande preoccupazione per la generazione di giovani trans che tutti dobbiamo proteggere, vi prego di unirvi a me e di condannare la legislazione transfobica, l’odio e la discriminazione in tutte le sue forme.

Così Elliot Page, via social, ha lanciato la sua prima storica copertina Time, a pochi mesi dal coming out come ragazzo transgender. Sono pienamente cosciente di essere quello che sono“, si legge in prima pagina, con Elliot che si è concesso la sua primissima intervista dopo aver pubblicamente dichiarato la propria transessualità. Page ha rivelato a Time che sta cercando di capire sè stesso in tutti i suoi aspetti, un vero e proprio work in progress.
Capire il proprio genere, un’identità innata e rappresentata, personale e sociale, fissa e in evoluzione, è già abbastanza complicato senza dover stare sotto quei riflettori che sembrano non volersi spegnere mai, scrive la giornalista Katy Steinmetz. Ma essendo arrivato a un momento alquanto critico, Page ha sentito un profondo senso di responsabilità nel condividere la sua verità.
“Persone estremamente influenti stanno diffondendo questi miti, questa dannosa retorica: ogni giorno vedi la nostra esistenza dibattuta”. “Le persone transgender sono così reali”.

A 9 anni, ricorda Elliot, la gioia dopo il taglio dei capelli: Mi sentivo un ragazzo”. “Volevo essere un ragazzo. Chiesi a mia madre se un giorno avrei potuto essere un ragazzo“. Ma Elliot è presto diventato attore, e tutto ha preso una strada diversa. Sono diventato un attore professionista all’età di 10 anni”. “Ovviamente dovevo apparire in un certo modo“. Ovvero con i capelli lunghi, da ‘femmina’. Poi è arrivato Juno, la popolarità globale, i premi, i contratti milionari. Ma qualcosa non andava. “Non mi sono mai riconosciuto”. “Per molto tempo non ho potuto nemmeno guardare una mia foto. Era difficile persino guardare i film, specialmente quelli in cui interpretavo ruoli più femminili“. Quando è apparso in film come X-Men: The Last Stand e Inception, Page soffriva di depressione, ansia e attacchi di panico. Non sapeva, dice, “come spiegare alla gente che anche solo indossare una maglietta da donna mi faceva stare così male”. 

Nel 2014, Page ha fatto coming out come donna lesbica, nonostante per anni gli avevano detto che dichiararsi fosse impossibile, vista la sua lanciata carriera. Elliot ha trovato l’amore, ha sposato la coreografa Emma Portner nel 2018. Ha prodotto film LGBT come Freeheld e My Days of Mercy. Ma la lotta interna proseguiva. Il disagio fisico non era andato via. L’isolamento da Covid l’ha aiutato a capire. “Ho avuto molto tempo da solo per concentrarmi davvero su ciò che penso, su ciò in mille modi stavo inconsciamente evitando“. Elliot è stato ispirato da icone trans come Janet Mock e Laverne Cox, che hanno avuto successo a Hollywood vivendo in modo autentico. Gli scrittori trans lo hanno aiutato a capire i suoi sentimenti. Page si è visto riflesso nel libro di memorie di P. Carl, “Becoming a Man: The Story of a Transition”. Alla fine “vergogna e disagio” hanno lasciato il posto alla rivelazione. “Sono stato finalmente in grado di accettare di essere transgender, e di lasciarmi diventare completamente quello che sono“.

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