Madonna contro la cancel culture: “Censura spaventosa, si ha paura di dire quello che si pensa”

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“Il concetto di pace è soggettivo. Il modo in cui le persone pensano alla pandemia, ad esempio, che la vaccinazione sia l’unica risposta o la polarizzazione del pensare di essere da una parte o dall’altra. Non c’è dibattito, non c’è discussione. È qualcosa che voglio disturbare. Voglio disturbare il fatto che non siamo incoraggiati a discuterne. Credo che il nostro compito sia quello di disturbare lo status quo. La censura che sta avvenendo nel mondo in questo momento è piuttosto spaventosa. Nessuno è autorizzato a dire la propria in questo momento. A nessuno è permesso dire cosa pensa veramente delle cose per paura di essere cancellato, è cancel culture. Nella cultura dell’annullamento, disturbare la pace è probabilmente un atto di tradimento”.

Così Madonna, su V Magazine, ha preso di petto la cosiddetta “cancel culture”, tema solitamente cavalcato dai bigotti estremisti infastiditi dal fatto che non si possa più dire tutto, almeno non pubblicamente. Come se fosse davvero normale poter esternare qualsiasi boiata, dall’alto magari di decine di milioni di follower, o da un palco al cospetto di migliaia di fan. Discussione lecita ma discutibile, nel modo in cui proposta, perché alle soglie del 2022 è doveroso ribadire come non si possa giustamente dire “tutto” (pubblicamente), fingendo che quel “tutto” non comporti responsabilità e conseguenze.

Successivamente Madonna ha ricordato le difficoltà incontrate nel realizzare Madame X: “Beh, prima di tutto, tutti mi hanno detto di non farlo perché era troppo ambizioso. Perché c’erano troppe persone sul palco. Stavo cercando di raccontare troppe storie. Stavo cercando di condividere troppe cose che amo in un unico spazio e tempo. Perché le spese generali sarebbero state così grandi e, in un teatro che ospita solo 1500-2000 persone ogni sera, alla fine della giornata avrei fatto a malapena soldi, specialmente con le regole sindacali. Se ero in ritardo di mezz’ora, o anche quando eravamo alle prove di pre-produzione. Non lo sapevo, ma le regole sindacali nei teatri sono così folli e le loro ore lavorative sono dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio. E io ero tipo, “Chi lavora durante quelle ore?”. E ho detto: “Non possono semplicemente spostare le ore dalle quattro a mezzanotte?”. Questo è molto più favorevole alla nostra mentalità, quando lavoriamo, quando siamo vivi. E hanno rifiutato. E quindi tutto dopo le cinque è straordinario. Quindi puoi immaginare i conti che ho sostenuto solo durante le prove perché provavamo ogni sera fino alle tre del mattino. Dovevamo e non eravamo ancora pronti quando abbiamo iniziato il tour. Ho iniziato con 16 persone, poi ho deciso di portarne 36! “Non posso avere solo otto Batukadeira!”. Anche quelli che avevo erano ancora solo la metà. Poi ho dovuto portare tutti i musicisti dal Portogallo. Poi tutti i ballerini. Ero eccessiva perché avevo bisogno di tutte quelle persone per raccontare la mia storia. Il mio manager ha detto: “Questo sarà un disastro, perché non guadagnerai un centesimo“.

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