Leaving Neverland, i 7 punti che smonterebbero le accuse di pedofilia di James Safechuck e Wade Robson

Condividi

Comunque lo si voglia vedere, Leaving Neverland non può lasciare indifferenti. La prima parte del discusso documentario di Dan Reed, che aveva già sconvolto il Sundance Film Festival e l’America tutta, è andata in onda ieri sera, su Nove (439.000 telespettatori, share 2%), in attesa del bis questa sera, con la seconda e ultima parte. Al centro della trama le storie raccontate da James Safechuck, 10 anni all’epoca dei fatti, e Wade Robson, 7 anni, entrambi diventati amici di Jackson, affascinati, come le rispettive famiglie, dalla fiabesca vita del cantante all’apice del successo planetario.
Attraverso le interviste agli ormai trentenni Safechuck e Robson e ai loro familiari, il documentario svela i presunti abusi subiti negli anni, che hanno portato entrambi gli uomini a confrontarsi con i loro traumi a distanza di tempo, non solo come adulti ma anche come genitori.  Doc sconvolgente per l’enorme quantità di informazioni diffuse, anche se mai provate. E’ di fatto la parola di James e Wade contro Michael, morto 10 anni or sono e uscito indenne da un lungo processo, dove venne accusato di pedofilia. Ma è chiaro che le parole di Safechuck e Robson colpiscono, annichiliscono, perché affiancate da messaggi audio, video, fax, lettere e filmati di Jackson perennemente circondato da bambini. On Line, a cavallo dell’hastag #MJINNOCENT, è partita una campagna volta a smontare Leaving Neverland, abbattendo soprattutto i due grandi accusatori, James e Wade, accusati di aver mentito pur di abbracciare un briciolo di popolarità. Nel dubbio, stasera seconda e ultima parte su Nove, ore 21:30, e canzoni di Jackson scomparse dalle radio d’Inghilterra e d’America.

 

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy