Chiamami col tuo nome, il meraviglioso monologo del papà di Elio – video

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“In questo momento magari non ti va di provare alcunché. Magari non hai mai voluto provare alcunché. E magari non è a me che vorrai parlare di queste cose. Ma ovviamente qualcosa l’hai provato. Avevi una splendida amicizia. Forse più di un’amicizia. E io t’invidio. Al posto mio, la maggior parte dei genitori s’augurerebbe che tutto questo scompaia, pregando che i loro figli si rimettano in piedi. Ma io non sono un genitore del genere. Asportiamo così tanto di noi stessi per cercare di guarire prima, che quando poi arriviamo a trent’anni siamo già falliti, e ogni volta che ricominciamo con qualcun altro abbiamo sempre meno da offrirgli. Ma costringersi a non provare niente per non provare niente — che spreco!
Ne ho parlato abbastanza? Allora dirò solo un’altra cosa per schiarirti le idee. Io non ho mai avuto ciò che avete avuto voi. Ci sono andato molto vicino ma c’era sempre qualcosa che mi bloccava.
Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Solo ricorda, i nostri cuori e i nostri corpi ci vengono donati una volta sola. E prima che tu te ne renda conto, il cuore si logora, e quanto al tuo corpo, a un certo punto arriva il momento in cui nessuno lo guarderà, né tanto meno vorrà avvicinarvisi. Adesso c’è il dispiacere. Il dolore. Non ucciderlo, perché assieme ad esso se ne andrebbe pure la gioia che hai vissuto“.

Una delle più intense e straordinariamente emotive scene cinematografiche dell’ultimo decennio. Più genitori come Michael Stuhlbarg aka Sig. Perlman e vivremmo in un mondo straordinariamente migliore.

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