Italia meta gay friendly? L’incredibile risposta del sottosegretario al turismo

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E’ di giorni fa la notizia dell’appello lanciato da Vogue Italia al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Francescini, affinché elabori un’offerta che incrementi in Italia il turismo LGBT.
Pochi giorni dopo è arrivata la replica dell’Onorevole Dorina Bianchi, Sottosegretario al Turismo, che lascia onestamente basiti.

Caro Direttore,
ho letto con interesse il Suo appello a trasformare l’Italia in una gay destination e a puntare sul turismo lgbt. Sono Sottosegretario al Mibact con delega al Turismo e per questo ho ritenuto opportuno dare una risposta da parte di un Governo che ha deciso di puntare su un settore strategico, ma da sempre relegato in secondo piano, e che ora finalmente sta avendo da parte l’attenzione che merita in virtù della nostra innata vocazione turistica.
Siamo il Belpaese per antonomasia!
Per noi l’Italia – con i suoi 51 beni riconosciuti dall’Unesco i 3.609 musei, quasi 5.000 siti culturali tra monumenti, musei e aree archeologiche, 46.025 beni architettonici, 34.000 luoghi di spettacolo, centinaia di festival e iniziative culturali, tradizioni che animano i territori – è prima di tutto la patria del turismo culturale e la cultura è di per sé stessa aperta e inclusiva.
L’Italia è un paese per tutti.
Siamo un vero e proprio museo a cielo aperto: ovunque si viaggi si possono ammirare capolavori di architettura, la bellezza delle nostre opere d’arte, la suggestione delle nostre città antiche e dei nostri monumenti.
Pertanto, trasformare l’Italia in una meta esclusiva del turismo lgbt sarebbe riduttivo rispetto alle nostre potenzialità. La passione per i viaggi accomuna uomini e donne indistintamente dalla loro età, cultura, estrazione sociale e dal loro orientamento sessuale.
La nostra offerta turistica, che puntiamo a diversificare e destagionalizzare, si rivolge a tutti senza distinzione alcuna. Il nostro obiettivo è, piuttosto, integrare.
L’Italia è talmente ricca di opportunità da poter riservare la soluzione di vacanza ideale per ogni desiderio. Dal mare alla montagna, dal piccolo borgo alla grande città d’arte, dal turismo balneare al turismo business, dal turismo termale al turismo religioso. Un vasto ventaglio di offerte che ci rende unici al mondo.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento l’Italia era una destinazione prediletta dagli aristocratici omosessuali europei, per via dell’assenza di leggi discriminatorie. Capri, Taormina, Venezia e Firenze erano le mete più frequentate.
E ancora oggi non mancano le mete italiane riconosciute dalla stessa comunità lgbt: basti pensare a Gallipoli, a Torre del Lago, alla gay street a Roma, al santuario della Madonna di Montevergine.
Una recente ricerca della BIT di Miliano conferma che, anche a seguito delle nostre scelte legislative, il turismo lgbt in Italia è in ascesa e accanto alle mete più classiche cresce la richiesta da parte dei viaggiatori lgbt di destinazioni ed esperienze di viaggio alternative. Il turismo Lgbt è uno di quei comparti che risente dell’effetto positivo del buon andamento del settore: secondo le nostre previsioni nel solo 2017 avremo un aumento dei flussi turistici internazionali del 4,1%.
Inoltre, siamo all’ottavo posto come Paese più gay friendly.
Del resto, chi non ha mai sognato di trascorrere la stagione delle vacanze in uno dei più bei Paesi del Mediterraneo, con la sua infinita bellezza naturale, una ricca cultura e una vastità enogastronomica?
Dunque, posso dire con estrema soddisfazione che siamo attenti a ogni esigenza, senza distinzioni.
L’Italia è unica e per questo è la meta ideale per tutti.

La gay street di Roma da sbandierare quasi con orgoglio, nei suoi 50 metri di pub chiusi a macchia di leopardo perché colpevoli di coprire il cono di luce del Colosseo e ad oggi ancora limitati dalla mancata pedonalizzazione.
Gallipoli.
Torre del Lago.
E dovremmo andar fieri di queste tre misere destinazioni, quando Paesi come la Spagna si stanno letteralmente arricchendo con proposte LGBT che portano centinaia di migliaia di turist l’anno tra Madrid e Barcellona?  Nessuno, poi, ha chiesto di tramutare l’Italia in una meta SOLO per i gay.
Qui si parla per l’appunto di diversificare, di ampliare il bacino d’utenza, di ammaliare possibili e ricchi orizzonti, come ribadito da Vogue Italia con la puntuale e doverosa risposta.

Gentile Sottosegretario Bianchi,
grazie per l’interesse puntuale dedicato al nostro Manifesto e grazie per la solerzia con la quale ha voluto rispondere, seppur nella diversità di vedute: Vogue Italia ama la varietà, che si tratti di colori, di opinioni, e soprattutto di umanità.
Ci permetta però di spiegarLe nuovamente: invitando Lei e il ministro Dario Franceschini a concepire una strategia di attrattiva turistica rivolta ai viaggiatori LGBT (è l’Onu che lo suggerisce, non noi), non intendevamo certo suggerirLe di trasformare l’Italia in una “meta esclusiva del turismo gay”, come scrive nella sua risposta. Si tratta di profilare l’offerta, non di incanalarla. È marketing, non buonismo e nemmeno politica. Bolzano del resto pubblicizza i suoi musei senza per questo temere di perdere gli sciatori. Firenze canta le sue colline senza il timore che gli appassionati di trekking tolgano il posto ai visitatori degli Uffizi.
E ancora: Lei sostiene che il turismo gay in Italia risulti in crescita: forse. Ma uno 0 che diventa 1 non è abbastanza, non crede? E Roma, caput mundi, risulta ancora diciassettesima nelle classifiche di gradimento del popolo Arcobaleno, che ci viene ma non ci torna, preferendo Barcellona, Berlino, Tel Aviv. E se qualcosa si muove, sappia che è molto dovuto all’ingresso del nostro Paese tra le nazioni che ammettono le unioni civili tra persone dello stesso sesso: una conquista di questa Legislatura, varata non senza polemiche che certo Lei ricorderà, che ha garantito al Paese uno status più moderno e attraente agli occhi del mondo. E per il popolo LGBT, che ancora combatte per molti diritti elementari, il fatto di sentirsi esplicitamente benvoluto è un fattore importante. Non è sufficiente dire che a Torre del Lago si può venir bene accolti (gentile Sottosegretario, non da oggi). O che a Gallipoli si può danzare fino all’alba e scambiarsi un bacio tra la folla. Occorre avere il coraggio di pubblicizzare locali, festival, saune, negozi, dove un viaggiatore gay possa trovare non solo la bellezza, ma anche qualcosa che riguarda la sua identità. È una questione di interesse nazionale. Ci sono in ballo sette miliardi di euro di indotto e un ancor più prezioso arricchimento culturale.
Ci auguriamo che il dibattito, grazie e Lei al ministro Franceschini, che immaginiamo altrettanto interessato all’argomento, possa partire al più presto.
Cordiali saluti,
Vogue Italia

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