5 marzo a Roma, l’ennesimo comunicato delle associazioni glbtq: in piazza per unire e non per dividere

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Lo ammetto, ho perso il conto.

Una legge non c’era e ora c’è. Il Parlamento doveva farla perché l’Italia è stata sanzionata dalla Corte Europea per non avere ancora adottato una legge che garantiva i diritti delle coppie omosessuali. È questo il quadro in cui si inserisce la legge che adesso arriverà alla Camera. Un passo dovuto. Che ha tuttavia lasciato fuori il tema dei diritti dei nostri bambini, dell’uguaglianza dei progetti di vita, dell’omogenitorialità. La legge si farà e nessuno ne chiede il ritiro. Comprendiamo la soddisfazione di molti per questo risultato ma festeggiare dopo lo strappo che è stato compiuto pare davvero insostenibile.
Il momento giusto è adesso: è il momento di chiedere tutte e tutti insieme rispetto pieno delle nostre vite, pieno riconoscimento dei nostri diritti e di quelli dei nostri figli e delle nostre figlie, che oggi restano esposte a una discriminazione insopportabile; il nostro obiettivo rimane quello di sempre, il matrimonio egualitario.
Non sarà il movimento a decidere come e quando il matrimonio sarà legge, spetta al Parlamento darci una risposta soddisfacente, noi sappiano solo che è già tardi. Il nostro compito comune è tenere alta l’attenzione sulle nostre rivendicazioni e rilanciarle senza permettere che vengano dimenticate o messe in un angolo.
La manifestazione del 5 marzo è per unire e non per dividere. Siamo tutti e tutte uniti nel rivendicare uguaglianza di diritti, ma anche per celebrare noi stessi, le nostre battaglie, le nostre vite e il nostro orgoglio. Insieme a tutti coloro che credono in un paese laico e civile“.

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