Quo Vado?, se il web glbtq spara (gratuitamente) a zero contro Checco Zalone

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Premessa fondamentale: non sono mai stato un fan di Checco Zalone.
Detto ciò, Quo Vado?, suo 4° film che sta sbriciolando tutti i record d’incasso sul suolo italico (31.230.640 euro d’incasso in 5 giorni con 4.353.340 spettatori paganti), è una commedia tutt’altro che stupida, assai attuale, estremamente divertente e da lui trascinata. Un film che prende di mira quell’Italia che tanto ci fa orrore, soprattutto se vista dall’estero, e che in molti associano proprio alla (finta) ignoranza del comico nato a Zelig (laureato in giurisprudenza), dissacrante e cinico di suo con tutto e tutti (è anche abbondantemente razzista e maschilista, perché è con l’estremizzazione che li ridicolizzi). Un boom epocale che a molti, ovviamente, infastidisce. In tanti, troppi, hanno sparato a zero contro quegli italiani che son corsi a vederlo al cinema, bollandoli come idioti, cretini e figli di un Bel Paese da dimenticare, cannando completamente l’obiettivo (cercare ‘leggerezza’ cinematografica non è reato). La comunità glbtq, poi, ha sempre detestato Zalone (sottoscritto in primis), sin da quando in Cado dalle Nubi diede vita a quel Gli Uomini Sessuali (era il 2009) che fece tanto clamore (per non dire orrore). Poi nel 2011, ovvero 5 anni fa, Checco rilasciò un’intervista in cui si diceva favorevole alle unioni civili ma contrario alle adozioni per i gay. Intervista che ieri, inspiegabilmente, è ricicciata fuori in decine di blog, come se fosse stata fatta in settimana. Sui social è esplosa, con insulti vari a traino nei confronti di un comico che in 5 anni ha fatto km di strada anche sull’argomento. Perché chiunque abbia visto Quo Vado? (tipo lo 0.3% di chi lo sommerge di merda) sa che Zalone si è concesso persino un matrimonio gay, all’interno del film, sottolineando come la ‘civile’ Norvegia sia anni luce avanti a noi, ed evitando facili battutacce di qualsiasi tipo. Ora, Zalone non sarà mai un volto spendibile per i diritti dei gay, mi pare ovvio, ma da qui a raschiare il fondo dell’informazione spacciando per attuale un’intervista vecchia di un lustro, con tutte le conseguenze del caso (si può cambiare idea, al mondo, vedi Hillary Clinton), ce ne vuole. Nascondersi poi dietro il muro del finto snobismo cinematografico che schifa un certo tipo di settima arte è ancor più ipocrita, visto e considerato che molti di noi/voi nuotano a braccia aperte tra trash e kitsch, condividendo gif di Tina Cipollari come se non ci fosse un domani e cullando con orgoglio orrendi scult passati alla Glitter / Favola / Croassroads. E allora di cosa diamine stiamo parlando? Di isterismo glbtq. Ovvero dell’ultima cosa che ci serve in questo preciso momento storico, che tra 12 giorni vedrà il DDL Cirinnà sbarcare finalmente in aula al Senato. Perché a dover legiferare, fortunatamente, non sono gli Zalone di turno. Quindi anche sticazzi della (vecchia) opinione di un comico.

P.S. se proprio volete riempirvi la bocca di ‘settima arte’ cacciate 8 euro per vedere quei capolavori di genere che sempre più spesso escono anche nelle sale d’Italia, per poi venire quasi sempre  snobbati. Vedi il meraviglioso Carol, da ieri al cinema.

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