Venezia 2015, Leone d’Oro al titolo QUEER Desde Allà

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Il trionfo a sorpresa. Contro ogni pronostico della vigilia il venezuelano Desde Allà di Lorenzo Vigas si è portato a casa un clamoroso Leone d’Oro, zittendo quei critici della stampa cartacea nazionale che l’avevano ingiustamente stroncato.
Esordio alla regia di Vigas, Desde Allà era il mio favorito nella sezione QUEER LION, poi assegnato a The Danish Girl. Un titolo che si riferisce a quella ‘lontananza’ che porta il protagonista Armando, anziano boghese dai modi algidi ma gentili, a guardare ma ‘non toccare’ ciò che più lo attrae, vedi giovani da pagare profumatamente per arrivare all’orgasmo. Guardandoli nudi, di spalle. E nient’altro.
Un anomalo queer movie in quanto giocato su una doppia mancata ‘accettazione sessuale’ da parte dei due protagonisti. Da una parte il silenzioso Armando, che abborda ragazzi da pagare profumatamente; dall’altra l’apparente omofobo Elder, quasi schifato dall’iniziale proposta dell’uomo ma con il tempo sempre più affascinato dalla sua gentilezza ‘paterna‘. Perché un padre amorevole, entrambi, non ce l’hanno mai avuto. Quello del ragazzo, per dire, è finito in carcere per aver ucciso un ‘suo amico’, dopo ovviamente averlo massacrato di botte. Ed è su questo sottile filo ‘paterno’ che Vigas costruisce l’intera pellicola, motivando di fatto il comportamento dei suoi due attori. Girato in una Caracas tanto povera e delinquenziale quanto tendenzialmente omofoba, Desde Allà ruota attorno ad un anomalo rapporto di coppia tra attrazione e repulsione, sete di rivalsa e redenzione, immancabili cliché e incolmabili distanze emotive e comportamentali. Perché certe realtà, vuoi o non vuoi, solo ‘da lontano’ hanno licenza di esistere. 10 anni dopo lo storico trionfo di Brokeback Mountain, il presidente di giuria Alfondo Cuaron ha così voluto celebrare la cinematografia queer con la più impronosticabile delle vittorie. A questo punto da portare nei cinema d’Italia.

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