I segreti di Osage County – miracolo Meryl Streep e resurrezione Julia Roberts

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Oddio ancora una nomination agli Oscar per Meryl Streep? Ma bastaaaaa!‘.
In tanti l’hanno scritto/pensato/urlato, la scorsa settimana, quando la leggendaria Meryl, 3 volte Premio Oscar e 18 volte nominata è entrata tra le cinque attrici dell’anno firmate Academy.
Al suo fianco Cate Blanchett, strafavorita per la mastodontica prova d’attrice in Blue Jasmine, la deliziosa Judi Dench, la sempre bravissima Amy Adams e la sorprendente Sandra Bullock di Gravity. Fuori, purtroppo, la pur brava Emma Thompson, a detta di molti ‘scippata’ proprio dal Diavolo che vestiva Prada.
Ma che nulla può se oggettivamente 2 spanne sopra tutte le altre.
Perché la Streep de I segreti di Osage County, malata, crudele, quasi disumana, drogata, sfatta, sbiascicante e violenta, è semplicemente spaventosamente brava. Un talento inarrivabile per chiunque altro, che ha di fatto ‘OBBLIGATO’ l’Academy alla più meritata delle candidature, frenata solo dalla Blancett alleniana perché in caso contrario sarebbe stato QUARTO Premio Oscar.
Un film inspiegabilmente fatto fuori dalla Top10 principale, quello di John Wells, perché splendidamente e con coraggio sempre sull’orlo di più generi, oscillando continuamente tra dramma e commedia, tanto da cavalcare a tratti la ‘dark comedy’. Un film di donne, fatto da donne e da tutti interpretato magnificamente. Perché al fianco di una Streep che strappa standing ovation assistiamo all’attesa rinascita di Julia Roberts, per troppi anni lontani dal Cinema che conta e qui fantastica nello specchiarsi sul volto di una madre che tanto odia, anche se a lei assai simile. Impossibile poi dimenticare il resto di un cast straordinario. L’esplosiva Margo Martindale, sorella della Streep che cela segreti, come tutti in famiglia d’altronde; l’animo gentile di Chris Cooper, unico personaggio a salvarsi da una mostruosità che coinvolge e colpisce chiunque all’interno della trama; il poco responsabile Ewan McGregor, marito traditore della Roberts nonché padre della viziata e ribelle Abigail Breslin; una resuscitata Juliette Lewis, qui oca di proporzioni bibliche; il sempre più lanciato Benedict Cumberbatch, credibile anche nei panni di un’idiota; e Sam Shepard, padre di famiglia ubriacone e scomparso a cui viene dato il compito di dare il via alla storia. Perché sarà proprio la sua sparizione a riunire le 3 figlie di Violet Weston, ovvero la Streep, ad Osage County, scoperchiando menzogne, verità mai raccontate e antichi rancori, riusciti nell’impresa di maturare e diventare pericolosissimi con il passare del tempo. Tanto dall’esplodere, in queste lande desolate del Midwest in cui ad agosto si muore di caldo, tra risate e terribili accuse, botte e padellate (preparatevi al pranzo da funerale più incredibile di sempre).
Una pièce teatrale di Tracy Letts arrivata fino a Broadway, dove ha vinto un Tony Award, per poi farsi cinema. Di qualità, dal taglio indipendente, dalla regia avvolgente e ‘piegata’ ai suoi interpreti e dalla scrittura appassionante, in una ‘guerra’ famigliare in cui tutti trovano il modo per rinfacciare qualcosa ad un parente, crescendo di stupore e tensione scena dopo scena. Al centro di tutto proprio lei, la DIVINA Meryl, madre incredibile per quanto ingestibile e cattiva, nei confronti di quelle figlie fuggite e incapaci di amarla. Un terrore di donna, cresciuta da una madre assente e quasi diabolica, tanto da segnarle l’esistenza in quando mamma ed essere umano. Solo all’apparenza privo di anima, ma in realtà alla disperata ricerca d’affetto. Perché da tutti abbandonata, marito suicida compreso. Lasciandosi dietro segreti inconfessabili finalmente pronti a venire a galla. All’ombra del fiammeggiante sole di Osange County che dopo due ore di ingiustificabili follie umorali finirà comunque per fartela amare. In quanto Premio Oscar VIVENTE. D’altronde essuno come lei, sua maestà Meryl Streep. Film da non perdere, dal 30 gennaio al cinema.

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