Berlino e il Capodanno 2013: appunti sparsi

Condividi

Premessa. Non ero mai stato a Berlino, così come in Germania.
Ora, 5 giorni a disposizione per ‘vedere’ il meglio della città sono perfetti, nel momento stesso in cui dite SI’ ai 6/8 km al giorno, da fare ovviamente a piedi. Perché solo A FETTE si può ammirare quello che in metropolitana non potreste mai osservare. Ovvero l’architettura di Berlino, fiore all’occhiello di una Capitale che io ‘riassumerei’ così:

– Schöneberg: non vi fidate dei luoghi comuni, che vogliono il QUARTIERE GAY di una grande città d’Europa come il MEGLIO su piazza. Perché Berlino e la triste e depressiva Schöneberg (lato gayo) sono la CLAMOROSA eccezione. Tra le sue cupe stradine potrete trovare SOLO e soltanto cruising bar, negozi leather, osceni pubbetti di quarta categoria, e un ENORME e splendido teatro trasformato in locale, il Goya, al cui interno, una volta al mese, va in scena la serata gay PROPAGANDA. A dir poco orrida. Perché tra una manetta, un pantalone di pelle, un baffo e il cattivo gusto nel vestire, i froci tedeschi si fanno ammirare per un’altra particolarità. La musica DE MERDA che ballano ed ascoltano. Mangiare a Schöneberg, tra le altre cose, è praticamente impossibile. Tranne un paio di rare eccezioni, ovvero il MORE, dove urge prenotazione, e l’ottimo ma più sfanculato La Cocotte, dove verrete travolti dalla cucina francese. Per il resto passabile lo Tza Tza Burger, con l’incubo colazione che si farà strada ogni mattina. In conclusione, nel caso in cui vogliate andare a Berlino, NON prendete una stanza a Schöneberg (o almeno NON in inverno), perché in giro per la città c’è molto di meglio.
– voto 8 al trasporto metropolitano. 24 ore su 24 nel weekend, fino alla mezzanotte durante la settimana. 28 euro l’abbonamento settimanale. Ma attenzione, perché qui non esistono i tornelli. Fossimo in Italia nessuno pagherebbe una mazza, nella speranza di non incrociare il controllore, visto e considerato che si può entrare ed uscire liberamente. Ma in Germania tutto ciò è inammissibile. Biglietti pagati e timbrati da tutti. Controllore beccato una sola volta in 6 giorni. Quando si dice un Paese civile.
– voto 8 alla tassa del 19% messa sui consumi. Compri una bottiglietta d’acqua da un bar qualsiasi dopo aver letto che costa 1 euro e 95? Splendido. La pagherete il 19% in più. Tutto ciò per qualsiasi cosa voi acquistiate. Dalla colazione al ristorante, dal croissant al cappuccino. Evasione abbattuta, Stato più ricco, maggiori servizi per i cittadini tedeschi, che potranno poi ovviamente scaricare il tutto. Germania chiama Italia. Qualcuno risponda.
– voto 4 ai gay tedeschi. Ammazza che scrondi.
– voto 2 alla cucina tedesca. Wurstel, cipolla, cetrioli. E ancora wurstel. Ovvero come descrivere l’intera cucina di una nazione. Che mangia di MERDA. No, non è un luogo comune.

– voto 7 al Museo del Cinema, purtroppo calante nella parte più contemporanea, con gli ultimi 30 anni troppo rapidamente illustrati. Ma con Marlene si vola alto.
Voto 1 allo STILE: no fashion, siamo crucchi. Visto l’atroce look di un tedesco, li hai visti tutti. Gay compresi. Roba da non crederci.

– voto 9 al Museo Ebraico. Struttura magnifica. Spazio immenso. Rappresentazione a tratti straziante. Solo 5 euro. Un monumento storico.
– Voto 2 al Museo del Movimento Omosessuale Tedesco: praticamente una stanza, con 4 pannelli in croce, qualche quadro, due abiti, un po’ di foto, didascalie solo e soltanto in tedesco, e poco altro. Un vero e proprio orrore. Appena accennato l’omocausto. Del tutto passati inosservati gli ultimi 20 anni. 5 euro l’ingresso. Un disastro.
– voto 4 al Museo d’Arte Contemporanea: posto sbalorditivo. Una ex stazione ferroviaria fatta museo. Enorme. Peccato che al suo interno domini l’inutilità, a parte un paio di opere targate Andy Warhol. 7 euro l’ingresso. Assai deludente.
– voto 7 al Museo della fotografia dedicato ad Helmut Newton: non solo quantità, ma anche qualità. Non solo struttura, ma anche contenuto. Helmut Newton a 360°, tra moda e privato, tra donne nude e tacchi a spillo.
– voto 3 al prezzo dell’acqua: 6 euro al ristorante a bottiglia. Fino a 4 euro in giro per la città. Con tassa del 19% da aggiungere. E poi ci lamentiamo dell’Italia.

– voto 10 all’architettura: tradizione e modernità che si scontrano/incontrano ogni 100 metri. Berlino è un continuo stupore, da questo punto di vista. Visitarla significa osservarla dal basso verso l’alto, con gli occhi rivolti ovunque, tranne che sul marciapiede. Perché ci sarà sempre un palazzo a meravigliarti, un ‘murales’ a toglierti la parola, un grattacielo a sbalordirti, una chicca architettonica a farti sua. Ricostruita in 20 anni, Berlino è una città in perenne crescita. Ovunque si vedono enormi gru pronte ad edificare. Dal centro alla periferia, è tutto un cantiere a cielo aperto, che continua ad aggiornarsi, meraviglia dopo meraviglia.
– voto 8 a tutto il centro storico. Dalla straordinaria stazione di Hackescher Markt all’infinito ‘antennone’ di Alexanderplatz, passando per Hackesche Höfe e la deliziosa Rosenthaler Straße, in cui sorge il ‘bar’ più fico della città: Cafe Cinema.
– voto 8 a tutta Potsdamer Platz. Dai mercatini natalizi con PESCE fritto finalmente in alternativa a quei cazzo di wurstel al palazzone in stile anni 20 tirato su da Renzo Piano, tra grattacieli di vetro e il Sony Center, vero e proprio capolavoro architettonico.
– voto 5 a Kreuzberg. Sarà anche il quartiere del ‘momento’, che tutti vogliono e tutti amano. Ma a me sto incrocio tra San Lorenzo e il Pigneto, esclusi i palazzoni disegnati, ha fatto un po’ cagare.


– voto 8 all’East Side Gallery: 2 km di Muro, rimasti volutamente intatti, e diventati GALLERIA d’arte. Per non dimenticare un orrore durato quasi 30 anni, che ha innegabilmente segnato l’intera città, tra un graffito e un murales.
– Voto 4 all’illuminazione cittadina: al calar della sera, Berlino si spenge. Monumenti al buio, strade cupe, lampioni fatiscenti. Il perché una città così ricca ed ammaliante sia letteralmente lasciata all’oscurità rimane un mistero.
– voto 9 alla gay life: essere omosessuali a Berlino significa essere serenamente accettati per quel che si è. Volete far shopping borchiati, vestiti di pelle e con manette nel pieno del pomeriggio, neanche foste uno dei Village People? A voi l’onore. Perché a squadrarvi saranno solo e soltanto i turisti.

– voto 8 alla Colonna della Vittoria: è il Cielo sopra Berlino di Wenders che diventa realtà. Reale e imponente, ma anche simbolo della comunità gay, dopo il Pride cittadino di 10 anni fa che vide un milione di omosessuali tedeschi scendere in strada. Unica rottura di coglioni: i 977.000 scalini da fare per salire fino in cima. Non esistono ascensori, ma solo UNA scalettina a chiocciola. Vi farete un culo così, ma ne varrà la pena.
– voto 2 al brecciolino su strade e marciapiedi: ovunque voi siate, camminerete su dei fastidiosissimi ‘sassolini’. Dopo 6 giorni di scrunch scrunch arriverete ad odiarlo. E con voi le vostre scarpe.
– voto 4 all’accoglienza: sono tedeschi. E ho detto tutto.
– voto 7 al Capodanno in piazza: immaginatevi la scena. 2 km di strada TUTTA dritta, in pieno centro, strapiena di bancarelle, giostre e palchetti musicali di varia misura. In fondo la Porta di Brandeburgo, e una decina di maxi schermi. Nel mezzo una Ruota Panoramica perennemente attiva ed illuminata, e due milioni di persone festanti. Praticamente una super festa dell’Unità, pensata e realizzata per Capodanno. Un fiume di birra ed alcool pronto a scorrergli dentro, una stanchezza che LEVATE e un concertone che in confronto il nostro Capodanno con Carlo Conti è paragonabile a Live Aid. Perché dopo aver assistito ad uno show televisivo tedesco, con cantanti tedeschi, regia tedesca, ballerine tedesche, acconciature tedesche ed ironia tedesca, rimpiangerete non solo Sanremo, ma anche la Domenica nostrana targata Barbara d’Urso. Anche se ritrovarsi sul palco i Blue, i Pet Shop Boys (che non si è cagato nessuno, essendo usciti alle 00:01, ovvero nel PIENO dei festeggiamenti e dei magnifici fuochi d’artificio), una tiratissima e svociata Bonnie Tyler e Loreen, tra una marea di popstar germaniche a me sconosciute e un’infinità di crucchi mbriachi, ha comunque fatto piacere.
– voto 6,5 al mercatino delle pulci domenicale. Si chiama Berliner Troder und Kunstmarkt, ed è un appuntamento fisso per le domeniche berlinesi. Non è Portobello, e si vede, ma il mercatino delle pulci tedesco si fa ammirare, tra inutili cianfrusaglie, follie da DDR anni 70, patate fritte e cibarie varie.
– voto 6,5 allo Zoologischer Garten (Zoo) und Aquarium: chi di noi non è cresciuto ‘soffrendo’ tra le pagine di Christiane F.? Probabilmente tutti. Anche se di ‘quella’ Berlino, alle porte dello Zoo, c’è fortunatamente davvero rimasto poco e nulla.
– voto 10 ai lettori di Spetteguless che ANCHE in Germania si son fatti vedere.
– voto 8 al mio intestino che ha sopportato il peso della stitichezza. Praticamente 6 giorni senza cagare neanche una pallettina da pecorella. E tutto questo dopo aver ingurgitato 998 kg di carne e schifezze varie. Una volta tornato a Roma, e al mio cesso, è suonata Fireworks in tutto il palazzo.
– voto 8 ai pretzel con formaggio. Ammazza che boni.
– voto 9 al Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Semplice ma imponente. Straziante ma affascinante.
– voto 8 al meteo che ci ha graziato. Temperature sempre sopra lo zero.
voto 10 alle colorate tubature per l’acqua che disegnano lo skyline cittadino. Una genialata colorata che solo questa splendida città, risorta dalle ceneri grazie a forza e coraggio, poteva sposare.

Voto 9 al mio uomo che mi ha letteralmente fatto da navigatore satellitare, visto che il sottoscritto riesce a perdersi persino nella ‘sua’ Roma. Io alla ‘cartina’, lui alla ‘guida’, tra cartelli impronunciabili e linee metro ad incastro, Berlino è stata nostra.

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy