Ma come fa a far tutto?: Recensione in Anteprima

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Ma come fa a far tutto?
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 23 settembre
Pubblicata DA ME su CINEBLOG.it

Ma come fa a floppare? Dinanzi ad un romanzo riuscito a vendere oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo, rimasto per 23 settimane nella classifica di vendite del New York Times, definito da Oprah ‘l’inno nazionale delle madri lavoratrici’, qui adattato per il grande schermo da Aline Brosh McKenna, sceneggiatrice de Il Diavolo Veste Prada, portato in sala dal regista dell’ottimo Emma ed interpretato da colei che per un decennio ha ‘rappresentato’ le donne d’America in tv, si rimane di sasso nel constatare l’autentico disastro al botteghino a cui è andato incontro Ma come fa a far tutto?. Costato 24 milioni di dollari, il film della Weinstein Company ne ha incassati meno di 5 all’esordio, ottenendo inoltre un fiume di stroncature da parte della stampa americana.

Risultati impensabili alla vigilia, viste le buone premesse, e sinceramente immeritati, per non dire ingiustificati. Perché Ma come fa a far tutto? non sarà Il Diavolo Veste Prada, ne’ una di quelle commedie che rimarranno negli annali della storia del cinema, ma si fa guardare, strappando risate e consensi, soprattutto da un pubblico decisamente femminile. L’impressione, ormai concreta, è che i critici d’America si accaniscano quasi per partito preso contro Sarah Jessica Parker, indimenticata Carrie Bradshow per anni celebrata e premiata ( 4 Golden Globes vinti), e improvvisamente quasi ‘odiata’, se non vista con disprezzo. Ingiustamente. Perché se le sue ultime due fatiche, Sex and the City 2 e soprattutto Ma che fine hanno fatto i Morgan?, meritarono tutte le stroncature del caso, questo I Don’t Know How She Does andrebbe rivisto con maggiore distacco, e probabilmente rivalutato.

Kate Reddy è una moglie, una madre, una donna in carriera ed evidentemente è dotata di abilità paranormali per come riesce a tenere tutto in equilibrio. La sua vita è frenetica, ma ha un marito fantastico, Richard , un architetto che di recente si è messo in proprio, due figli adorabili, Emily, che sta per compiere sei anni, e Ben, un bambino che la adora. Kate è anche una donna che ama il suo lavoro. È la responsabile degli investimenti nella filiale di Boston di una società finanziaria di New York, lavoro che spesso la porta a viaggiare, cosa che le complica non poco la sua vita familiare. I colleghi, gli amici e i parenti dicono tutti la stessa cosa quando parlano dell’abilità di Kate di conciliare ogni aspetto della sua vita: “Ma come fa a far tutto?”. Fino a quando il destino non la porta ad ‘esplodere’, dovendo così scegliere quale strada prendere… per iniziare finalmente a ‘vivere’.

Il trionfo del femminismo sul grande schermo. E chi chiamare se non lei? Dopo aver vestito i panni della donna ’single’ d’America per quasi 10 anni, Sarah Jessica Parker indossa ora quelli della ‘madre’ d’America, della moglie, in carriera e in grado di conciliare i mille impegni che solitamente caratterizzano le giornate delle donne di tutto il mondo. Più che donne giocolieri, perché capaci di lanciare in aria piatti su piatti, riuscendo comunque a tenere in equilibrio appuntamenti di vario tipo, stupendo gli uomini che le circondano.

Partendo da un romanzo di successo, tanto di critica quanto di pubblico, Douglas McGrath ha provato a raccontare una storia che potrebbe avere come protagonista migliaia, se non milioni di donne sparse in giro per il Pianeta. Proprio questa particolarità, che portava le lettrici ad identificarsi nella protagonista del romanzo, ha influito sul boom del libro, riedito in Italia da Mondadori. Nell’adattare il tutto per il grande schermo i tratti principali di Kate Reddy, ovviamente, sono rimasti, anche se ‘rielaborati’ sul volto e sulle caratteristiche fisiche di Sarah Jessica Parker, autentica protagonista del film.

Una Parker che strappa varie risate, soprattutto quando si ritrova a dover affrontare l’arrivo delle pulci, vestendo i panni di una donna probabilmente troppo zuccherosa e smielata, impeccabile e quasi sempre sorridente, tanto da apparire ‘inesistente’, per non dire fantascientifica. Nel trasformare il romanzo in immagini Douglas McGrath e Aline Brosh McKenna si sono inventati una costante voce fuori campo, con fastidiosi ed evitabili giochi grafici che spuntano sul grande schermo come nel fortunatamente dimenticato Che Pasticcio Bridget Jones, dando alla commedia un tocco quasi ‘documentaristico’, grazie a varie interviste agli ‘amici’ della protagonista da inserire all’interno del film ad intervalli regolari.

Ciò che ne esce fuori è una commedia pensata, scritta, diretta, montata e uscita in sala per un pubblico femminile, che teoricamente non dovrebbe disdegnare il risultato ottenuto, grazie ad una serie di battute sicuramente riuscite e a tratti divertenti, che in molti casi colpiscono sul mento colui che da sempre le umilia, sottomette, sfrutta e in molti casi disprezza. Ovvero l’uomo. Se registicamente il film non eccelle in qualità, c’è da dire che Douglas McGrath non combina neanche i disastri annunciati negli Usa, dove il film è stato letteralmente stroncato. Probabilmente inspiegabilmente, perché è innegabile che in cabina di sceneggiatura Aline Brosh McKenna si sia lasciata un po’ troppo andare nel tratteggiare i tratti di Sarah Jessica Parker e della sua famiglia da Mulino Bianco, così come è evidente che tutta la parte centrale che vede entrare in scena Pierce Brosnan appaia  forzata e maledettamente scontata, ma la pellicola strappa più di qualche risata, grazie ad un’esilarante Olivia Munn e ad una Parker a tratti comica, decisamente invecchiata ma ormai regolarmente presa di mira dai critici d’oltreoceano. Tanto da dare per scontate una marea di candidature ai prossimi Razzies Awards. Sinceramente immeritate.

Voto: 6

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