10 anni dopo Le Fate Ignoranti: cosa è rimasto di quell’Italia?

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Da quanto tempo non vedete Le Fate Ignoranti?
Il sottoscritto è tornato a vedere il film di Ferzan Ozpetek ieri sera, dopo un’eternità. Erano circa sei, se non sette anni che non mi ricapitava di vederlo. E non perché non mi piaccia, anzi. E’ innegabilmente il suo capolavoro, ricordavo di averlo amato, ma per anni ho sempre rinviato la visione, fino a ieri sera. Una sera che mi ha lasciato di sasso, senza parole, quasi sconvolto. Dalla sua poetica bellezza, ma anche, se non soprattutto, dal suo ‘coraggioso’ raccontarsi, che avevo con il tempo dimenticato.
Perché Le Fate Ignoranti non è un film francese, tedesco, inglese o americano. No, è un film italiano, prodotto, girato, montato e distribuito in Italia. Addirittura dalla Medusa di Silvio Berlusconi. Eppure 10 anni dopo l’uscita in sala, era il 2001, oggi, 16 settembre del 2011, un film così in questo Paese non potrebbe MAI uscire. Magari in qualche circuito festivaliero, ma MAI con una distribuzione di primissima fascia come avvenne 10 anni fa. Perché Le Fate Ignoranti incassò tanto e vinse tanto (4 Nastri d’argento), raccontando una parte di Italia fino a quel momento taciuta, nascosta, guardata con disprezzo. Nel farlo Ozpetek si concesse delle libertà registiche che DUBITO oggi, dopo 10 anni, in questo triste ed omofobo contesto politico/culturale, arriverebbe a ripetere.

 

Basti pensare alla scena di sesso a tre tra Accorsi e due sconosciuti incontrati in discoteca, ai lunghi primi piani su baci appassionati e decisamente bagnati, alle battutine piccate, ai doppisensi, per non parlare della rapide ma sconvolgente immagine di un prete, durante lo splendido finale, a cena con gli amici gay di Accorsi, fino ai titoli di coda che ci portano addirittura all’interno del World Gay Pride di Roma, insieme a tutti i suoi protagonisti.

Uscisse oggi, un film come Le Fate Ignoranti riuscirebbe nell’impresa di creare un caos politico, con mannaie della censura pronte a tagliare teste, tra divieti ai 14enni, se non addirittura ai 18enni, e insulti vari vomitati da un certo tipo di stampa, che aihnoi tutti conosciamo bene. Nell’Italia berlusconiana di escort, spacciatori e faccendieri, nell’Italia televisiva che cancella puntate di soap per via di ‘pericolosi’ matrimoni gay, nell’Italia dei Giovanardi, delle Santanché, dei Borghezio, delle Carlucci, delle Mussolini, delle Binetti e dei Klaus Davi c’è stato un tempo, 10 anni fa, che arrivammo ad un tanto dal cambiamento. O almeno così sembrava. Sembrava che dovessimo spiccare il volo, che il coperchio dell’accettazione fosse stato finalmente tolto, che una pioggia di diritti fino a quel momento negati sarebbero arrivati da lì a breve. E invece siamo regrediti, abbiamo fatto migliaia e migliaia di passi indietro, tanto da farmi chiedere, quest’oggi, come sia stato possibile che un film come Le Fate Ignoranti sia nato proprio in questo Paese. Così bigotto, catto-clericale e scandalosamente legato ai propri difetti storici, sempre più amorale e maledettamente ipocrita.  E invece è successo. Nel 2001, annata teoricamente così vicina, ma incredibilmente anche così inspiegabilmente lontana.

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