Manuale d’Amore 3: Recensione in Anteprima

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Manuale d’Amore 3
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 25 febbraio
Postata DA ME anche qui
6 anni fa il primo fortunato capitolo. Critica soddisfatta, pubblico delle grande occasioni. Manuale d’Amore fu un tale successo da dare il via ad un vero e proprio franchise, oltre che ad un sodalizio tra Giovanni Veronesi e Aurelio DeLaurentiis. Se nel 2007 con Manuale d’Amore 2 non aumentarono solo gli incassi ma anche le critiche, con il terzo capitolo Giovanni Veronesi era chiamato a superarsi, onde evitare di portare avanti una saga ’stanca’ e ’spompata’. Chi chiamare per riuscire nell’impresa? Sua MaestĂ  Robert De Niro. Centrando l’intero lancio promozionale sulla straordinaria presenza del leggendario attore, con tanto di strombazzata comparsata al Festival di Sanremo, Manuale d’Amore 3 espande così il proprio ‘bacino d’utenza’, strizzando l’occhio anche oltreoceano.

Ma che tipo di prodotto andremo ad esportare? Una commedia nel complesso ’superiore’ rispetto a quanto si potesse pensare, ovvero a ciĂ² che avevamo potuto vedere con il tentennante trailer. Dividendo il film nei soliti ed immancabili tre capitoli, Veronesi sale e scende dal punto di vista qualitativo, toccando il punto piĂ¹ basso con Scamarcio e quello piĂ¹ alto con un Verdone in forma smagliante, lasciando così nel mezzo un Bob De Niro stranamente credibile nel suo italiano alla Wendy Windham ma sinceramente a tratti imbarazzante nei panni di un docile vecchietto particolarmente rincoglionito, tra faccette e passi felpati, ed una Monica Bellucci al suo fianco tanto bella e prorompente quanto ancora una volta indifendibile.

Giovinezza, MaturitĂ , Oltre. Dividendo la pellicola in ‘tre parti’, Veronesi prova a raccontare ancora una volta le tante facce dell’amore, affidando il compito di ‘narrare’ e di ‘unire’ le tre storie ad un ‘Cupido tassista dell’amore’. Ad interpretarlo un Emanuele Propizio talmente fuori ruolo da lasciare interdetti. Come puĂ² un romano verace come Propizio, visto fino ad oggi in sala solo e soltanto nei panni del ‘coattello’ capitolino, essere credibile nei panni di un ‘Cupido’ che decanta fasi poetiche e struggenti? E’ lui ad aprire e chiudere il film, scoccando frecce innamorate che non riescono a fare altro se non generare sincere e non volute risate di scherno.

Bocciata la scelta di Propizio ciĂ² che salta immediatamente all’occhio è il notevole e innegabile sforzo produttivo, anche dal punto di vista registico. Veronesi e DeLaurentiis hanno deciso di ’spremersi’, in onore al grande Bob e alla possibilitĂ  di esportare il film negli States, realizzando un prodotto qualitativamente nettamente superiore alla media di ‘genere’ nazionale. Curata la fotografia, così come la regia, dispendiosa e mai troppo banale, tanto da superare la prova d’esame a pieni voti. Sulla scrittura, l’evolversi della storia e la costruzione dei personaggi bisogna invece aprire tutt’altra parentesi. Il film inizia infatti malamente. Il primo ‘capitolo’ è nettamente il peggiore. Surreale, forzato, sinceramente mai credibile, vede un Riccardo Scamarcio perdutamente innamorato di una bella e brava Valeria Solarino perdere completamente la testa per Laura Chiatti. 3 scene prima annuncia allo spettatore di non volere altro che sposare la propria fidanzata, per poi perdersi completamente tra le curve della Chiatti. In un giorno appena. In 3 è amore, con conseguente crisi sentimentale e dramma emotivo, giustificando il tutto con il classico ‘non voler crescere’ da parte dei trentenni di oggi, eterni ragazzini. Banale e assurdo, così come è assurdo voler far passare Castiglione della Pescaia come un paesino sconosciuto al mondo, quando in realtĂ  è un magnifico comune nel cuore della Maremma toscana, per anni tra le altre cose meta di vacanza estiva dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi.

Toppato completamente la prima parte, Giovanni Veronesi si riprende splendidamente con un 2° capitolo maledettamente divertente. Da tempo non si vedeva un Carlo Verdone così in forma, affiancato da una bravissima e sensuale Donatella Finocchiaro, tra sketch riusciti, battute esilaranti e un’alchimia, quella tra i due attori, invidiabile. Scorrevole, raramente banale e a tratti coraggioso nel disegnare una ‘pagina d’amore’ diversa da tutte le altre, è sicuramente questa la parte piĂ¹ riuscita del film, fino ad arrivare a loro, alla tanto pubblicizzata coppia formata da Robert De Niro e Monica Bellucci. Detto che l’italiano del celebre attore è decisamente meno fastidioso rispetto a quanto sentito nel trailer, da alternare tra l’altro a dei pensieri giustamente fatti in inglese, l’incontro con la nostra Bellucci non decolla. Mai. Anzi, vedere colui che ha segnato buona parte del cinema mondiale dover ‘cedere’ ad alcune scene, tra le quali un purtroppo indimenticabile strip, fa sinceramente male. Da Toro Scatenato ad un insipido professore di storia dell’arte in pensione a Roma, il passo piĂ¹ che breve è da lacrime amare. A non aiutarlo la solita Monica, tanto bella e sensuale quanto da bocciare ancora una volta dal punto di vista recitativo. D’altronde non c’è una battuta pronunciata in modo credibile, un’espressione ’sincera’ e non per forza di cose portata all’eccesso. Non ci sono mai segnali di ‘miglioramento’, per una storia, quella tra De Niro e la Bellucci, dal finale sinceramente surreale.

In conclusione, tornando alla struttura della pellicola potremmo parlare di un iniziale elettroencefalogramma piatto, piattissimo, clamorosamente ed improvvisamente tornato a battere a ritmi vertiginosi, per poi calare drasticamente, facendo così pulsare il cuore con stanchezza e fatica, ma rimanendo comunque in vita. Ed era proprio questa molto probabilmente la necessità di Veronesi e DeLaurentiis. Non far morire la saga, in modo da sbancare un’altra volta il botteghino, provare a trovare l’America, e continuare con lo scontato Manuale numero 4.

Voto: 6

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