Arietty – Recensione in Anteprima

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Festival Internazionale del Film di Roma 2010
Arietty
Recensione in Anteprima

Due anni dopo lo splendido Ponyo lo studio Ghibli torna al lungometraggio animato con Arietty, film scritto e prodotto dal maestro Hayao Miyazaki e diretto dal giovane Hiromasa Yonebayashi, già animatore de La città incantata. Presentato oggi al Festival Internazionale del Film di Roma, Arietty conferma l’unicità del celebre studio d’animazione giapponese, capace da decenni ormai di coniugare poesia e magia, attraverso storie semplici ma visionarie, in cui sentimenti e avventura si incrociano continuamente.

The Borrower Arrietty (Karigurashi no Arrietty), tratto dai racconti dell’autrice inglese Mary Norton “The Borrowers”, pubblicati a partire dagli anni ‘50 e già arrivati al cinema nel 1997 con il titolo I rubacchiotti, vola sulle ali della fantasia grazie ad un’animazione impeccabile, fatta di disegni artigianali, a mano, con colori pastello che per 90 minuti annientano la CG tanto di voga negli ultimi anni. Rimasto per 40 anni nel cassetto di Miyazaki, l’adattamento dei Rubacchiotti in versione Ghibli approda ora finalmente in sala (con 110 milioni di dollari incassati solo in Giappone), conquistando ma senza raggiungere i livelli toccati dagli ultimi capolavori firmati Miyazaki, perché purtroppo, o per fortuna, di Maestro ce n’è uno e uno solo

Traslocando la storia dall’Inghilterra degli anni 50 al Giappone di oggi, il 36 enne Yonebayashi ci porta sotto il pavimento della cucina di una vecchia casa, dove vive una famiglia di persone minuscole. Ad abitare la piccola ma accogliente dimora Arietty, 14 enne alta un pollice, l’apprensiva e ansiosa madre e il saggio e coraggioso padre. Per procurarsi da vivere Arietty e i suoi genitori ‘rubano’ agli umani. Da sempre, da generazioni, portano avanti quotidianamente la loro vita di ‘rubacchiotti’, facendo attenzione a non farsi mai scoprire. Fino a quando nella vecchia casa non arriva un adolescente, malato, che scopre Arietty, mettendo a repentaglio la sua incolumità e quella di tutta la famiglia.

Una storia d’amicizia, praticamente impossibile, di speranza e di coraggio. Affidandosi alle splendide musiche della francese Cécile Corbel, Hiromasa Yonebayashi ufficializza un ‘domani’ per lo studio Ghibli, considerando l’età avanzata non solo di Miyazaki ma anche di Takahata, attraverso questo promettente Arietty, delizioso lungometraggio animato fatto di lunghi silenzi ed onomatopeico nel dar voce alla natura, agli animali, agli oggetti. In un mondo lillipussiano in cui gli umani sono il ‘pericolo numero uno’, Arietty vede per la prima volta con i propri occhi quel gigantesco universo che aveva sempre sognato, attraverso un ‘viaggio’ quasi a tinte thriller, cupo e misterioso, con una piccola torcia chiamata ad illuminare percorsi impensabili, con chiodi utilizzati come gradini e e pezzi di scotch usati per scalare mobili alti quanto grattacieli.

Concentrandosi sulla splendida amicizia nata tra due adolescenti, così simili ma al tempo stesso così diversi, Yonebayashi si perde a tratti nel seguire l’evoluzione della storia, con il padre di Arietty che in uno dei momenti topici semplicemente sparisce, per poi concedersi un finale coraggioso e inatteso, a conclusione di un titolo che inizialmente conquista, per poi rallentare nella fase centrale e recuperare in quella finale, facendosi però ammirare grazie a quel ‘tocco Ghibli’ che è ormai garanzia di qualità.

Voto: 7

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