L’Ultimo Dominatore dell’Aria: Recensione in Anteprima

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L’Ultimo Dominatore dell’Aria
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 24 settembre
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11 anni fa Hollywood rimaneva incantata da un giovane indiano dal nome complicato ed affascinante, regista di un thiller soprannaturale che sbancò i botteghini e fece incetta di nomination all’Oscar. Quel film era Il Sesto Senso, quel regista era M. Night Shyamalan, immediatamente ed inopinatamente definito ‘il nuovo Spielberg’. Peccato che in poco più di un decennio Shyamalan abbia letteralmente gettato al vento un patrimonio, un gigantesco credito critico e di pubblico, partorendo titoli sempre più opinabili e contestati. Visto in sala negli ultimi anni con Lady in The Water e The Happening, pellicole che il sottoscritto ha semplicemente detestato, il regista indiano è riuscito nell’impresa di scavarsi una fossa ancora più fonda con quest’ultima attesa fatica, L’Ultimo Dominatore dell’Aria.

Adattamento in live action della serie anime statunitense Avatar: The Last Airbender, trasmessa da Nickelodeon fra il 2005 ed il 2008 per un totale di 61 episodi, e solo primo capitolo cinematografico di un’annunciata trilogia, L’Ultimo Dominatore dell’Aria fa toccare al regista indiano il punto più basso della propria carriera, arrivata a questo punto forse al capolinea. Costato un inspiegabile e imbarazzante sproposito (si dice 280 milioni di dollari, marketing compreso) il film lascia sgomenti per quanto lento e noioso, finendo addirittura per truffare gli spettatori attraverso una riconversione in 3D che fa gridare allo scandalo, visto che il 3D, praticamente, non esiste.

Cosa c’entra M. Night Shyamalan con un kolossal fantasy per famiglie tratto da un cartone animato? Questa domanda ce la siamo posta praticamente tutti due anni fa quando la Universal annunciò il regista di The Last Airbender. Passati due anni, la risposta si è fatta chiara e purtroppo evidente: nulla. L’Ultimo Dominatore dell’Aria potrebbe diventare il film più importante della carriera del regista indiano, perché innegabilmente il peggiore e il meno giustificabile. Da qui Shyamalan può e deve ripartire, tornando una volta per tutte quello degli esordi, quello che stupiva il mondo con Il Sesto Senso e che conquistava i cinefili con lo splendido Unbreakable. Questo Shyamalan, e dispiace dirlo, è quasi imbarazzante.

L’Ultimo Dominatore dell’Aria è sbagliato in ogni sua forma. E’ mostruosamente noioso, non è mai attraversato da un attimo di pathos, di tensione, è lento e ridondante, tanto da far sembrare la prima ora di proiezione qualcosa di infinito, non ha un minimo di ritmo, è slegato, montato male, con interi pezzi probabilmente tagliati in post-produzione, con scene che non giustificano l’evolversi delle azioni o anche solo i comportamenti dei protagonisti, non è mai realmente epico o anche solo lontanamente ‘kolossal’, anche se avrebbe tutte le carte in regola per esserlo, è mal spiegato nella sua evoluzione ed è costretto a doversi poggiare completamente sulle spalle di un giovane ragazzino che mai aveva recitato prima in vita sua, con tutte le imbarazzanti conseguenze del caso.

M. Night Shyamalan, non solo regista ma anche sceneggiatore, deve quindi prendersi tutte le responsabilità di una pellicola semplicemente sbagliata, dal primo all’ultimo minuto, ancor più ‘mascalzona’ nel volersi riconvertire in 3D, in modo da lucrare sul sovrapprezzo dei biglietti, senza però dare mai, neanche una volta, l’impressione della terza dimensione. Un 3D che non c’è, che è pura utopia, tanto da poter alzare gli occhialetti più e più volte durante la proiezione e vedere il film normalmente, senza nessun evidente fastidio.

Affidandosi ad effetti speciali neanche troppo stupefacenti, esclusa una mestosa ‘onda’ finale (ma anche ad una scenografia notevole), L’Ultimo Dominatore dell’Aria non può contare nemmeno sulla bravura dei protagonisti, praticamente tutti sconosciuti. Noah Ring, ovvero Aang, l’unico Avatar capace di manipolare aria, acqua, terra e fuoco, tanto da poter sconfiggere il perfido tiranno del Regno del Fuoco e salvare il mondo dalla sua crudeltà, fino allo scorso anno non solo non aveva mai recitato ma non aveva nemmeno mai pensato di fare l’attore. Cintura nera dell’Associazione Americana di Taekwondo, e Campione dello Stato del Texas, il piccolo Noah è stato spronato dall’allenatore e dai suoi compagni di squadra ad inviare un filmato ai produttori del film, vista la sua incredibile somiglianza con la controparte animata. Peccato che, somiglianza a parte, il giovane Noah non convinca mai. A non aiutarlo nemmeno i due giovani Katara e Sokka, interpretati da Nicola Peltz e Jackson Rathbone, praticamente sempre al suo fianco, e quel Dev Patel esploso con The Millionaire di Danny Boyle. Più convincente rispetto agli altri, Dev, nei panni del Principe della Terra del Fuoco, affonda comunque ed inesorabilmente insieme a tutta la barca.

Dinanzi ed evidenti problemi di sceneggiatura, monotona e prevedibile, di regia, confusionaria e sconclusionata, di montaggio, a tratti inspiegabile, e di recitazione, a momenti televisiva e quasi sempre inappropriata se paragonata al peso dell’opera, L’Ultimo Dominatore dell’Aria finisce per commentarsi da solo, trascinandosi stancamente minuto dopo minuto fino all’agognata conclusione. Peccato che altri due capitoli ci attendono, con M. Night Shyamalan confermatissimo in cabina di regia e di scrittura, a meno che qualcuno non ci risparmi da ulteriori strazi.

Voto: 2,5

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