Genitori & Figli – Agitare bene prima dell’Uso: Recensione in Anteprima

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Genitori & Figli – Agitare bene prima dell’Uso
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 26 febbraio
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Prendete un pizzico di Caterina va in Città, una grattugiata di Come te nessuno mai, agitate prima dell’uso ed avrete Genitori & Figli, commedia generazionale targata Giovanni Veronesi. Rintanati come sempre nella Roma borghese dove non esiste un quindicenne che non parli come Er Patata, tanto i genitori quanto i figli del titolo vivono sul grande schermo problemi, ansie, paure e dilemmi dell’Italia di oggi, quell’Italia in cui sembra non esistere un ragazzo che non sogni il Grande Fratello, respirando a pieni polmoni autentiche tossine xenofobe, figlie di un clima di intolleranza ormai lampante, sia a livello politico che sociale.

Tutto questo e molto altro shekera Giovanni Veronesi, coadiuvato da un affiatato cast e uno script abbastanza scorrevole, a volte divertente e ‘addirittura’ commovente, se non fosse che lo stesso regista, incredibile ma vero, finisca per dare alla pellicola una svolta razzista inaspettata e gratuita. In un’Italia in cui la caccia allo straniero è ormai ufficialmente partita, ci ritroviamo così dinanzi ad un fastidiosissimo stereotipo che vuole lo zingaro come un ‘poco di buono’, un approfittatore, un disonesto, pronto a lucrare su una disgrazia, facendo così arrivare allo spettatore un messaggio ambiguo e disarmante nella sua fastidiosa e pericolosa stupidità.

C’è un po’ di Virzì e un po’ di Muccino (e qualcosa forse di Moccia) in quest’ultimo Veronesi, deciso a raccontare due generazioni a confronto, ovvero quella dei genitori e quella dei figli. Genitori e figli di oggi, con tutte le conseguenze del caso. Stress lavorativo, corna, separazioni, amanti e perenne crisi di nervi per i ‘grandi’, primi amori, incomprensioni con mamma e papà, amici tentatori, problemi a scuola e voglia di crescere per i più ‘piccoli’, in un incontro/scontro generazionale che tutti, chi più chi meno, abbiamo direttamente vissuto sulla nostra pelle.

Per riuscire nell’intento Veronesi utilizza lo stratagemma del ‘racconto’. A ‘raccontarci’ parte della storia è così la quattordicenne Nina, pronta ad aprirsi attraverso un tema, intitolato per l’appunto Genitori e Figli: Istruzioni per l’Uso, datole dal professore di italiano come compito in classe. Per la prima volta Nina si ritrova così ad esternare le proprie emozioni ed i propri segreti, scrivendoli su carta e portandoci per mano nella sua disastrata vita, dove nulla sembra essere ‘normale’. I genitori, perennemente in litigio, si sono separati dopo anni ed anni di urla ed accuse più o meno reciproche. Il padre è andato a vivere su una barca diroccata, che lei detesta, mentre sua madre, caposala in Ospedale, è l’amante del collega di reparto, a sua volta sposato e con tre figli a carico. A completare il quadretto famigliare un fratello minore razzista fino al midollo ed una nonna debosciata, ex prostituta, ubriacona e giocatrice d’azzardo, mai vista fino al giorno del proprio ricovero ospedaliero. Zigzagando tra problemi in famiglia e dilemmi adolescenziali, vedi il primo ragazzo, il sesso, le amiche un po’ mignotte da emulare e la prima discoteca, Nina finalmente maturerà, capendo cosa significa essere ‘adulti’…

Tanti luoghi comuni miscelati per bene, cercando di raccontare uno specchio d’Italia reale, tangibile e da molti di noi conosciuto. Peccato che in un caso, nel farlo, Veronesi sia riuscito a dare forza ad una metastasi nazionale per buona parte del film giustamente attaccata, quello del razzismo, finendo esattamente per alimentarla, se non giustificarla. Uno scambio di battute veloci, in un campo rom, tanto inspiegabile quanto di troppo, con protagonista una stordita Luciana Littizzetto, probabilmente uscita dubbiosa dal ciak in questione come lo spettatore in sala, bombardato da un messaggio di stampo quasi ‘leghista’.

Mistero xenofobo a parte, Genitori & Figli è superiore ad Italians, ultima ‘fatica’ del regista, grazie anche al ricco e notevole cast di protagonisti, capitanato dall’affiatata coppia Silvio Orlando/Luciana Littizzetto, ai quasi si aggiungono (ma con due ruoli estremamente più rapidi e marginali, anche se convincenti) Michele Placido e Margherita Buy. Sono proprio questi ultimi due, litigando, ad aprire la pellicola, attraverso uno scontro (recitativamente pessimo a causa del pargolo diciottenne) con il figlio appena maggiorenne e voglioso di rincorrere il sogno del successo televisivo. Da qui la storia decolla (ma senza mai volare altissimo) attraverso il viso dolce e gli occhi intelligenti della piccola e sorprendente Chiara Passarelli, qui al suo esordio, che tanto ricorda la tenera e dimenticata Alice Teghil di Caterina va in Città, alla quale si aggiungono un’inedita, sessualmente vogliosa e sboccata Elena Sofia Ricci, un sempre più bravo Emanuele Propizio, un tirato via Max Tortora ed una splendida Piera Degli Esposti, per una volta nei panni di una donna talmente cinica, diabolica ed egoista da risultare adorabile.

Alternando i problemi dei genitori, con annesse scenate isteriche alla Muccino, ai problemi dei più giovani, con tanto di carota chiamata in causa nel simulare una ‘prima volta’, Veronesi non convince del tutto, a causa anche di uno script decisamente poco originale, in cui la Buy e Placido vengono lasciati troppo ai margini, e trascinato da personaggi troppo incalanati nei propri archetipi generazionali, giocando facile nel portare avanti clichè tanto banali e forzati (anche nel loro cinismo) quanto attuali, finendo tra l’altro per perdersi per strada quello più pericoloso in maniera del tutto inspiegabile.

Uscita in Sala: 26 febbraio
Voto: 5+

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