Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di fulmini: Recensione in Anteprima

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Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di fulmini
Recensione in Anteprima
Uscita: 12 marzo
Postata da me anche Qui

9 dopo Harry Potter Chris Columbus torna a far nascere dal nulla un nuovo possibile franchise fantasy per il cinema con Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di fulmini. Primo di una serie di cinque libri scritti da Rick Riordan, ed in testa alla classifica dei bestseller del New York Times, il romanzo approda così in sala 5 anni dopo aver sbancato gli scaffali delle librerie di mezzo mondo, lasciando però tutt’altro “sapore in bocca”. Deludente, eccessivamente infantile e trascinato da effetti speciali di quart’ordine, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di fulmini rischia di fare la fine di Eragon, rimanendo così ancorato a questo primo capitolo, ricco su carta di interessanti idee ed evidenti possibilità di sfondare anche in sala, purtroppo qui mal sfruttate, tanto far pensare troppo spesso ad una parodia, più che al lancio di una nuova saga.

Volando da Hogwarts all’Olimpo, Columbus ci porta in un mondo al limite della guerra divina, con Zeus, Ade e Poseidone sull’orlo di una crisi di nervi, a causa della misteriosa scomparsa del potentissimo fulmine, prima arma di distruzione di massa della storia, incredibilmente rubato al Sovrano di tutti gli dei. Ad essere accusato di tale follia il ‘mezzo umano’ Percy Jackson, studente newyorkese con un patrigno puzzolente ed insopportabile, una mamma amorebole e vari problemi a scuola. Un ragazzo qualunque, se non fosse (a sua insaputa) il figlio ‘umano’ di Poseidone, Re del mare, chiamato a salvare la Terra dalla catastrofe divina. Peccato che a partorire una mazza catastrofe, a conti fatti, sia stato proprio Columbus…

Prendere i miti greci e riutilizzarli in chiave moderna. Un’idea affascinante e ben sfruttata, partorita in libreria da Rick Riordan e finalmente pronta ad approdare in sala con questa nuova saga fantasy, che, ainoi, parte decisamente con il piede sbagliato. Se a Chris Columbus possiamo dare il merito di aver fatto ‘nascere’ la Hogwarts cinematografica, quasi 10 anni fa, di certo non si può dire lo stesso con l’Olimpo di Percy Jackson. Zeus, Poseidone ed Ade che entrano in guerra tra di loro per la scomparsa dell’arma più potente che possa esistere, ovvero il fulmine, Minotauri, Furie, Centauri, l’Idra, Satiri, Atena, Persefone, Medusa, Hermes, Apollo e chi più ne ha più ne metta. Di ingredienti allettanti, per dare vita ad un succulento pasto, ce n’erano a bizzeffe per Columbus e Craig Titley, sceneggiatore, se non fosse che a causa di dialoghi demenziali, effetti speciali (in tempi di Avatar) troppo spesso imbarazzanti ed una regia sinceramente non all’altezza della situazione, il tutto deragli pericolosamente in un emblematico “attenzione: film vietato ai maggiori di 13 anni“.

Percy Jackson è uno studente qualunque, che ama stare in acqua, con problemi di apprendimento, un amico zoppo, un patrigno odioso ed una mamma che misteriosamente lo sopporta, fino a quando non precipita in un’avventura estremamente più grande e folle di lui. Zeus, supremo sovrano di tutti gli dei, non trova più il suo micidiale fulmine. Gli è stato rubato. Ma da chi? Non da Ade o da Poseidone, suoi fratelli/serpenti, ma, a suo dire, dal figlio umano del secondo, che ovviamente è proprio Percy Jackson! Ricercato da tutte le creature mitologiche possibili ed immaginabili, Percy parte così all’avventura, in compagnia del suo protettore, un satiro, che non era altro che il suo migliore amico zoppo, e della figlia “umana” di Atena, per andare a salvare sua madre, nel frattempo rapita da Ade, avido signore degli inferi che muore dalla voglia di mettere le proprie infuocate e diaboliche mani sul potente fulmine, in modo da diventare Sovrano di tutti gli dei. Percy dovrà così prima cercare tre magiche perle, sparse in lungo ed in largo negli States, che prima lo condurranno come in una mappa dentro l’Inferno (ovvero Hollywood) per poi farlo uscire, e solo dopo convincere Zeus della propria innocenza, evitando così la nascita di una guerra divina sull’umana Terra…

Tanta, tantissima carne al fuoco, bruciata letteralmente nei primi inguardabili 15/20 minuti, capaci quasi di far accapponare la pelle per quanto brutti, a causa anche di effetti speciali decisamente poco realistici, poco fluidi, per non dire per niente speciali (la scena del Minotauro, da questo punto di vista, è il top del peggio). Lentamente il film si riprende con il passare dei minuti, dopo che Columbus ci ha catapultato dal nulla dentro la storia, dandole putroppo una pessima introduzione. Protagonista assoluto della saga Logan Lerman, autentico “Zac Efron dei poracci”, estremamente convincente nel ruolo dello studentello un po’ sbruffoncello che in 15 minuti si ritrova ad essere un semidio senza batter ciglio. Al suo fianco la fastidiosa Alexandra Daddario (attenzione, senza apostrofo), nei panni di Annabeth, saccente figlia di Atena, ed il simpatico Brandon T. Jackson, in quelli di un Satiro “mezzo uomo mezzo capra” chiamato a proteggere Percy, mitico figlio del Dio del mare, e a fare ovviamente ridere.

Ai tre giovani protagonisti si aggiungono una sfilza di adulti, più o meno convincenti. Da Catherine Keener, mamma di Percy, a Sean Bean e Kevin McKidd, nei panni di Zeus e Poseidone, fino ad un più azzeccato Ade, in versione Mick Jagger, ovvero Steve Coogan, senza dimenticare ovviamente Pierce Brosnan, mentore a ‘cavallo’, essendo un centauro, e soprattutto loro, Rosario Dawson ed Uma Thurman, nei panni di una sensuale Persephone e di una strabiliante Medusa. Proseguendo tra continui pseudo colpi di scena, con i tre protagonisti in cerca delle tre perle per poter prima trovare la porta degli inferi (Dragon Ball???) e dopo soprattutto uscirne, il film scorre velocemente, divertendo e strappando più di qualche risata, ainoi troppo spesso di disperazione. Dalla scuola dei maghi passiamo così alla scuola dei ’semi umani’, chiamata letteralmente “Campo Mezzosangue” (ebbene sì…), che in realtà ricorda il mitico campo di addestramento di Sherwood. Peccato che qui ci siano semidivinità adolescenti e brufolose e non Robin Hood. Un po’ troppo High School Musical, ma senza musical, il film procede così zigzagando tra product placement troppo spesso surreali. Passino pure le All-Star con le ali, di Ermes, messaggero degli Dei (chi non le vorrebbe), ma vedere un iPhone che aiuta a sconfiggere Medusa no, è troppo kitsch anche per la Hollywood del 2010.

Ci ritroviamo così dinanzi ad un interessante saga che parte purtroppo con il piede sbagliato, a meno chè non si volesse ‘puntare’ un pubblico preciso, ovvero di stampo prettamente adolescenziale. Con una maggiore attenzione allo script, una regia più visionaria ed un budget maggiore, tale da permettere effetti speciali degni di un fantasy del 2010, poteva nascere davvero qualcosa di convincente. Poteva, per l’appunto. La visione del film vola indubbiamente via, sulle ali della mitologia greca, tra battutine più o meno simpatiche e buone dosi di action, lasciando però troppo spesso lo spettatore in uno stato estremamente preciso, presente all’interno della stessa pellicola ma probabilmente non voluto: di sasso. E non per colpa dell’adorabile Medusa…

Voto: 5–

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