Io, Loro e Lara – di Carlo Verdone: Recensione in Anteprima

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Io, Loro e Lara
Recensione in Anteprima
Uscita in sala: 5 gennaio
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Bentornato Carlo Verdone. Dopo il deludente ma commercialmente proficuo Grande, grosso e Verdone, il regista romano torna al suo cinema, fatto di malinconia, cinismo, ironia ed amarezza, con questo Io, Loro e Lara, divertente e riuscita commedia targata Warner Bros., a 6 anni da Ma che colpa abbiamo noi. Verdone veste i panni di un prete moderno, contemporaneo, che si scrolla di dosso il peso della ‘macchietta’, missionario in Africa ed in preda ad una vera e propria “crisi spirituale”, tanto da dover tornare a Roma, dalla sua famiglia, in cerca di pace e tranquillità. Peccato che la giungla e la guerra, appena lasciate alle spalle, vengano incredibilmente ritrovate nella metropoli familiare.

Mantenendo sempre il proprio acuto ed inimitabile sguardo sull’italiano medio, Verdone realizza un film di stampo quasi ‘europeo’, aiutato da un ottimo cast di contorno e da uno script ricchissimo di battute e scene esilaranti, senza mai scadere nella volgarità. E in tempo di “cinepanettoni culturali”, per il cinema italiano è davvero grasso che cola… con tanto di approvazione Cei!

Un prete da 10 anni in Africa, paese dilaniato dalla fame, dalle guerre, dalle malattie, dai problemi logistici, sociali, culturali e religiosi, tanto da arrivare a chiedersi se non sia assurdo e sbagliato che la Chiesa lo obblighi a ‘frenare’ l’uso del preservativo, in una terra dove l’AIDS colpisce ed uccide milioni di persone ogni anno. Padre Carlo Mascolo vive una profonda crisi spirituale, tanto da tornare a Roma per annunciare al suo ’superiore’ i propri dubbi relativi alla propria fede, probabilmente persa del tutto. Indirizzato verso una breve e rigenerante ‘vacanza laica’ all’interno della propria famiglia, Padre Mascolo si renderà conto di quante guerre quotidiane si possano combattere nella giungla cittadittina sotto il cielo della capitale!

Tornato a Roma dopo 10 anni Carlo ritroverà una famiglia completamente diversa da come l’aveva lasciata: suo padre, un Generale in pensione, sembra ringovanito di 40 anni, grazie alla badante moldava, sposata poche settimane prima; la sorella, psichiatra e divorziata, è ancor più nevrotica delle proprie pazienti, con tanto di figlia emotivamente pilotata dalle mode sociali del momento; il fratello, agente di borsa, è diventato un coicanomane malato di sesso, con una misteriosa Lara, affascinante, conturbante e trasgressiva ragazza, pronta a sconvolgere le già instabili carte in tavola…

Divertente, riflessivo, meno amaro rispetto ad alcuni suoi ‘classici’, e soprattutto ben scritto, da Verdone e dai fedeli Pasquale Plastino e Francesca Marciano, Io, Loro e Lara , che inizia male con i primissimi minuti (e il rispettivo ‘doppio interrogatorio’ Verdone/Chiatti, scritto e recitato male), per poi riprendersi immediatamente, ha convinto la critica della capitale, strappando più di qualche applauso all’anteprima di fine anno, dopo 110 minuti di gag esilaranti e di scene ben articolate. Attraverso la figura di un sacerdote missionario assalito da una possibile mancanza di fede, Verdone ci porta nella giungla contemporanea della grande metropoli, fatta di bestie asociali ed urlatrici, incapaci di ascoltare il prossimo e sempre pronte a puntare il dito, sentenziando a priori.

Per riuscire in questo Vedone si è circondato da un cast convincente, quasi in tutta la sua interezza. Perfette macchiette risultano l’inimitabile Anna Bonaiuto, finalmente chiamata a vestire i panni di un nevrotico personaggio femminile, da autentica commedia, e un divertentissimo Marco Giallini, borghese tipicamente romano, tanto viscido quanto poco limpido, perennemente fatto di cocaina. I due, insieme a Carlo Verdone, fanno letteralmente faville, toccando spesso vette di elevatissima comicità.

A loro si affiancano un bravissimo Sergio Fiorentini, padre di Carlo, rigenerato dopo aver sposato la badante, e due personaggi femminili che non convincono del tutto, ovvero la solitamente fenomenale Agela Finocchiaro, sinceramente sprecata nei panni della psichiatra, che entra ed esce nel film senza troppa convinzione, e lei, Laura Chiatti.

Vera protagonista femminile della pellicola, la Chiatti, qui ad una delle prime ‘commedie’ della sua già ricchissima carriera, convince di più rispetto al passato, senza però farsi ammirare esageratamente. Il perchè i registi più acclamati del cinema italiano la cerchino, resta sinceramente un mistero. La sua Lara, ambigua e ricca di sfaccettature, non regge il paragone con altre celebri colleghe, in passato passate sotto la regia di Verdone, vedi Gerini, Argento o Buy, tanto che di strada da fare, apparentemente rosea e ricca di soddisfazioni, la Chiatti sembra averne davanti davvero tanta.

Omaggiando per pochi secondi se stesso ed alcuni suoi indimenticati personaggi, come Don Alfio di Un Sacco Bello e Manuel Fantoni di Borotalco (un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…) Verdone ci porta in un viaggio comico contemporaneo, fatto di bestie urbane e preti moderni, pronti a fuggire dalle comodità della scomoda, caotica, complessa e folle società contemporanea, per andare a fare del bene nei traballanti, faticosi, pericolosi ma decisamente più emotivamente soddisfacenti paesi del 3° mondo, senza dimenticarci di farsi sorridere, ancora una volta. Questo è il Carlo Verdone di cui ha bisogno il cinema italiano.

Voto: 7+

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