2012 – Roland Emmerich: Recensione in Anteprima

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2012
Recensione in Anteprima
Postata da me anche QUI
Uscita in Sala: 13 novembre

3 anni ci dividono dalla fine del mondo. 3 anni ci dividono da una nuova era, almeno secondo i Maya. Un’antichissima profezia, infatti, da secoli annuncia la fine dell’umanità. Quando accadrà tutto ciò? Il prossimo 21 dicembre del 2012. 12-21-12. Paura è? Ad Hollywood solo un regista poteva portare in sala il film più catastrofico di tutti i tempi, ovvero Roland Emmerich, arrivato dalla Germania 20 anni fa e capace di portare in sala classici del genere come Stargate, Independence Day, Godzilla e L’alba del giorno Dopo.

Con 230 milioni di dollari di budget e la possibilità di distruggere l’intero pianeta, Emmerich ha così sguazzato nel proprio deliro apocalittico come mai aveva fatto prima, realizzando un mediocre pop corn movie. Tutto ciò che c’era da abbattere, inondare, far crollare, bruciare, esplodere o tremare, Emmerich l’ha portato sullo schermo, spalmando il tutto lungo 154 lunghissimi minuti, fatti di lunghi e diabetici addii, di troppe poche risate e di effetti speciali a volte sorprendenti, con una nazione, in particolare, uscita non distrutta, ma ridicolizzata. Quale sarà questa nazione? Ma che domande… ovviamente noi, l’Italia, ed il suo… Primo Ministro.

Siamo nel 1999. Uno studioso indiano fa una scoperta tanto sensazionale quanto sconvolgente. La terra sta per collassare. Il surriscaldamento del sole ci sta portando alla fine. Il giorno del Giudizio è vicino. I grandi della terra vengono immediatamente avvertiti, le nazioni di tutto il globo approvano un piano segretissimo, fondato sulla costruzione di gigantesche navi, che accoglieranno selezionatissimi uomini provenienti da ogni parte del mondo, in modo da ripartire da zero una volta finita l’apocalisse. Peccato che la madre di tutte le calamità stia anticipando i tempi d’arrivo inizialmente previsti, dando ragione ai Maya, che millenni addietro avevano anticipato il tutto, annunciando il 2012 come fine di un’era. Le lancette corrono inesorabilmente, la terra si sta sgretolando, c’è la razza umana da salvare, buttando a mare lo schifoso cinismo puramente politico, in 3 anni capace solo di mentire ed uccidere…

Ci butta dentro di tutto nel suo calderone catastrofico Roland Emmerich, con tanto di strizzate sociopolitiche contemporanee. A cavalcare l’incredibile storia tanti, troppi personaggi, tutti in qualche modo legati tra loro, con conseguenti 189000 addii strazianti che, sinceramente parlando, alla lunga stancano. A trascinare la pellicola ovviamente loro, gli effetti speciali. Se eravate rimasti colpiti dalle distruzioni metropolitane di Independence Day e The Day After Tomorrow, moltiplicate il tutto per 10 ed aggiungeteci anche un quadrato! Poche altre volte in sala erano arrivate scene di distruzione così riuscite, sentite, avvincenti e convincenti, e soprattutto mai in quantità così industriale.

Il plot è semplicissimo, per non dire quasi elementare. Seminato disturbati rapporti padre/figli0 lungo tutto il film, Emmerich monta giustamente la tensione nei primi 10/15 minuti, con piccoli episodi/campanelli d’allarme che ci accompagneranno per mano a ciò che già sappiamo avverrà, ovvero la fine del mondo. Nel farlo, e qui va dato merito al regista, Roland riesce comunque a mantenere alto il livello di ’stupore’, grazie a dosi di pura action che nulla hanno da invidiare ai classici del genere. L’affondo della California merita da solo il prezzo del biglietto!

Peccato che alle scene d’action condite da buoni effetti speciali ci sia anche l’ovvio contorno, quasi sempre macchiato da dialoghi imbarazzanti, cavalcando clichè di vario genere. Dopo il Presidente eroe di Independence Day (Bill Pullmann), Emmerich replica il tutto con Danny Glover, qui Presidente Nero che strizza l’occhio a Barack Obama, troppo ‘ghandizzato’ per essere credibile, per non dire anche solo sopportabile. La vogliamo finire con questi Presidenti degli States eroici e pronti alla morte per salvare il pianeta? Grazie, non se ne può più.

Tralasciando le decine di scene surreali,credibili quanto una banconota da 3 euro, con annesse spiegazioni scientifiche che spesso lasciano il tempo che trovano, Emmerich si è poi divertito con il nostro paese, portando in sala la figura di un Primo Ministro che sinceramente ci distrugge. Le uniche scene degne di ricche risate sono quelle che ci vedono protagonisti, segno di come ormai veniamo visti all’estero. Macchiette, probabilmente neanche degne di sedere tra i grandi della terra, salvandoci dall’apocalisse finale. Meglio pregare…

Senza dimenticarsi l’immancabile disegno ambientalista, il regista tedesco ci riporta così ai tempi dell’inondazione divina, con enormi e tecnologiche Arche di Noè chiamate a salvare la specie umana, per ricominciare da zero. Noi siamo stati a distruggere il pianeta, con la politica ed i suoi rappresentanti pronti a vendere la vita dei propri elettori, per salvarsi la pelle. Per non farsi mancare nulla Roland ci butta dentro anche una forzatissima trama cospirativa, per sua volontà capace di resistere ben 3 anni, senza mai essere scoperta. Il mondo sta per finire, tutti i Premier del pianeta ne sono a conoscenza, in Cina si stanno costruendo 4 navi megagalattiche, in 400,000, tra uomini e donne, sono pronti ad imbarcarsi, ma a nessuno arriva anche una sola voce, a parte un pazzo visionario, interpretato da un macchiettistico Woody Harrelson, che racconta al mondo i misfatti governativi via radio, senza che nessuno intervenga. Poco credibile? E’ dire poco…

L’immagine dell’umanità costruita da Emmerich è un’immagine deprimente, se non davvero apocalittica. Subdoli, cinici, bugiardi e solitari, gli umani di oggi hanno bisogno di redimersi e di rinascere, attraverso un purificante diluvio universale che li trasformi in un’unica grande famiglia. Peccato che per arrivare a questo tiratissimo e banale messaggio si sia dovuto raschiare troppo spesso il fondo dell’eccesso, per non dire ridicolo. Tra gli 8765 personaggi portati in sala non se ne salva uno che uno. E’ triste dirlo, ma è così’.

In conclusione, volendo tralasciare analisi critiche legate ai vari messaggi voluti mandare dal film e commenti su alcuni dialoghi e svolte narattive, ciò che ne resta è un mega pop corn movie in cui a vincere sono loro, gli effetti speciali. In 154 minuti (follemente troppi, si poteva tagliare e non poco) ne vedrete tanti da avere un’indigestione. Questo si chiedeva ad Emmerich, questo si chiedeva ad un film chiamato a portare in sala la fine del mondo. Tutto il resto sono congetture critiche che lasciano il tempo che trovano, soprattutto considerando il genere preso in esame. Cercate l’arte? Andate altrove. Cercate 150 minuti di “oooooh”, di palle di fuoco e di palazzi che crollano ad un millimetro dai protagonisti? Benvenuti a casa vostra. Per il resto, visto che il sottoscritto è uscito dal cinema sinceramente sbigottito da come “l’Italia Politica” viene vista ad hollywood (come se non lo sapessimo, ma è triste constatarlo), che qualcuno faccia vedere questo film all’intero Parlamento italiano, con in testa il suo Premier. Vale più di 1000 sondaggi.

Voto: 5,5

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