I gay nazisti di Brotherhood sconvolgono e conquistano il Festival di Roma: Recensione in Anteprima

Condividi

Brotherhood
Recensione in anteprima
Era stato annunciato come il “film scandalo” della 4° edizione del Festival di Roma. Andrà via probabilmente con il Premio di Miglior Film della rassegna. Applausi sentiti ed emozionati alla prima stampa di Brotherhood, film danese diretto dall’esordiente e promettentissimo Nicolo Donato. Si può essere omosessuali e al tempo stesso nazisti?
Domanda che oscilla tagliente sulle teste di Lars, ex Sergente dell’esercito, e Jimmy, da tempo membro di un gruppo neonazi, che organizza raid punitivi contro arabi e omosessuali. Sarà proprio Jimmy a dover testare l’affidabilità e la preparazione sui testi fondamentali stile Mein Kampf di Lars. Un rapporto d’amicizia, quello tra i due, che si trasformerà in passione, in amore, nascosta e scandalosa, visti i propri ‘ideali’ politici.
Nicolo Donato sconvolge con una storia d’amore anomala, se non addirittura provocatoria. Niente cowboy negli anni 60 americani, ma due nazisti di oggi, che, tra un pestaggio e l’altro, scoprono assieme l’assurdità di un odio tanto violento quanto anormale, perchè puramente ideologico. Sconvolgente e ainoi attuale l’inizio della pellicola, con un pestaggio nei confronti di un omosessuale organizzato dal branco, a caccia di giovani gay, non dichiarati e per questo portati a non esporre denunce. Donato ci porta in un mondo fatto di violenza ed intolleranza, con una regia che strizza l’occhio tanto a Von Trier quanto a Gus Van Sant, conquistando visivamente lo spettatore.
Intensi e bravissimi i due protagonisti, su cui Donato non si risparmia, filmando con cura l’esplosione passionale che travolge i due attori. Il paradosso dell’essere nazista, pestare gli omosessuali ed al tempo esserlo, arriva dritto con un pugno nello stomaco, finendo per travolgere gli stessi protagonisti, in un crescendo di drammaticità e di violenza che li mette dinanzi ad un bivio: continuare a vivere la loro incredibile storia d’amore, o accantonare i sentimenti in nome dell’ideologia?
In un momento in cui l’omofobia dilaga in lungo ed in largo, il film di Donato piomba come un falco sull’attualità, rimarcando l’assurdità di un odio nei confronti del diverso puramente innaturale ed indifendibile. Come ci ricorda Lars durante la pellicola, anche il numero 2 di Adolf Hitler era omosessuale, tanto da esser stato assassinato, mascherando l’omicidio come puramente ‘politico’, in un gioco di potere che infastidiva lo stesso Hitler, minacciato dall’ascesa della sua ’spalla’. Una realtà mal digerita dagli stessi ‘nazisti’, incapaci di accettare un ‘frocio’ tra di loro.
Duro, emozionante, coinvolgente, recitato benissimo e sorprendentemente girato, Brotherhood ha conquistato il Festival di Roma, tanto da giocarsi il titolo di Miglior Film della rassegna con Up in The Air di Jason Reitman e L’uomo che Verrà di Giorgio Diritti. Da questi tre titoli uscirà fuori un vincitore. Nel caso in cui dovesse essere proprio Brotherhood nulla da eccepire. L’amore gay nazi ai tempi della dilagante omofobia merita probabilmente non solo sentiti applausi, ma anche un riconoscimento ufficiale, in modo da rimarcare, ancora una volta, la follia di cotanta violenza.
Voto: 7,5

Prossimo Articolo

Lezioni di SESSO…

Articolo Precedente

Musical al Supermarket…

Autore

Articoli correlati

Impostazioni privacy