District 9: Recensione in Anteprima

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District 9
Recensione in Anteprima
Postato da me anche qui
Uscita in Sala: 24 settembre

Immaginatevi un mondo dove gli alieni vengono trattati come ‘extracomunitari’, imprigionati in un centro profughi e chiamati “gamberoni” in modo dispregiativo. Un mondo dove la convivenza tra gli umani e i “non umani” è arrivata ormai al limite della sopportazione, a 20 anni da quello storico sbarco che vide un’astronave fermarsi sopra i cieli di Johannesburg, in Sud Africa, per rimanerci definitivamente, insieme al milione di passeggeri ‘alieni’ che stava trasportando…

Tutto questo e molto, molto altro è District 9, autentico gioiello che rilancia un genere, quello della fantascienza, da decenni ormai boccheggiante. A dirigerlo un esordiente dalle qualità indiscusse e dal futuro assicurato, Neill Blomkamp, scoperto dal mondo delle pubblicità e degli spot tv da quel volpone di Peter Jackson, che ha talmente creduto in lui da affidargli 30 milioni di dollari per girare questo titolo che sprizza originalità e talento visivo da ogni poro, diventando probabilmente da subito un classico del genere.

Nel 1982 un milione di alieni è sbarcato sulla terra in cerca di aiuto. Autentici rifugiati in avaria, con l’astronave incapace di ripartire, vengono collocati in una vasta area chiamata Distretto 9, inizialmente provvisoria, all’interno di Johannesburg. Passati 20 anni l’insofferenza nei confronti degli “umani” nei confronti dei “non umani” è sempre più palpabile. I diversi devono andarsene, urla la popolazione inferocita. Il Governo attua così un’autentica migrazione di massa, decidendo di spostare il milione di alieni in un’altra zona, fuori dal centro cittadino, più facilmente controllabile e gestibile. Inizia così un enorme migrazione, gestita dalla MNU, società privata che non ha minimamente a cuore il benessere degli alieni, essendo interessata esclusivamente alle loro potentissime armi. Armi che possono però essere azionate solo dal Dna alieno, rimanendo così inutili per il genere umano. Fino a quando uno degli operativi della MNU, sul campo per ‘censire’ gli alieni e far “firmare” loro l’avviso di sfratto, non viene infettato da un loro virus, che ne muterà il codice genetico. Wikus Van Der Merwe, umano con il dna alieno, diventerà così l’uomo più ricercato dai “potenti” della terra, perchè l’unico in grado di poter maneggiare le potentissime armi “spaziali”. Inizierà così un’infinita caccia all’uomo, che non riuscirà a trovare altro riparo tranne che lì, nel Distretto 9…

Un capolavoro di originalità. District 9 pesca a pieni mani da più generi cenematografici, miscelando il mockumentary alla pura fantascienza, passando così continuamente dall’avere uno stile ultrarealistico ad uno di palese finzione, con falsi telegiornali e finte interviste che si intersecano allo scorrere della trama, ricca di azione e colpi di scena.

A stupire, e a lasciare sinceramente a bocca aperta, sono gli ottimi e credibilissimi effetti speciali, clamorosamente realizzati con un budget che definire ridotto, per un film simile, è a dir poco un eufemismo. Neill Blomkamp con appena 30 milioni di dollari a disposizione è riuscito a fare letteralmente miracoli, grazie ad uno stile visivo estremamente e volutamente sporco, aiutato da una fotografia sgranata e da una serie di macchine in spalla che accompagnano continuamente l’azione, tanto caotica quando adrenalinica.

Cloverfield, da questo punto di vista, ha fatto probabilmente scuola, tanto da ispirare il regista sudafricano in diverse situazioni, anche se in questo caso gli alieni, a differenza del mostro del film prodotto da J.J. Abrams, si vedono eccome. Vie di mezzo tra insetti ed enormi crostacei, i “gamberoni” dominano la scena dall’inizio alla fine della pellicola, interagendo splendidamente con gli attori in carne ed ossa. Miracoli della tecnologia e di un regista, specializzato in effetti speciali, che statene certi di strada ne farà parecchia.

Ovviamente evidenti i rimandi al mondo reale, quello in cui viviamo noi “umani”, con i movimenti per i diritti umani chiamati a sorvegliare la situazione vissuta dagli alieni, maltrattati dalle forze dell’ordine, picchiati ed uccisi senza motivo, se non addirittura giustiziati a sangue freddo. Neill Blomkamp si diverte poi a giocare con la sua Johannesburg, prendendo a piene mani dal mondo della malavita organizzata, con tanto di racket mafioso in mano a dei nigeriani senza scrupoli, pronti a vendere cibo per gatti e prostitute agli alieni a prezzi esorbitanti. Per una volta non sono gli alieni ad attaccarci e ad intimorirci, ma siamo noi. Siamo noi i cattivi della situazione, pronti ad ammazzarci l’un l’altro pur di arrivare a toccare con mano armi mai viste prima, capaci di fare cose impensabili. Siamo noi ad avere paura del diverso, a volercene disfare, a volerlo rinchiudere, in dei veri e propri campi di concentramento.

Ad impreziore il film una serie di stili tanto differenti quanto attenti ad ogni minimo particolare, con Blomkamp che dissemina la pellicola di trovate, di differenti punti di vista, di telecamerine nascoste ovunque, in un mondo dove tutti siamo controllati, secondo dopo secondo, tra finte interviste, falsi telegiornali e riprese in arrivo non si sa da dove , in una Johannesburg tanto attuale quanto incredibilmente post apocalittica.

Fantascienza o attualità, in un paese che respinge i barconi pieni di extracomunitari rimandandoli senza tanti troppi complimenti da dove sono venuti? Illuminante, da questo punto di vista, un fulminante dialogo tra l’umano infetto e l’alieno, che sottolinea come “ora sei uguale a noi“, con l’altro che inviperito, furibondo e quasi schifato risponde “no, noi non saremo mai uguali!“, anche se ora con il suo stesso identico Dna.

Fantascienza o triste realtà, complimenti comunque a Neill Blomkamp e a Peter Jackson, perchè questo District 9 (aspettando l’ovvio e lanciatissimo sequel), è una splendida, originale e stupefacente sorpresa.

Voto: 8,5

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