Anche Dino Boffo è caduto, avanti il prossimo…

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Prima ci sono stati i direttori di Stampa e Corriere della Sera.
OSARONO attaccare il Governo.
Berlusconi disse che avrebbero dovuto fare un altro mestiere.
Dopo 6 mesi sono stati cacciati.

Nella rovente e puttanesca estate 2009, dalla “Chiesa” solo l’Avvenire ha OSATO dire la sua sull’imbarazzante vita PUBBLICA di Silvio Berlusconi.
Il suo direttore, Dino Boffo, è stato letteralmente messo sulla graticola dell’opinione pubblica da Vittorio Feltri, neo direttore de il quotidiano dello stesso Premier, Il Giornale.
Un affondo senza regole, una bastonata necessaria per far capire a chi di dovere che non si scherza con il fuoco, se non si vuole rimanere bruciati.
Oggi anche Dino Boffo ha gettato la spugna, dimettendosi dall’Avvenire.
Vittorio Feltri con insolente faccia tosta continua a trincerarsi dietro un muro di giustificazioni, mentre Silvio Berlusconi vuole ancora far credere che lui, con quell’articolo, non c’entrava nulla.
Tutto questo mentre il Premier denuncia La Repubblica e l’Unità, rei di aver OSATO fare il loro compito, ovvero quello di informare.
Tutto questo mentre in casa Rai si assiste ad un nuovo EDITTO.
Annozero di Michele Santoro rischia seriamente di non partire, con Vauro e Travaglio osteggiati dal nuovo direttore.
Non contento, Silvio Berlusconi vuole anche la testa del Direttore di Rai 3, che VOLA negli ascolti ma che DEVE andare a casa, perchè poco manipolabile.
Al suo posto Gianni Minoli, a cui verrebbe affidato il compito di CANCELLARE dal palinsesto Serena Dandini, Fabio Fazio e la Gabanelli.
3 personaggi scomodi per 3 trasmissioni che anche in questo caso OSANO attaccare il PRESIDENTE.
Come si permettono, ci sarebbe da dire.
In un paese in cui il mondo dei media è in mano alla stessa identica persona, a Capo anche del Governo, non ci devono essere voci fuori dal coro. Quelle poche, pochissime che c’erano, il CAPO le sta facendo capitolare, una ad una.
Il 19 settembre ci sarà una GRANDE, IMMENSA manifestazione nazionale a difesa della LIBERTA’ di STAMPA.
Quella stessa libertà che un uomo sta sempre più limitando, costringendoci così ad ascoltare una sola voce, la sua.

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