La Bussola d’Oro: Recensione in Anteprima

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La Bussola d’Oro: Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: Venerdi 14 dicembre


Esiste un mondo parallelo al nostro, dominato dal Magisterium, che cerca di controllare l’umanità intera, indirizzandola verso un volere condiviso, fatto di ordini precisi e assolutamente inoppugnabili.
In questo mondo gli esseri umani sono sempre affiancati da un Daimon, ovvero dalla manifestazione fisica della propria anima, che prende la forma di un animale che, nel caso dei bambini, può cambiare forma, fino a raggiungere la stabilizzazione.
Una terribile minaccia però incombe sul dominio incontrastato del Magisterium: un semplice e delicato oggetto, una Bussola d’Oro, potente strumento mistico che può indicare la verità, rivelare quello che gli altri desiderano nascondere e prevedere, o anche modificare, il futuro, finita incautamente in mano ad una coraggiosa e impavida bambina di 12 anni che, affiancata dal suo fido Daimon, Pantalaimon, finirà in una straordinaria avventura.
La piccola Lyra partirà così per salvare il suo miglior amico, rapito dai terribili Ingoiatori, comandati e gestiti dalla perfida Marisa Coulter, e il suo amorevole zio, andato in cerca della misteriosa e innominabile ‘Polvere’, aiutata da marinai Gyziani, streghe volanti e un fantastico Orso combattente, Lorek Byrnison, attraversando oceani, cieli, fino alla natura selvaggia e incontaminata del Polo Nord, dove incombe la prospettiva di una terribile guerra che, minacciando non solo il mondo di Lyla ma tutti gli universi paralleli, solo lei potrà fermare…

Dopo l’epocale trilogia del Signore degli Anelli la New Line tenta il colpaccio con una nuova trilogia, quella di Philip Pullman, denominata Queste Oscure Materie, nata nel 1995 con La bussola d’Oro, continuata nel 1997 con La lama Sottile e conclusasi nel 2000 con il pluripremiato Il cannocchiale d’Ambra.
L’arduo compito è stato affidato a Chris Weitz, padre di American Pie e sceneggiatore di About a Boy, che è stato palesemente frenato dagli stessi produttori, vogliosi probabilmente di confezionare un film fantasy che fosse il più simile possibile al Signore degli Anelli, in modo da bissarne il successo, finendo alla fine per snaturare, o comunque limitare, la storia originale.
L’impostazione narattiva è assolutamente identica a quella del Signore degli Anelli.

Partenza lenta, storia che giustamente si costruisce senza fretta, viaggio dell’eroe della piccola Lyra attraverso mondi fantastici e pieni di minacce, decine di prove intermedie da superare, fino allo scontro finale che, come nel caso del Signore degli Anelli, si interrompe lasciando al capitolo successivo il compito di proseguire.
Indubbiamente il successo dei tre capolavori di Jackson ha riportato in vita il filone fantasy, saturando il mercato con decine di titoli in pochi anni, ma questo La bussola d’Oro è sicuramente il migliore tra i tanti film del genere usciti dall’ormai lontano Ritorno del Re.

Weitz disegna un mondo tanto simile al nostro quanto diverso, ricco di particolarissimi oggetti e dominato da una forza superiore che impone il proprio pensiero, pronta ad uccidere pur di mantenere tutti i privilegi accumulati nel corso dei decenni e a rapire indifesi bambini pur di eliminare ogni possibile minaccia futura, eliminando la loro anima.
Molti hanno visto questa rappresentazione come un chiaro riferimento alla Chiesa cattolica, al Vaticano e alla battaglia centenaria che questo combatte quotidianamente contro il laicismo, portando le associazioni cattoliche statunitensi addirittura ad un boicottaggio senza precedenti nei confronti della pellicola, che indubbiamente finisce per rappresentare, molto probabilmente per volere della stessa New Line, questo ‘potere malvagio’ in modo molto meno esplicito e diretto di quanto abbia fatto Pullman nella sua trilogia letteraria.
La pellicola è infarcita di effetti speciali, onnipresenti dal primo all’ultimo minuto, con centinaia di splendidi Daimon tutti realizzati digitalmente, capaci di interagire perfettamente con gli esseri umani, ottenendo così un risultato visivo di tutto rispetto, il più verosimile possibile.

Imponenti le scenografie e ottima la fotografia, di Henry Braham, capace di passare dai colori ricchi, dorati e caldi di Oxford, a quelli scintillanti, affascinanti e ingannevoli di Londra, fino ai colori cupi, freddi, argentati e romantici del Polo Nord.
Protagonista assoluta del film è l’esordiente Dakota Blue Richards, vera e propria rivelazione in positivo, impertinente, coraggiosa, pungente e estremamente espressiva, orfana di entrambi i genitori, ritrovatasi tutto d’un tratto nel bel mezzo di un’incredibile avventura con il compito di salvare addirittura il destino dell’Universo.

Contro di lei si schiera l’algida doppiogiochista e perfida Marisa Coulter, impersonata da una sublime Nicole Kidman, braccio d’azione del potente Magisterium, comandato dal Re de Cattivi cinematografici Christopher Lee, che farà di tutto per fermare Lord Asriel, interpretato da Daniel Craig, zio di Lyra, che cercherà di creare uno squarcio nelle strutture del tempo e dello spazio, alla ricerca di nuovi mondi da contattare, andando così contro il volere dello stesso Magisterium.
La pellicola vola attraverso mondi differenti, personaggi fantastici, intrecci politici e religiosi, fondendo ottimamente il tutto, attraverso uno script che si costruisce lentamente, passo dopo passo, facendo aumentare il pathos minuto dopo minuto, fino all’arrivo nell’incredibile Polo Nord, magnificamente rappresentato, dominato da strepitosi orsi polari, tutti realizzati digitalmente, conclusosi con un’epocale ed emozionante battaglia tra orsi che da sola varrebbe il prezzo del biglietto.
I colpi di scena si susseguono, molte risposte non vengono date, attendendo l’arrivo dei due capitoli successivi, lasciando lo spettatore con un corpo ancora carico d’adrenalina, voglioso di sapere, di vedere come andrà tutto a finire.

Molto è stato probabilmente tagliato, con alcuni personaggi appena accennati, visti in un paio di scene e nulla più, o comunque omesso, ma il film, che vira al blockbuster più estremo, perdendo in parte il fascino del libro, indubbiamente mantiene le premesse e le promesse date, finendo per regalare due ore coinvolgenti, emozionanti e affascinanti, capaci d’ammaliare qualsiasi tipo di spettatore, compresi quelli che non hanno mai letto il libro da cui è stato tratto il film,rappresentando un mondo che lotta con tutte le forze pur di mantenere il libero arbitrio, contro un potere oppressivo e dittatoriale, attraverso una ragazzina che rischia la propria vita in nome dell’amicizia, sola contro l’universo degli adulti, deviati e inaffidabili.
In conclusione una perfetta pelicola natalizia, non paragonabile al capolavoro jacksoniano ma nemmeno ai tanti fantasy usciti negli ultimi anni, con difetti strutturali amplificati da una sceneggiatura che ‘taglia’ troppo, che richiede di abbandonare l’onnipresente razionalità, nei confronti della sempre più omessa e bisfrattata fantasia, ritrovata grazie all’aiuto di una piccola e preziosissima Bussola d’Oro…


Voto:7

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