A-Team: Recensione in Anteprima

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A-Team
Recensione in Anteprima

Uscita in Sala: 18 giugno

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23 anni dopo la sua chiusura ufficiale, datata 1987, con 98 episodi e 5 stagioni alle spalle, la celebre serie tv degli anni 80 A-Team torna in sala con l’ambizione, neanche troppo velata, di dar vita ad un vero e proprio franchise cinematografico. Con 200 milioni di dollari in tasca e ben 11 sceneggiatori nel cassetto, chiamati negli anni a scrivere e riscrivere la storia, il film regala due ore di folle action allo stato puro, fatte di esplosioni, incredibili ‘piani’ e pseudo colpi di scena, perdendo per strada lo ’spirito’ della serie stessa, in una sorta di mash-up cinematografico, assolutamente non richiesto e giustificato, con un’altra serie tv, ovvero Mission Impossible.

Se i quattro indimenticati personaggi protagonisti, P.E. Baracus, il Colonnello John “Hannibal” Smith, il Capitano H.M. Murdock e il Tenente Templeton “Sberla” Peck, convincono anche con i nuovi volti cinematografici, ovvero Quinton ‘Rampage’ Jackson, Liam Neeson, Sharlto Copley e Bradley Cooper, è il progetto stesso a deludere, soprattutto se si è fan della storica serie televisiva. Nel caso in cui invece non abbiate mai visto A-Team, preparatevi ad un gradevole action, dove tutto è possibile e dove vige una sola verità… “l’esagerazione è sottovalutata“.

Come è nato l’A-Team e dove e quando si sono conosciuti i quattro ‘folli’ che lo compongono? Si pone questo semplice quesito Joe Carnahan, dandosi delle risposte all’inizio della pellicola, confuso e poco credibile come d’altronde tutto ciò che avviene successivamente. Dimenticando il Vietnam d’origine, Carnahan porta i nostri eroi ai giorni nostri, ovvero al tanto cinematograficamente raccontato Iraq, con un crimine in realtà mai commesso che li trasformerà in veri e propri delinquenti, meritevoli di arresto e umiliazione pubblica.

In cerca della verità e di un meritato riscatto, Hannibal, Sberla, B.A. e Murdock evadono dalla galera, con CIA, esercito e FBI sulle loro tracce, in modo da completare la propria Missione… Portare in sala una serie tv comporta indubbiamente dei cambiamenti, necessari in questo caso considerando anche le due epoche differenti raccontate e rappresentate.

L’A-Team tv era ‘camp’, pensato e realizzato per un pubblico di famiglie, più ironico che violento, più divertente che politico, e con quattro personaggi tanto originali e strampalati da diventare epocali. Rimanere fedelmente su questi punti, per l’attesa e temuta trasposizione cinematografica, era sicuramente eccessivo, ma stravolgerli, come si è purtroppo fatto, ha indubbiamente finito per peggiorare ancor di più la situazione.

Joe Carnahan ha così fatto schizzare in cielo l’asticella dell’eccesso, perdendosi tra l’altro in costosissime scene tanto spettacolari quanto palesemente finte, dando così l’impressione di aver utilizzato ‘male’ l’enorme budget a disposizione. Omaggiando la serie tv originale, attraverso una spassosa scena in cui si ‘ridicolizza’ anche la tanto sbandierata tecnologia 3D, il regista prova ad alternare la parte ’simpatica’ a quella ‘adrenalinica’, e viceversa, colpendo però raramente nel segno.

La regia non entusiasma, perchè troppo spesso caotica e ‘gratuita’ nel voler ‘esplodere’ insieme al montaggio, così come non fa impazzire la fotografia di Mauro Fiore, recente Premio Oscar per Avatar, impegnato soprattutto a sottolineare i ruvidi e spigolosi profili di Hannibal, avvolti dal suo immancabile sigaro, e le musiche di Alan Silvestri, quasi sempre travolte dal mitico tema originale.

Tra i quattro protagonisti, a fare centro, è sicuramente Sharlto Copley, nei panni del pazzo Capitano H.M. Murdock, con Bradley Cooper più convincente nei panni di Sberla rispetto a Liam Neeson in quelli di Hannibal. Discorso a parte per il ‘marzialista’ Quinton ‘Rampage’ Jackson, chiamato a far dimenticare l’indimenticato Mr.T, a mio avviso ‘rovinato’ dal doppiaggio dell’onnipresente Pino Insegno, per Jessica Biel, nei panni di un Capitano davvero poco credibile per quanto facilmente raggirabile, e soprattutto per i due ‘villain’, purtroppo entrambi di poco peso.

Di ingredienti e di pseudo buone intenzioni, in sostanza, ce ne sono a bizzeffe, la storia procede velocemente, la noia raramente bussa alla porta della sala, il celebre tema musicale, realizzato in origine da Pete Carpenter e Mike Post, quando fa il suo ingresso sullo schermo da’ i brividi e i quattro spesso fanno anche sorridere, ma un “liberamente ispirato a… “, tra i lunghissimi titoli iniziali, probabilmente era d’obbligo.

« Dieci anni fa gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza, si rifugiarono a Los Angeles vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere – e se riuscite a trovarli – forse potrete ingaggiare il famoso A-Team. »

VOTO: 5+

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