Milano Vogue Fashion Night Out? No grazie…

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Nella vita di un gay italiano ci sono varie tappe. Una di queste è quella di prender parte alla Milano Vogue Fashion Night Out. Nata tre anni fa con l’idea di spalancare il ristretto ed esclusivo mondo della moda alla ‘gente comune’, e sponsorizzata dalla Condé Nast, la serata inaugura la stagione della moda, e non solo milanese, perché l’8 settembre di ogni anno prende il via in varie parti del mondo, vedi Parigi, Londra, Lisbona, New York e la prossima settimana a Roma, per la prima volta. Trascinato dalla curiosità, mi son fatto trasportare dall’evento, prendendoci attivamente parte, e non tramite le solite feste fighette farlocche che nulla a che vedere hanno con lo ‘spirito’ ufficiale del tutto. Vivendo così la mia peggiore serata meneghina da 6 mesi a questa parte, ovvero da quando mi son trasferito. Perché di ‘fashion’, in questa fottuta ‘night’, non c’è assolutamente nulla. Notte Bianca della moda ‘a metà’, durando appena 3 ore, la VFNO non è altro che un’occasione per far USCIRE DI CASA LA CHIUNQUE. Perché esattamente di QUESTO stiamo parlando. Decine di migliaia di milanesi ASSIEPATI nel Quadrilatero della moda a non far NULLA, semplicemente perché non c’è nulla da vedere. Perché non ci sono eventi, se non qualche vip sfigato sparso tra una boutique e l’altra, o i fenomenali Royksopp da Patrizia Pepe. Per il resto, LA CALCA, fastidiosa, TRUZZA, per non dire cafona, che si fa strada a fatica per le viuzze, in una sorta di processione laica, a dir poco trash. Perché dinanzi ad una serata che si chiama Vogue Fashion Night chiunque si è (in)giustamente sentito in dovere di acchittarsi. Tirando fuori dall’armadio il PEGGIO del PEGGIO che la moda milanese non potrebbe MAI partorire. Tacchi vertiginosi, STIVALI atroci, cosce scoperte con annessa cellulite, capelli folli, trucchi da battone, impensabili camicie, sopracciglia spinzettate e gli accessori più sparati, per morire dal caldo insieme a centinaia di altre persone nelle vie della moda della città. Per farsi fotografare davanti le ‘vetrine’ dei negozi (….), riprendere con il telefonino la ‘hostess’ sfigata di turno mezza nuda e costretta a ballare in mezzo alla strada e soprattutto scroccare cocktail all’interno dei vari store. Na ‘poracciata’, si direbbe a Roma, che qui diventa automaticamente CHEAP, con tanto di lunghe code e resse davanti i poveri, basiti e stanchi barman. Più che la FESTA DELLA MODA, come l’ha follemente descritta la Sozzani, direttrice a vita di Vogue, un’accozzaglia organizzativa fondata sul NULLA espositivo, figlio di una città che proprio alla moda deve molto, finendo per snaturarla ed ‘umiliarla’ con una serata simile, il cui nome dovrebbe immediatamente cambiare. Milano Vogue Fashion Night Out? Ma anche no. SOLO OUT.

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