Venezia 78, è il giorno di Spencer con Kristen Stewart nei panni di Diana: le note di regia di Pablo Larrain

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Kristen Stewart è sbarcata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con l’amata Dylan Meyer, da anni al suo fianco. In odore di Coppa Volpi, l’ex diva di Twilight è Lady D in Spencer di Pablo Larrain, genio cileno incredibilmente mai nominato agli Oscar e/o premiato con il massimo riconoscimento festivaliero, tra Cannes, Lido e Berlinale.
Con Spencer, se Dio vorrà, il tabù verrà infranto una volta per tutte.

Il matrimonio fra la Principessa Diana e il Principe Carlo è in crisi da tempo. Malgrado le voci di presunti flirt e di un imminente divorzio, si cerca di preservare la pace in vista delle festività natalizie, tradizionalmente trascorse dai reali nella proprietà di Sandringham. Sono giorni in cui si mangia, si beve, si spara e si va a caccia. Diana conosce le regole del gioco. Ma quest’anno non sarà come gli altri.

Questa la sinossi ufficiale di SPENCER, che immagina ciò che potrebbe essere successo in quei pochi, fatidici giorni. A seguire le note di regia dello stesso Larrain, autore di titoli straordinari come Ema, Jackie, Neruda, Il Club, No – I giorni dell’arcobaleno, Post Mortem e Tony Manero. Spencer uscirà nelle sale d’Italia con distribuzione 01.

Tutti noi conosciamo bene le favole e le sue icone idealizzate: Diana Spencer è riuscita a stravolgere questo noto paradigma, frutto della cultura popolare. SPENCER è la storia di una principessa che decide di non diventare regina, scegliendo di costruire da sola la propria identità. La sua storia è appunto il rovesciamento dello schema di una favola. Mi ha sempre colpito la decisione di Diana, proprio perché immagino quanto le sia costata. È questo è il fulcro del film. Volevo esplorare il percorso interiore che, fra dubbi e determinazione, l’ha condotta a scegliere la libertà per se stessa e per i suoi figli. La sua decisione ha caratterizzato anche ciò che ci ha lasciato: un patrimonio di onestà e umanità senza eguali.

Quando ho girato Jackie, nel 2016, ho sviluppato un forte interesse nei confronti di quelle personalità femminili che hanno cambiato il volto del 20° secolo. Sia Diana che Jackie hanno costruito la propria identità individualmente e non necessariamente in funzione degli uomini a cui sono state legate. Entrambe hanno compreso come utilizzare i media del loro tempo, per riuscire a trasmettere una certa immagine di sé al mondo esterno, sebbene lo abbiano fatto ognuna a modo suo.

Lasciare Carlo e la vita di corte, è una decisione intima a cui Diana giunge quando si rende conto che la propria identità è più importante di quella della famiglia reale e della sua stessa nazione. Ma non c’è inadeguatezza in questo: lo fa solo per necessità. Vive in un ambiente che la schiaccia, che la sminuisce, quindi si sente chiamata a difendere se stessa e i suoi figli. Può sembrare che l’esperienza di Diana a Sandrigham, offra solo uno scorcio della sua esistenza. In realtà non è così: lì c’è tutta la sua vita, riflessa in una manciata di giorni.

Su Diana è stato detto di tutto, nei giornali, nei libri, nelle riviste. Un’infinità di storie, alcune vere, altre no. Abbiamo svolto una ricerca molto approfondita sulla sua vita, sulle tradizioni natalizie della famiglia reale e sulle storie dei fantasmi di Sandringham House. Eppure i membri della Famiglia Reale sono estremamente discreti. Non appena concludono le apparizioni pubbliche, le porte del palazzo si richiudono e non si sa più nulla di loro. Questo ha alimentato la nostra fantasia e ci siamo messi al lavoro. Non aspiravamo a realizzare un docudrama, bensì a creare una storia basata sia su elementi reali che sull’immaginazione, per raccontare la vita di una donna con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il fascino del cinema è proprio questo: c’è sempre spazio per la fantasia.

Ovviamente, in un film incentrato sui personaggi come questo, gli attori sono di fondamentale importanza. Un buon rapporto fra la protagonista, la macchina da presa e il regista, è la chiave per costruire un personaggio che tutti pensano di conoscere già.

Kristen Stewart è una delle attrici migliori del panorama odierno. Ha ottenuto tanto successo perché possiede una qualità fondamentale per il cinema, e cioé il mistero. Kristen può essere misteriosa, fragile e allo stesso tempo forte, ed è proprio questo di cui abbiamo bisogno. L’insieme di questi elementi mi ha ispirato. Il modo in cui si è relazionata al copione e al personaggio è molto bello. Ha dato vita a una performance stupenda e intrigante. Quando un filmmaker trova un’attrice in grado di trasmettere la drammaticità della storia solo attraverso il suo sguardo, allora senza dubbio ha trovato la protagonista della vicenda che intende raccontare. Kristen è una vera forza della natura.

Per il personaggio di Diana, non volevamo semplicemente trovare qualcuno che le somigliasse; il nostro lavoro è stato utilizzare gli strumenti del cinema, quali il tempo, lo spazio e il silenzio, per creare il mondo interiore di una persona connotata da mistero e fragilità. Entrambi questi suoi lati emergono chiaramente nelle scene caratterizzate dagli elementi soprannaturali. Non volevo scivolare nel paranormale o nell’assurdo, bensì esplorare la sua vita interiore. Ciò che Diana vede è il riflesso dei suoi ricordi, delle sue paure, delle sue illusioni. Questi elementi raccontano ciò che accade dentro di sé e mostrano la sua grande e splendida vulnerabilità.

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