Achille Lauro come SAN GIROLAMO: “ecco il mio primo consiglio, il Paradiso non te la regala nessuno, si conquista”

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CAPITOLO 1: SAN GIROLAMO di CARAVAGGIO (1606 dc) Scrivo poesie da quando ho 14 anni. Quando vivevo con mia madre ricordo lei svegliarsi e trovarmi tutte le mattine ancora in piedi. Scrivere per me era come avere un amico a cui raccontare tutto. Amavo trascorrere le notti a sporcare fogli. Oggi raggiungo traguardi ambiziosi insieme alla mia squadra. Sogno le luci di Broadway. Sono un business man azionista di società. Sono proiettato verso la costruzione di un patrimonio immobiliare. Sono passato da essere nessuno a firmare contratti a sei zeri. Questo solo grazie a quello che amavo fare. Una passione che si trasforma in lavoro. Amare cosi tanto quello che creavo mi ha consentito di non percepire l’immensa fatica fatta per correre fino a qui. Me ne sono fottuto del sonno perso. Me ne sono fregato di saltare i pasti per investire, e costruire. Ho speso tutto il mio tempo per crescere, rinunciando al futile e dimenticando cosa fosse il tempo libero, il tempo per me. La mia generazione ha un problema: nessuno ci ha insegnato cosa siano le passioni. Ci hanno tolto il desiderio, le ambizioni. Pochissimi sanno cosa vogliono davvero. Io ho avuto fortuna ma questo è il punto piu complicato da individuare: AVERE COSCIENZA DELLA META DA RAGGIUNGERE E LA CONSAPEVOLEZZA DI CHI SI VUOLE DIVENTARE. Fino a che non sarete in grado di rispondere alla domanda “Chi voglio essere?” dovrete sperimentare, fallire, riprovare. Accettare il fallimento è la base. Sapersi rialzare e ripartire è dimostrare di avere passione. Dietro il successo esiste un duro e faticoso percorso. Non esiste fine. Non c’è tregua. C’è sempre un nuovo traguardo. Ambizione costanza e dedizione sorpassano di gran lunga il talento. Il paradiso non te la regala nessuno, si conquista. Questo è il mio primo consiglio per voi. IL SUCCESSO STA NEL CAPIRE LA PROPRIA PASSIONE, SAPERLA CANALIZZARE E AVERE LA CAPACITA’ DI TRASFORMARLA IN AMORE PER IL PROPRIO LAVORO.

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CAPITOLO 1: SAN GIROLAMO di CARAVAGGIO (1606 dc)

Scrivo poesie da quando ho 14 anni.
Quando vivevo con mia madre ricordo lei svegliarsi e trovarmi tutte le mattine ancora in piedi.
Scrivere per me era come avere un amico a cui raccontare tutto.
Amavo trascorrere le notti a sporcare fogli.
Oggi raggiungo traguardi ambiziosi insieme alla mia squadra.
Sogno le luci di Broadway.
Sono un business man azionista di società.
Sono proiettato verso la costruzione di un patrimonio immobiliare.
Sono passato da essere nessuno a firmare contratti a sei zeri.
Questo solo grazie a quello che amavo fare.
Una passione che si trasforma in lavoro.
Amare cosi tanto quello che creavo mi ha consentito di non percepire l’immensa fatica fatta per correre fino a qui.
Me ne sono fottuto del sonno perso.
Me ne sono fregato di saltare i pasti per investire, e costruire.
Ho speso tutto il mio tempo per crescere, rinunciando al futile e dimenticando cosa fosse il tempo libero, il tempo per me.
La mia generazione ha un problema: nessuno ci ha insegnato cosa siano le passioni.
Ci hanno tolto il desiderio, le ambizioni.
Pochissimi sanno cosa vogliono davvero. Io ho avuto fortuna ma questo è il punto piu complicato da individuare:
AVERE COSCIENZA DELLA META DA RAGGIUNGERE E LA CONSAPEVOLEZZA DI CHI SI VUOLE DIVENTARE.
Fino a che non sarete in grado di rispondere alla domanda “Chi voglio essere?” dovrete sperimentare, fallire, riprovare.
Accettare il fallimento è la base.
Sapersi rialzare e ripartire è dimostrare di avere passione.
Dietro il successo esiste un duro e faticoso percorso.
Non esiste fine. Non c’è tregua.
C’è sempre un nuovo traguardo.
Ambizione costanza e dedizione sorpassano di gran lunga il talento.
Il paradiso non te la regala nessuno, si conquista.
Questo è il mio primo consiglio per voi.
IL SUCCESSO STA NEL CAPIRE LA PROPRIA PASSIONE,
SAPERLA CANALIZZARE E AVERE LA CAPACITA’ DI TRASFORMARLA IN AMORE PER IL PROPRIO LAVORO.

Mamma mia l’ansia che mi hai messo, Achille mio.
Ma tutta questa fame di ambizione, al giorno d’oggi, è davvero così importante, così urgente, e soprattutto così sana?

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