Born To Die di Lana Del Rey: è nata una cazzo di stella – pagella e recensione

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E’ il 16 luglio del 2011 quando scopro Video Games di Lana Del Rey.
Allora nessuno o quasi sapeva chi diavolo fosse. Sottoscritto in primis.
Via Twitter, e grazie a Luca F., mi imbatto nel video della canzone, che immediatamente vi feci conoscere.
MI SONO INNAMORATO DI LANA DEL REY, scrivevo allora.
Oggi, passati sei mesi, quella sconosciuta labbrona è diventata a detta di tutti la più che probabile sorpresa musicale del 2012.
Pompata come un ossesso dalle riviste di settore, e ingaggiata dalla Interscope di Lady Gaga, Lana si è ritrovata in 100 giorni circa nel cuore di un circo mediatico dalle proporzioni forse inimmaginabili. Settimana dopo settimana il suo nome si è fatto strada sui social network. Dimenticata la ‘prima’ carriera musicale, che la vide debuttare con il proprio nome per poi fallire miseramente con un album sconosciuto il mondo, Lana si è rifatta un’immagine, più indie e ricercata, cambiando nome e soprattutto produttori. Ciò che ne è uscito fuori è un prodotto unico nel suo genere, che può piacere o non piacere, ma indubbiamente ricco di potenzialità e soprattutto smaccata personalità.
Born To Die (già in Top10 France) è un album lungo, forse troppo, ricco, tutt’altro che triste o lagnoso, orientato su binari musicali precisi, dal punto di vista prettamente strumentale ricercato e straordinariamente affascinante, con la voce profonda e spesso imperfetta di Lana a chiudere l’incredibile cerchio. Dimenticata la musica sintetizzata che negli ultimi anni ci ha letteralmente rincoglionito l’apparato uditivo, Born to Die ci riporta a stretto contatto con quegli strumenti musicali troppo spesso abbandonati, trasformando la Del Rey in un ibrido musicale. Perché non è pop, non è rock, non è ‘indie’, non è Nancy Sinatra ma neanche Britney Spears, cantanti così differenti eppure da lei entrambe seguite con passione.
Alle ‘già conosciute’ Video Games, Blue Jeans, Off To The Races, National Anthem e Born to Die, si affiancano infatti una serie di tracce dall’innegabile bellezza. Perché un solo  ascolto è bastato a far brillare l’intera opera, riuscita nella non facile impresa di arrivare ‘dritta’ al punto.
Parlo della straordinaria Summertime Sadness, della conturbante Dark Paradise, della radiofonica National Anthem, della ‘ballad’ Million Dollar Man, dell’affascinante ed incalzante Carmen, della ‘cantata’ Radio, della sublime Whitout You, dell’immensa Lucky One, per un “debutto” che puzza di perfezione. Perché trovare tanta qualità tutta insieme era forse impensabile, per non dire difficile anche solo da immaginare, eppure Lana e la Interscope ce l’hanno fatta.  Nessuno sa se il 2012 sarà davvero l’anno della Del Rey, incredibilmente accusata di essere ‘finta’ e costruita ad arte (come se fosse la prima e/o l’unica nel siliconato mondo della musica), ma certo è che Born to Die è un album magnifico. E questo è quanto.

1. Born To Die – voto 8,5
2. Off To The Races – voto 7
3. Blue Jeans – voto 7,5
4. Video Games – voto 9
5. Diet Mountain Dew – voto 6,5
6. National Anthem – voto 7
7. Dark Paradise – voto 8,5
8. Radio – voto 7+
9. Carmen – voto 7’+
10. Million Dollar Man – voto 8
11. Summertime Sadness – voto 8,5
12. This Is What Makes Us Girls – voto 7
13. Whithout You – voto 7,5
14. Lolita – voto 5,5
15. Lucky One – voto 9,5

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